Questo è il primo articolo, che appare su jazzitalia.net,
che si occupa di musica elettronica e per questo motivo mi pare giusto iniziare
con qualche cenno storico riguardante la sua evoluzione.
Quanto al fatto che questo articolo appaia in un sito che si occupa sopratutto
di jazz (ma anche di didattica musicale) per cui potrebbe sembrare fuori luogo,
credo che chiunque utilizzi oggi uno strumento musicale elettronico (e immagino
che tra gli utenti di questo sito ce ne siano diversi) possa trovare giovamento
dalla conoscenza della storia che ha portato all'attuale ampio utilizzo della tecnologia
applicata alla musica (anche al jazz, per lo meno nelle sue manifestazioni più "contaminate"),
così
come chiunque studia uno strumento acustico può trovare utile e stimolante lo studio
del repertorio e della storia del proprio strumento.
La
storia della musica elettronica è tanto una storia di invenzioni e avventure imprenditoriali
quanto di immaginazione artistica.
Il primo importante strumento musicale elettronico fu il TELHARMONIUM
brevettato nel 1897 dall'avvocato,
imprenditore e inventore americano Thaddeus Cahill
(Mount Zion, Iowa 1867 - New York City 1934). L'idea
era quella di trasmettere musica nelle case e in luoghi pubblici tramite le linee
telefoniche (tipo filodiffusione) da ascoltare con apposite cornette collegate agli
apparecchi telefonici. Cahill riuscì a trovare degli investitori che finanziassero
la sua idea, costruì questo gigante che pesava 200 tonnellate, convinse la compagnia
telefonica di New York a firmare
un contratto per la fornitura di questo servizio ma per una serie di problemi, non
ultimo quello delle interferenze con le linee telefoniche, l'impresa fallì nel
1908.
Tra
i vari strumenti che furono sviluppati nella prima metà del XX° secolo il più notevole
fu il THEREMIN inventato da Leon Termen
(St Petersberg in 1896 - 1993) a Mosca nel
1917. Questo strumento è il più antico strumento
elettronico tutt'ora in uso. Le caratteristiche principali di questo strumento sono
le due antenne che servono per controllare l'altezza e il volume del suono: quella
per il controllo dell'altezza del suono è montata verticalmente sul corpo principale
dello strumento: avvicinando la mano destra a questa antenna si ottiene un suono
più acuto e allontanandola più grave. Quella per il controllo del volume è montata
orizzontalmente sul corpo principale dello strumento: avvicinando la mano sinistra
a questa antenna il volume si abbassa e allontanandola lo si alza.
Termen convinse gli scienziati del Soviet e lo stesso Lenin, nel
1921 seguì un trionfale tour europeo per promuovere
questo strumento e nel 1927 arrivò a
New York dove alla prima rappresentazione nella quale si esibì con la Filarmonica
di New York erano presenti musicisti come Arturo Toscanini e Sergei
Rachmaninoff.
Lì incontrò Clara Rockmore (1911-1998)
che sarebbe diventata la prima virtuosa dello strumento. Ascoltatela in un piccolo
esempio tratto da
The Swan
(1886)
di Saint-Saëns.
Tornato
in Russia fu mandato in un gulag per un breve periodo e poi utilizzato per
lavorare a progetti inerenti radar durante la seconda guerra mondiale. Successivamente
inventò un congegno di ascolto per il KGB, vinse il premio Stalin e insegnò acustica
all'Università di Mosca dove morì alcuni anni fa (1993).
Il
successo maggiore lo colse Laurens Hammond (1895
- 1973) con l'omonimo organo che fu presentato nel
1935. Il successo fu tale che Hammond divenne
sinonimo di organo. Non mi dilungherò su questo strumento dato che ci sono già altri
autori che trattano l'argomento.
La rivoluzione della musica elettronica avvenne quando il concetto di musica
si allargò cominciando a includere tutti i possibili suoni:
John Cage
(Los Angeles, 5 Set 1912 - New York, 12 ago
1992) fu il primo compositore ad utilizzare suoni ambientali come
materiale musicale nel suo
"Imaginary
Landscape #1" del 1939 nel
quale utilizzò suoni registrati suonati su due giradischi con velocità di rotazione
variabile, percussioni e rumori (tra i precursori di questa rivoluzione c'è l'italiano
Luigi Russolo col suo "Intonarumori" del
1913 che, benchè non includesse strumenti elettronici,
ebbe un grande ruolo nell'affermare l'idea di includere il rumore e i suoni ambientali
nella musica moderna).
