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Breve storia della musica elettronica
di Carlo Serafini
carlo@seraph.it
www.seraph.it
http://go.berkleemusic.com/seraph

Questo è il primo articolo, che appare su jazzitalia.net, che si occupa di musica elettronica e per questo motivo mi pare giusto iniziare con qualche cenno storico riguardante la sua evoluzione.
Quanto al fatto che questo articolo appaia in un sito che si occupa sopratutto di jazz (ma anche di didattica musicale) per cui potrebbe sembrare fuori luogo, credo che chiunque utilizzi oggi uno strumento musicale elettronico (e immagino che tra gli utenti di questo sito ce ne siano diversi) possa trovare giovamento dalla conoscenza della storia che ha portato all'attuale ampio utilizzo della tecnologia applicata alla musica (anche al jazz, per lo meno nelle sue manifestazioni più "contaminate"), così come chiunque studia uno strumento acustico può trovare utile e stimolante lo studio del repertorio e della storia del proprio strumento.

Telharmonium (Thaddeus Cahill)La storia della musica elettronica è tanto una storia di invenzioni e avventure imprenditoriali quanto di immaginazione artistica.

Il primo importante strumento musicale elettronico fu il TELHARMONIUM brevettato nel 1897 dall'avvocato, imprenditore e inventore americano Thaddeus Cahill (Mount Zion, Iowa 1867 - New York City 1934). L'idea era quella di trasmettere musica nelle case e in luoghi pubblici tramite le linee telefoniche (tipo filodiffusione) da ascoltare con apposite cornette collegate agli apparecchi telefonici. Cahill riuscì a trovare degli investitori che finanziassero la sua idea, costruì questo gigante che pesava 200 tonnellate, convinse la compagnia telefonica di New York a firmare un contratto per la fornitura di questo servizio ma per una serie di problemi, non ultimo quello delle interferenze con le linee telefoniche, l'impresa fallì nel 1908.

Theremin (Leon termen)Tra i vari strumenti che furono sviluppati nella prima metà del XX° secolo il più notevole fu il THEREMIN inventato da Leon Termen (St Petersberg in 1896 - 1993) a Mosca nel 1917. Questo strumento è il più antico strumento elettronico tutt'ora in uso. Le caratteristiche principali di questo strumento sono le due antenne che servono per controllare l'altezza e il volume del suono: quella per il controllo dell'altezza del suono è montata verticalmente sul corpo principale dello strumento: avvicinando la mano destra a questa antenna si ottiene un suono più acuto e allontanandola più grave. Quella per il controllo del volume è montata orizzontalmente sul corpo principale dello strumento: avvicinando la mano sinistra a questa antenna il volume si abbassa e allontanandola lo si alza.
Termen convinse gli scienziati del Soviet e lo stesso Lenin, nel 1921 seguì un trionfale tour europeo per promuovere questo strumento e nel 1927 arrivò a New York dove alla prima rappresentazione nella quale si esibì con la Filarmonica di New York erano presenti musicisti come Arturo Toscanini e Sergei Rachmaninoff.
Lì incontrò Clara Rockmore (1911-1998) che sarebbe diventata la prima virtuosa dello strumento. Ascoltatela in un piccolo esempio tratto da The Swan (1886) di Saint-Saëns.

Tornato in Russia fu mandato in un gulag per un breve periodo e poi utilizzato per lavorare a progetti inerenti radar durante la seconda guerra mondiale. Successivamente inventò un congegno di ascolto per il KGB, vinse il premio Stalin e insegnò acustica all'Università di Mosca dove morì alcuni anni fa (1993).

Il successo maggiore lo colse Laurens Hammond (1895 - 1973) con l'omonimo organo che fu presentato nel 1935. Il successo fu tale che Hammond divenne sinonimo di organo. Non mi dilungherò su questo strumento dato che ci sono già altri autori che trattano l'argomento.

La rivoluzione della musica elettronica avvenne quando il concetto di musica si allargò cominciando a includere tutti i possibili suoni: John Cage (Los Angeles, 5 Set 1912 - New York, 12 ago 1992) fu il primo compositore ad utilizzare suoni ambientali come materiale musicale nel suo "Imaginary Landscape #1" del 1939 nel quale utilizzò suoni registrati suonati su due giradischi con velocità di rotazione variabile, percussioni e rumori (tra i precursori di questa rivoluzione c'è l'italiano Luigi Russolo col suo "Intonarumori" del 1913 che, benchè non includesse strumenti elettronici, ebbe un grande ruolo nell'affermare l'idea di includere il rumore e i suoni ambientali nella musica moderna).

