Intervista a
Francesca Sortino
Milano, mercoledì 30 giugno 2004
di Eva Simontacchi
Foto di Alberto Gottardelli
Francesca Sortino: un talento confermato da musicisti e critici del mondo del jazz. Ha un sorprendente e innato senso musicale della frase, una forte intensità interpretativa, dovuta anche alla sua incisiva personalità. La raffinata interprete romana ha collaborato e collabora con numerosi musicisti italiani e stranieri tra i quali citiamo Eliot Zigmund, Jim McNeely, Enrico Pieranunzi,
Maurizio Giammarco, Fabrizio Sferra, Irio De Paula,
Rodrigo Botter Maio, Harvie Swartz, Rick Margitza, Sandro Gibellini, Romano Mussolini, Eddie Henderson, Renato Chicco, Robert Bonisolo, Lorenzo Tucci, Pietro Ciancaglini e Pietro Lussu. Numerose sono le Rassegne ed i Festival a cui ha partecipato, e si è esibita nei più importanti e prestigiosi jazz club in Italia e all'estero. Ha partecipato a trasmissioni radiofoniche e televisive quali "Radiouno Serata Jazz", "Omnibus", "A Tutto Jazz", "500 Ma Non Li Dimostra", "Mille Lire Al Mese".
With My Heart In A Song, il suo esordio discografico inciso per la Soul Note a New York nel '98 con Jim McNeely, Harvie Swartz, Eliot Zigmund e Rick Margitza, ha ricevuto ottime critiche sulle più importanti riviste
specializzate, quali "Jazz Magazine", "Audio Review", "Musica Jazz", ecc.
Di Francesca Sortino è la voce che abbiamo ascoltato nel brano
Doo-uap, Doo-uap, Doo-uap
(Gabin) ("It Don't Mean A Thing If It Ain't Got That Swing") brano di indiscusso successo dell'Estate 2002. Inoltre è sua la splendida interpretazione del brano dei
Comedy Of Life
,
I Don't Know You, sigla de "Le Iene",
scelto inoltre per lo spot televisivo della "Twingo".
Il 28 maggio 2004 è uscito
Kiss Me, suo ultimo album, che
racchiude una serie di interpretazioni di brani appartenenti alla nostra storia,
al nostro songbook, come la stessa Sortino ci dice, il tutto su ottimi
arrangiamenti curati dal pinaista Renato Chicco .
Il CD l'ho già ascoltato, e riascoltato…. Mi sta facendo compagnia assieme ad alcuni altri CD che ascolto molto spesso questa estate. Mi è piaciuto parecchio! Si tratta di un progetto veramente unico e originale. Nell'album la voce limpida e sensuale di Francesca è accompagnata dalle armonizzazioni e rielaborazioni ritmiche dell'arrangiatore e pianista Renato Chicco, che arricchiscono i brani dello spessore sonoro del jazz e del calore della popular music, rendendoli affascinanti e godibili non solo per gli appassionati del jazz.
Incontro Francesca Sortino a Milano, accompagnata da
Nicoletta Zagone dell'Ufficio Stampa Sugar. L'appuntamento è previsto per le 19:30 davanti all'entrata di un locale indiano in Corso Sempione, proprio di fronte all'Arco della Pace, dove poi ci godremo assieme un gustoso quanto insolito happy hour. Arrivano puntualissime.
Ci accomodiamo all'interno del locale e dopo avere ordinato da bere ed esserci servite di vari intriganti assaggi della cucina indiana, le pongo la prima domanda:
E.S.:
Parliamo per prima cosa del tuo nuovo CD, che personalmente trovo interessantissimo e originale, anche perché rivisitare dei brani che rappresentano la nostra cultura musicale, facendoli conoscere anche al pubblico più giovane sotto una nuova veste (il jazz) che pare (ma non parliamo troppo forte!) stia andando anche tra i giovani ultimamente, mi pare una ottima idea. Mi è piaciuta subito. Mi interesserebbe sapere come è nata questa idea.
F.S.:
Questa idea è nata come una sfida e un gioco insieme. Sentendo queste belle melodie, ci sono delle cose che ci appartengono, sono melodie che fanno parte della nostra cultura, è il nostro songbook, diciamo. E allora mi sono detta: "Vorrei dar loro un suono nuovo".. però era già stato fatto questo esperimento di fare le canzoni italiane con delle riarmonizzazioni jazzistiche da molti musicisti di jazz italiani, ed erano anche state cantate, ma in italiano. Per cui tutti gli esperimenti fatti, tutti i dischi che avevo sentito erano tutti stati cantati nella lingua originale, e cioè l'italiano. Però, cantati in italiano mi sembrava che ci riportassero un po' troppo all'originale nel senso che alla fine non apportassero poi nulla di nuovo nel senso sia del fraseggio che dell'esplorazione dal punto di vista del sound.