Nel
1948 Pierre Schaeffer
(Nancy, Fr 1910 - 1995), un ingegnere e annunciatore
di Radiodiffusion Francaise, con uno studio di registrazione mobile registrò
nei pressi di Parigi il rumore dei motori a vapore di alcune locomotive (compresi
i fischi del treno ed il rumore delle rotaie) che poi editò arrivando a creare una
breve composizione che chiamò
Etude aux Chemins de fer
che fu
trasmessa, con grande successo, via radio, insieme ad altri pezzi creati con tecniche
simili sotto il nome di "Concerto di rumori". Egli è anche responsabile del termine
"musica concreta" che sta ad indicare musica nella quale i compositori hanno "concretamente"
a che fare con dei suoni e non "astrattamente" con dei simboli che li rappresentano
(come in uno spartito).
Schaeffer
aveva utilizzato un sistema di registrazione diretta su disco. Intorno al
1950 i registratori a nastro avevano
fatto la loro apparizione sul mercato e l'idea di utilizzare suoni registrati per
scopi artistici era nell'aria. Nacquero studi in tutto il mondo: Colonia, Milano,
New York, Tokyo, Buenos Aires etc.
All'esposizione mondiale di Bruxelles del 1958
nel padiglione della Philips, progettato dall'architetto Le Corbusier,
ci fu la prima spettacolare rappresentazione multimediale di suoni e immagini.
La
musica, diffusa da 425 altoparlanti, posizionati per creare effetti di spazializzazione
del suono, includeva le composizioni di musica concreta
Poeme Electronique
di
Edgar Varese (1883 - 1965) e "Concrete
PH" di Iannis Xenakis (1922).
Le immagini erano proiezioni e luci create da Le Corbusier.
Nel 1957 la RCA costruì il sintetizzatore
Mark II. Un sintetizzatore analogico controllato da nastri di carta perforata.
L'enorme macchina era troppo complessa per poter avere un successo commerciale.
Nel
1959 grazie alla Fondazione Rockefeller
fu acquistata per il neonato centro di musica elettronica della Università Columbia-Princeton
a New York e utilizzato sopratutto dal compositore Milton Babbitt
(Philadelphia, 10 mag 1916).
Sempre nel 1957 Max Mathews
(Columbus, Nebraska, 13 nov 1926), presso i laboratori
della compagnia telefonica Bell, sviluppò "Music I",
il
primo programma per computer per generare suoni. L'entusiasmo generato dalla
possibilità di creare suoni digitalmente portò, negli anni successivi, a varie modifiche
e miglioramenti che portarono, nel 1968, a "Music
V", che divenne il modello base della maggior parte del successivo software
musicale. Un momento significativo di quegli anni fu l'utilizzo del computer per
cantare una canzone nella parte finale del film di Stanley Kubrick "2001:odissea
nella spazio". Hal (il computer di bordo) canta una canzone mentre viene disattivato. Nei
suoi ultimi istanti di "vita" ricorda la sua esistenza, compresa la sua "infanzia"
ai laboratori Bell.
Dagli anni '60 ad oggi la tecnologia
applicata alla musica elettronica si è andata evolvendo di pari passo con lo sviluppo
della tecnologia in generale.
Gli
anni '60 furono quelli dello sviluppo
dei sintetizzatori analogici. Tra questi quelli ideati da Robert Moog
(23 mag 1934 - 21 agosto 2005) (per il quale si
ripeté quello che già era successo con Hammond: Moog divenne sinonimo di sintetizzatore)
e Donald Buchla.
I primi sintetizzatori sviluppati da Robert Moog nel
1964 con il compositore Herbert Deutsch
avevano una struttura modulare. I moduli, tra questi gli oscillatori, i filtri,
i generatori d'inviluppo e i miscelatori, erano collegati tra loro da cavi. I vantaggi
di questo tipo di struttura erano sia musicali, in quanto i moduli potevano essere
collegati tra loro in vari modi rendendo possibile una grande varietà timbrica,
sia commerciali in quanto il sistema poteva essere ampliato un po'per volta.
Fu
Moog, nel 1967, che dette il nome di sintetizzatore
ai suoi strumenti e fu in quello stesso anno che i suoi strumenti cominciarono ad
attrarre una attenzione anche commerciale. Nel 1969
il disco di Wendy Carlos "Switched on Bach"
arrangiato e suonato con un un sintetizzatore Moog fu il primo successo discografico
di musica elettronica.
Anche
i sintetizzatori Buchla di quegli anni erano modulari ma si differenziavano dagli
altri per un paio di caratteristiche innovative:
l'interfaccia utente non utilizzava
la solita struttura a tastiera tipo pianoforte o organo ma superfici a sfioramento
e i sistemi includevano un sequencer che consentiva agli utenti di memorizzare una
sequenza di eventi da suonare automaticamente.
