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Intervista a Nicola Puglielli, chitarrista e compositore romano
novembre 2007
di Sabrina Falzone

S.F.: Quando hai iniziato ad appassionarti alla musica?
N.P.:
In modo attivo intorno agli 11 anni, cominciando a suonare i primi accordi e studiando solfeggio, anche se non per molto; a 17 anni ho preso la decisione: fare il chitarrista jazz e basta. Oggi ho 45 anni e non ho cambiato idea, anche se mi ritengo più un musicista che uno strumentista.



S.F.: Attualmente stai lavorando moltissimo in tutta Italia. In quali formazioni musicali ti esibisci?
N.P.:
La mia formazione storica è il trio, con Gerardo Bartoccini al contrabbasso ed Armando Sciommeri alla batteria. Collaboro anche e con il quintetto Hot Club de Zazz, un gruppo che si ispira a Django Reinhardt. Potete trovare notizie su questi progetti su www.nicolapuglielli.com.

S.F.: Ti dedichi anche all'attività solistica?
N.P.:
Sì. E' una delle cose su cui ho investito molto cercando anche di mutuare dagli studi classici. In solo riesco a spaziare tra diversi generi mettendo al centro l'arrangiamento. Nel ‘94 ho avuto anche una Menzione Speciale in Martinica (Carrefour Mondiale de Guitar) per il mio brano "In the Middle". Credo che la chitarra stia entrando in una nuova fase dove i generi di questo strumento si stanno fondendo.

S.F.: Tra tutti gli strumenti a disposizione, perché hai scelto proprio la chitarra acustica?
N.P.:
Mi permette una timbrica neutra da cui partire per potermi muovermi con libertà verso differenti orizzonti tecnico/espressivi. Soprattutto mi piace ed è il punto di incontro tra diverse tipi di chitarra. Se pensiamo ai grandi chitarristi del passato come Eddie Lang, Django, Jimmy Smith, Joe Pass etc., vediamo che usavano la chitarra acustica, è una tradizione. Tra l'altro la gamma timbrica dell'acustica è molto più ampia delle chitarre elettriche che vengono usate nel jazz.

S.F.: Quali sono i grandi nomi della Musica a cui ti sei ispirato?
N.P.:
Quando ero bambino i miei genitori ascoltavano da Monk a Sergio Mendez, da Rollins a Jimmy Giuffrè. Insomma molto jazz. In quegli anni, fine 60/inizio 70, era normale; ma Monk mi è entrato dentro. Poi le scoperte: Parker, Coltrane, Wes Montgomery, Gillespie….insomma il Jazz. Io non ho mai copiato veramente, ho cercato di ispirarmi a diversi tipi di energia musicale, perchè a parità di note è l'energia che fa la differenza. E l'energia è data dalla coscienza del potere della sincerità, dalla capacità di mettersi a nudo. Quando ho cominciato a suonare veramente, ho avuto la fortuna di conoscere Massimo Urbani, con cui ho suonato, che mi ha insegnato proprio questo. E' anche un musicista modello per me. Altri nomi che citerei come influenze sono: Django Reinhardt, Sabicas, Chet Baker, Michel Petrucciani, Woody Shaw e Freddie Hubbard. L'ultimo Miles Davis è pazzesco…I nomi da inserire sarebbero moltissimi quindi direi che quello che mi ha sempre affascinato è il come si suona, più che il cosa. Tramite gli studi classici ho scoperto tantissime musiche stupende del passato, anche per chitarra.

S.F.: Quali sono state le esperienze più significative della tua carriera artistica?
N.P.:
Si tratta di incontri sfociati in musica: Massimo Urbani, Sal Nistico, Kirk Lightsey, Tony Scott, Philip Catherine, l'Orchestra dell'Accadmia di S.Cecilia. Scoprire di poter comporre e suonare da solo. Aver suonato musica zingara ed ebraica. Ma anche i miei studi sono stati fondamentali: diploma di chitarra, diploma di jazz con Gerardo Iacoucci. I seminari della Berklee a Perugia e quelli chitarristici con Roland Dyens, Philip Catherine.

S.F.: Come è nato il tuo ultimo disco?
N.P.: Viaggio ConCorde
è nato da un idea di Claudio Pelati, produttore artistico per la III millennio. Si partiva dall'atmosfera un po' lussuosa da anni ‘60 in cui gli echi delle musiche d'oltreoceano, soprattutto dai tropici, scandivano i ritmi della nostra vita. Ho arrangiato i brani pensando a un mix tra atmosfere cameristiche e jazz, infatti oltre al trio ci sono un violoncello (Adriano Ancarani) e un flauto (Elvio Ghilgiordini). E' anche un omaggio alla musica italiana: Bindi, Martino, Paoli, Conte.

S.F.: Quali progetti hai in programma a breve termine?
N.P.:
Portare avanti i progetti attuali, trovare lo spazio per farli ascoltare; la musica è fatta per essere ascoltata. Non è facile superare le barriere corporative del nostro settore. Sono comunque ottimista perchè sento che la gente ha voglia di aria nuova. Soprattutto spero mi arrivi l'ispirazione per comporre nuovi brani. La ricerca della qualità e dell'energia sono comunque obiettivi irrinunciabili, anche se non sempre in accordo con la dittatura del mercato.

S.F.: Progetti per il futuro?
N.P.: Con Walter Abt, grande chitarrista classico tedesco, stiamo lavorando ad un progetto di fusione abbastanza insolito. Si chiamerà D.I.F. (Deutsche Italienische Freundshaft).

Per richiedere la disponibilità del Maestro contattare:
Sabrina Falzone

email: info@sabrinafalzone.info
www.sabrinafalzone.info







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Data pubblicazione: 04/11/2007

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