Visione d'epoca del Silos di Trieste
Il Silos di Trieste. Il Silos di Trieste era un edificio immenso di tre piani costruito sotto l'impero absburgico come deposito di granaglie, in ogni piano gli spazi erano divisi da pareti di legno e faesite alti due metri in tanti piccoli scomparti detti box, ognuno contrassegnato da un numero corrispondente alla famiglia che lo occupava. I più ambiti, si fa per dire, erano quelli vicini a una delle rare finestre che si aprivano sull'esterno e quelli del terzo piano che ricevevano dal tetto la luce del giorno. "Entrare nel Silos - scrive Marisa Madieri - era come entrare in un paesaggio vagamente dantesco, in un notturno fumoso purgatorio. Dai box si levavano vapori di cottura e odori disparati. Nel nostro box in cucina era stato ricavato uno sgabuzzino che fungeva da deposito, c'erano anche parecchi secchi e catini che nelle giornate di pioggia venivano disposti in vari punti del silos per raccogliere l'acqua che filtrava in piccoli rivoli dal tetto". Il Silos oggi è ancora visibile a pochi passi dalla stazione centrale in Piazza Libertà, al suo interno è stato ricavato un parcheggio multipiano. Anch'io ho vissuto quel periodo del "Silos" dei profughi istriani, fiumani e dalmati di Trieste a metà degli anni '50. Abitavo poco lontano e frequentavo la Scuola Elementare Ruggero Manna nel rione di Scorcola. Alcuni miei compagni di classe vivevano nel Silos ed erano anche miei compagni di gioco. Giocavo con loro anche nel cortile interno dell'edificio dove erano state abbandonate alcune carrozze ferroviarie tutte arrugginite e alcuni autoblindo militari su rotaia che ora si trovano al Museo di guerra Diego de Henriquez di Trieste. Avevo un amico del cuore profugo che ha vissuto un po' di anni in quel posto. Molti anni dopo, prima che trasformassero la struttura del Silos in parcheggio per autovetture, e man mano che venivano assegnati degli alloggi più dignitosi ai profughi, si rendevano libere delle aree in cui con il mio primo gruppo musicale denominato "Trieste Jazz Ensemble" riuscivamo ad utilizzare alcuni spazi liberi per organizzare delle sedute di prove musicali. Grossi materassi dismessi alle pareti, che ricordo erano di legno e faesite, sia per difenderci dalle raffiche della fredda e pungente Bora che filtrava da ogni luogo, sia per attutire il terribile rimbombo dei nostri strumenti musicali che riverberavano a causa dell'enorme altezza del soffitto.
Il campo profughi di Padriciano. Quasi ogni domenica, prendendo la trenovia di Opicina (el tran de Opcina) e poi raggiungendo Padriciano a piedi, mio padre mi portava al campo profughi di Padriciano per visitare mia zia Rosa, esule da Capodistria. Era anche un'occasione per fare una scampagnata sul Carso triestino e mi piaceva molto poi trovarmi con gli amici del campo per giocare insieme a loro. Giusto vent'anni fa pubblicavo il mio disco d'esordio nel campo della musica jazz nazionale per l'etichetta milanese Splasch Records. L'album "TRIESTE, IERI UN SECOLO FA" presentato da Fulvio Tomizza nel cui interno avevo pensato di includere anche questa parte della mia adolescenza a Trieste scrivendo diversi brani tra cui uno dedicato al campo profughi di Padriciano che ho intitolato "IL CAMPO PROFUGHI" con un sottotitolo: "Le baracche di Padriciano". Non poteva mancare nel progetto anche un brano dedicato alla causa dell'Esodo: mi sono fatto forza e l'ho intitolato così: F O I B E. Un tabù pronunciare questa parola all'epoca, t'immagini scrivere della musica che andava diffusa in tutta Italia. Era l'anno 1987. Posso affermare di essere stato il primo compositore in Italia ad aver dedicato un'opera musicale al dramma dell'Esodo, apportando sensibilità jazzistiche e contemporanee, combinando sentimenti e ricordi di vita vissuta con lo spirito del nostro tempo. Più tardi, dopo aver fondato il Mitteleuropa Ensemble a Milano, diventando, nel campo della musica jazz nazionale, una delle più originali ed apprezzate formazioni, ho pensato di realizzare un progetto dedicato all'Istria che ancora non è stato pubblicato. Mario Fragiacomo
Cerimonia della Comunione al Silos anni '50
Per ascoltare on line il brano dedicato al Campo profughi di Padriciano basta spostarsi più a destra nel settore AUDIO.
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