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Caetano "orgulho do Brasil". Così qualcuno, in quel mare
di gente, ha voluto onorarlo. Caetano incanta in una cornice, quella di
Villa Solaria a Sesto Fiorentino, già di per sé incantevole. Accompagnato
dalla ormai nota Banda Cê - Marcello Callado alla batteria,
Pedro Sá alla chitarra e Ricardo Dias Gomes al basso -,
che già aveva sostenuto l'artista bahiano durante le registrazioni dell'album
omonimo, Veloso si presenta ai fans più fresco che mai, capace di rinnovarsi
e di rimanere legato a una certa tradizione musicale con la grazia appartenuta
a pochi altri artisti di questo calibro. Lo show è un viaggio fatto di immagini
- quelle proiettate sul maxischermo alle spalle dei musicisti - e musica,
un viaggio in cui l'arte visiva interviene laddove le parole non possono.
Il concerto si divide tra i brani dell'ultimo album e
quelli che hanno caratterizzato la carriera di Veloso. Le sonorità electro-rock
di Zii e Zie, che aprono il concerto, si contendono impetuose
lo spazio circostante. Chiedono attenzione e la ottengono, in particolar
modo durante brani come Perdeu e Base de Guantanamo, da molti
considerata la nuova Haiti. Poi, si perdono nei flashback di una
carriera lunga una vita, da Não Identificado, brano degli esordi,
passando per gli anni dell'esilio in Inghilterra con il brano omonimo dedicato
alla sorella Maria Bethânia, fino ad arrivare alla recente Odeio.
In puro stile brasiliano, non mancano citazioni importanti come Força
Estranha di Roberto Carlos. Insomma, un viaggio intenso, che vive di
Transamba e Transrock, si ferma solo quando Caetano, in solitaria
sul palco, imbraccia "o violão" e intona Desde que o samba é samba.
Poi riparte tra applausi, lacrime e saudade.
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