Nel 1948 Pierre Schaeffer (Nancy, Fr 1910 - 1995), un ingegnere e annunciatore di Radiodiffusion Francaise, con uno studio di registrazione mobile registrò nei pressi di Parigi il rumore dei motori a vapore di alcune locomotive (compresi i fischi del treno ed il rumore delle rotaie) che poi editò arrivando a creare una breve composizione che chiamò Etude aux Chemins de fer che fu trasmessa, con grande successo, via radio, insieme ad altri pezzi creati con tecniche simili sotto il nome di "Concerto di rumori". Egli è anche responsabile del termine "musica concreta" che sta ad indicare musica nella quale i compositori hanno "concretamente" a che fare con dei suoni e non "astrattamente" con dei simboli che li rappresentano (come in uno spartito).

Schaeffer aveva utilizzato un sistema di registrazione diretta su disco. Intorno al 1950 i registratori a nastro avevano fatto la loro apparizione sul mercato e l'idea di utilizzare suoni registrati per scopi artistici era nell'aria. Nacquero studi in tutto il mondo: Colonia, Milano, New York, Tokyo, Buenos Aires etc.

All'esposizione mondiale di Bruxelles del 1958 nel padiglione della Philips, progettato dall'architetto Le Corbusier, ci fu la prima spettacolare rappresentazione multimediale di suoni e immagini. La musica, diffusa da 425 altoparlanti, posizionati per creare effetti di spazializzazione del suono, includeva le composizioni di musica concreta Poeme Electronique di Edgar Varese (1883 - 1965) e "Concrete PH" di Iannis Xenakis (1922). Le immagini erano proiezioni e luci create da Le Corbusier.

Nel 1957 la RCA costruì il sintetizzatore Mark II. Un sintetizzatore analogico controllato da nastri di carta perforata. L'enorme macchina era troppo complessa per poter avere un successo commerciale. Nel 1959 grazie alla Fondazione Rockefeller fu acquistata per il neonato centro di musica elettronica della Università Columbia-Princeton a New York e utilizzato sopratutto dal compositore Milton Babbitt (Philadelphia, 10 mag 1916).

Sempre nel 1957 Max Mathews (Columbus, Nebraska, 13 nov 1926), presso i laboratori della compagnia telefonica Bell, sviluppò "Music I", il primo programma per computer per generare suoni. L'entusiasmo generato dalla possibilità di creare suoni digitalmente portò, negli anni successivi, a varie modifiche e miglioramenti che portarono, nel 1968, a "Music V", che divenne il modello base della maggior parte del successivo software musicale. Un momento significativo di quegli anni fu l'utilizzo del computer per cantare una canzone nella parte finale del film di Stanley Kubrick "2001:odissea nella spazio". Hal (il computer di bordo) canta una canzone mentre viene disattivato. Nei suoi ultimi istanti di "vita" ricorda la sua esistenza, compresa la sua "infanzia" ai laboratori Bell.

HALDagli anni '60 ad oggi la tecnologia applicata alla musica elettronica si è andata evolvendo di pari passo con lo sviluppo della tecnologia in generale.

Gli anni '60 furono quelli dello sviluppo dei sintetizzatori analogici. Tra questi quelli ideati da Robert Moog (23 mag 1934 - 21 agosto 2005) (per il quale si ripeté quello che già era successo con Hammond: Moog divenne sinonimo di sintetizzatore) e Donald Buchla.
I primi sintetizzatori sviluppati da Robert Moog nel 1964 con il compositore Herbert Deutsch avevano una struttura modulare. I moduli, tra questi gli oscillatori, i filtri, i generatori d'inviluppo e i miscelatori, erano collegati tra loro da cavi. I vantaggi di questo tipo di struttura erano sia musicali, in quanto i moduli potevano essere collegati tra loro in vari modi rendendo possibile una grande varietà timbrica, sia commerciali in quanto il sistema poteva essere ampliato un po'per volta. Fu Moog, nel 1967, che dette il nome di sintetizzatore ai suoi strumenti e fu in quello stesso anno che i suoi strumenti cominciarono ad attrarre una attenzione anche commerciale. Nel 1969 il disco di Wendy Carlos "Switched on Bach" arrangiato e suonato con un un sintetizzatore Moog fu il primo successo discografico di musica elettronica.
Anche i sintetizzatori Buchla di quegli anni erano modulari ma si differenziavano dagli altri per un paio di caratteristiche innovative: l'interfaccia utente non utilizzava la solita struttura a tastiera tipo pianoforte o organo ma superfici a sfioramento e i sistemi includevano un sequencer che consentiva agli utenti di memorizzare una sequenza di eventi da suonare automaticamente.