Gli anni '70 videro l'avvento
dei sintetizzatori digitali come il Synclavier.
Il Synclavier, sviluppato da Sydney Alonso e Cameron Jones
con la consulenza musicale di John Appleton fu disponibile dal
1977.
Era
il discendente diretto del Dartmouth Digital Synthesizer, il primo sintetizzatore
digitale, costruito dallo stesso gruppo nel 1972.
L'idea era quella di costruire uno strumento adatto ad un uso dal vivo con un pannello
di controllo dal quale fosse possibile gestire i parametri della macchina in tempo
reale. Nel 1979 uscì la nuova versione del Synclavier,
il Synclavier II,
che divenne in breve tempo un grande successo commerciale venendo
ampiamente utilizzato dall'industria cinematografica e nella composizione e produzione
della musica pop.
Gli
anni '80 videro l'espandersi del mercato
della musica elettronica. Ikutaro Kakehashi, fondatore e presidente della
Roland, intuì che era necessario trovare un protocollo d'intesa tra i vari
produttori per standardizzare (e quindi ulteriormente sviluppare) il settore.
Così, con Dave Smith, presidente della Sequential Circuits
ed in collaborazione con altri produttori fu definito un protocollo che fu chiamato
MIDI (interfaccia digitale per strumenti musicali) che consentisse a strumenti
prodotti da varie compagnie di dialogare tra loro, in modo che, per esempio, una
tastiera Roland potesse controllare un sintetizzatore Yamaha.
La
prima stesura del protocollo MIDI risale al 1983.
Nello stesso anno lo Yamaha DX7 divenne il primo sintetizzatore MIDI di successo.
L'anno successivo Dave Oppenheim della Opcode Systems sviluppò un'interfaccia
MIDI per consentire ad un computer Macintosh di scambiare informazioni con un sintetizzatore
MIDI aprendo le porte ad un nuovo mondo di software musicale.
Gli anni '90 hanno sancito un
sempre maggior uso degli strumenti elettronici grazie all'avanzamento tecnologico
e ad un conseguente miglioramento del rapporto qualità/prezzo che ha consentito
ad un pubblico sempre più vasto l'accesso a queste tecnologie che solo pochi anni
prima erano appannaggio esclusivo di una ristretta elite.
La cronaca di questi giorni ci parla sempre più spesso di sintetizzatori
"virtuali" ovvero di applicazioni per computer che utilizzano le risorse della macchina
per la creazione e la manipolazione di informazioni digitali che vengono poi convertite
in segnali audio.
Tutto questo ha consentito l'emergere di nuovi concetti legati all'uso della
tecnologia applicata alle forme artistiche audiovisuali. Tra questi,
la musica può includere suoni registrati nell'ambiente in cui viviamo, suoni della
natura, parole e suoni provenienti da altre culture. La musica, in altre parole,
può comunicare contenuti extramusicali rendendoci più consapevoli del mondo in cui
viviamo ed avere, quindi, anche una valenza educativa.
Lo
sviluppo tecnologico di nuovi tipi di sensori rende possibile la nascita di nuovi
strumenti musicali che possono ampliare la nostra capacità creativa.
L'allargamento del concetto di arte e di comunicazione, insieme all'adattamento
di nuove tecnologie come strumenti per la creatività, potrà consentire a chiunque
un grado di creatività mai visto ne' sentito precedentemente e questo mi sembra
il miglior augurio che ci possiamo fare reciprocamente oltre che un buon modo di
chiudere in chiave positiva questo articolo.
P.S.
Ovviamente un articolo come questo è solo un accenno a una storia della musica
elettronica sulla quale sono stati scritti volumi interi. Può anche darsi che susciti
più interrogativi di quante risposte è riuscito a dare. Tutti i cybernauti possono
scandagliare internet alla ricerca di ulteriori informazioni (la quasi totalità
delle quali in inglese). A questo proposito (se l'inglese non è un problema) vi
suggerisco la lettura dell'articolo che ho pubblicato sul sito
http://electro-music.com
nel quale ripercorro il mio personale viaggio, che dura da circa 25 anni, come utente
di musica elettronica. L'articolo si chiama "Fixin' a hole" e potete trovarlo
cliccando direttamente l'indirizzo qui sotto:
http://electro-music.com/forum/viewtopic.php?t=225.
Per ulteriori informazioni su di me e per poter ascoltare e scaricare esempi
del mio lavoro posso suggerirvi di visitare il mio sito
www.seraph.it
Se poi avete suggerimenti da darmi fatevi vivi :-)
A presto.
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Data ultima modifica: 28/01/2007
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