Gli anni '70 videro l'avvento dei sintetizzatori digitali come il Synclavier.

Il Synclavier, sviluppato da Sydney Alonso e Cameron Jones con la consulenza musicale di John Appleton fu disponibile dal 1977. Era il discendente diretto del Dartmouth Digital Synthesizer, il primo sintetizzatore digitale, costruito dallo stesso gruppo nel 1972. L'idea era quella di costruire uno strumento adatto ad un uso dal vivo con un pannello di controllo dal quale fosse possibile gestire i parametri della macchina in tempo reale. Nel 1979 uscì la nuova versione del Synclavier, il Synclavier II, che divenne in breve tempo un grande successo commerciale venendo ampiamente utilizzato dall'industria cinematografica e nella composizione e produzione della musica pop.

Gli anni '80 videro l'espandersi del mercato della musica elettronica. Ikutaro Kakehashi, fondatore e presidente della Roland, intuì che era necessario trovare un protocollo d'intesa tra i vari produttori per standardizzare (e quindi ulteriormente sviluppare) il settore.
Così, con Dave Smith, presidente della Sequential Circuits ed in collaborazione con altri produttori fu definito un protocollo che fu chiamato MIDI (interfaccia digitale per strumenti musicali) che consentisse a strumenti prodotti da varie compagnie di dialogare tra loro, in modo che, per esempio, una tastiera Roland potesse controllare un sintetizzatore Yamaha.

La prima stesura del protocollo MIDI risale al 1983. Nello stesso anno lo Yamaha DX7 divenne il primo sintetizzatore MIDI di successo. L'anno successivo Dave Oppenheim della Opcode Systems sviluppò un'interfaccia MIDI per consentire ad un computer Macintosh di scambiare informazioni con un sintetizzatore MIDI aprendo le porte ad un nuovo mondo di software musicale.

MIDI InterfaceGli anni '90 hanno sancito un sempre maggior uso degli strumenti elettronici grazie all'avanzamento tecnologico e ad un conseguente miglioramento del rapporto qualità/prezzo che ha consentito ad un pubblico sempre più vasto l'accesso a queste tecnologie che solo pochi anni prima erano appannaggio esclusivo di una ristretta elite.

La cronaca di questi giorni ci parla sempre più spesso di sintetizzatori "virtuali" ovvero di applicazioni per computer che utilizzano le risorse della macchina per la creazione e la manipolazione di informazioni digitali che vengono poi convertite in segnali audio.

Tutto questo ha consentito l'emergere di nuovi concetti legati all'uso della tecnologia applicata alle forme artistiche audiovisuali. Tra questi,
la musica può includere suoni registrati nell'ambiente in cui viviamo, suoni della natura, parole e suoni provenienti da altre culture. La musica, in altre parole, può comunicare contenuti extramusicali rendendoci più consapevoli del mondo in cui viviamo ed avere, quindi, anche una valenza educativa.

Lady's GlooveLo sviluppo tecnologico di nuovi tipi di sensori rende possibile la nascita di nuovi strumenti musicali che possono ampliare la nostra capacità creativa.

L'allargamento del concetto di arte e di comunicazione, insieme all'adattamento di nuove tecnologie come strumenti per la creatività, potrà consentire a chiunque un grado di creatività mai visto ne' sentito precedentemente e questo mi sembra il miglior augurio che ci possiamo fare reciprocamente oltre che un buon modo di chiudere in chiave positiva questo articolo.

P.S.
Ovviamente un articolo come questo è solo un accenno a una storia della musica elettronica sulla quale sono stati scritti volumi interi. Può anche darsi che susciti più interrogativi di quante risposte è riuscito a dare. Tutti i cybernauti possono scandagliare internet alla ricerca di ulteriori informazioni (la quasi totalità delle quali in inglese). A questo proposito (se l'inglese non è un problema) vi suggerisco la lettura dell'articolo che ho pubblicato sul sito http://electro-music.com nel quale ripercorro il mio personale viaggio, che dura da circa 25 anni, come utente di musica elettronica. L'articolo si chiama "Fixin' a hole" e potete trovarlo cliccando direttamente l'indirizzo qui sotto: http://electro-music.com/forum/viewtopic.php?t=225.
Per ulteriori informazioni su di me e per poter ascoltare e scaricare esempi del mio lavoro posso suggerirvi di visitare il mio sito www.seraph.it
Se poi avete suggerimenti da darmi fatevi vivi :-)
A presto.






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Data ultima modifica: 28/01/2007

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