Siccome l'inglese è la lingua del jazz, perché il jazz è una musica afroamericana, non è una musica italiana (ci appartiene perché è diventata linguaggio universale però non è nostra) ed è cantata in inglese, cioè, ha quel suono che è dato dalla lingua inglese, come la musica brasiliana ha quel suono dato dall'accento brasiliano e quindi io canto in inglese perchè ho sempre cantato jazz, ho sempre cantato gli standard, i grandi classici, ecc. e volevo far sì che certe melodie potessero essere belle anche se strutturalmente magari sono un po' diverse dalle composizioni di Gershwin e Cole Porter, hanno una diversa struttura. Però alcune le ricordano molto. Per esempio
Carlo Alberto Rossi è un compositore italiano che ha scritto in un periodo in cui era molto influenzato da quello che proveniva dagli Stati Uniti, e dunque anche la struttura del pezzo assomiglia molto agli standard, ed anche il tipo di melodia. Per cui ho pensato di voler fare questa cosa: di rendere degli standard anche delle canzoni…. che poi alcune sono canzonette,
tipo "Cosa Hai Messo Nel Caffè" o "Luglio" per esempio, di
Riccardo del Turco che non sono propriamente degli
standard… Ma riarrangiate e cantate in inglese sembrano dei pezzi jazzy,
sembrano proprio degli standard. Quando canto questi pezzi non mi sembra di
cantare qualche altra cosa. Mi sembra di cantare il jazz, per cui lo interpreto
in quel modo e mi sembra di cantare un pezzo di Arlen, o di qualsiasi altro
autore americano.
E.S.:
E toglimi una curiosità…. La scelta de pezzi come è avvenuta?
F.S.:
La scelta dei pezzi è stata comunque abbastanza limitata nel senso che siccome il disco è prodotto e distribuito dalla
Sugar, abbiamo attinto dalle loro edizioni, dal loro carnet di brani, per cui abbiamo dovuto scegliere tra quelli. Non ci sono brani di Luigi Tenco, Gino Paoli, di grandi autori. Sono stati esclusi perché non c'erano. Abbiamo però scelto il meglio che c'era in un catalogo che includeva anche pezzi più datati, tipo "Addormentarmi Così", che era un pezzo degli anni
'40, un pezzo meraviglioso, che sembra veramente una canzone di quelle "serie" (ride). Oppure "Se Tu Non Fossi Qui" di Carlo Alberto Rossi, o "Amore Baciami", che è molto conosciuta, poi "Azzurro" di
Paolo Conte….e come pezzo antico c'è quello di Donizzetti "Te Vojo Bene Assaje" che è del
'700, oppure quello degli anni
'30
di Bertini "Le Ultime Foglie", che tradotto in inglese è "Autumn". Ci sono delle "chicche" anche datate. Comunque
è un album di jazz questo. Non è un album né crossover, né altro. E' classico,
con arrangiamenti classici.
E.S.:
E come scelta dei musicisti…..C'è Renato Chicco, che è eccezionale, e anche gli altri musicisti che fanno parte del progetto….
F.S.:
Sono i miei musicisti. Per cui ho realizzato il progetto con le persone con le quali collaboro e ho collaborato. Persone con cui sono affiatata e con cui anche umanamente e musicalmente mi trovo molto bene.
Essenzialmente si tratta del mio gruppo, per cui sono stata molto bene. Lavorare con loro è stato un piacere, perché quando si sta umanamente bene con le persone...Insomma, la musica è anche un incontro di anime, non è che uno scelga i musicisti soltanto in base alla bravura. Certamente quando si sceglie un musicista e si vuole lavorare con lui è perché c'è un innamoramento musicale, che però trasborda e diventa una cosa un po' più totale.
Non è che io vada a chiamare un musicista famoso pensando:
"Se vado a cantare con lui è meglio così mi fa più pubblicità…." o cose del genere… Non mi interessa. Io cerco un musicista perché mi piace come suona, quello che mi da, quello che penso che potrebbe essere il nostro incontro, perché mi ispira. E poi è importante trovarsi bene anche per continuare la collaborazione. Quando c'è questa attrazione, che viene spontanea, e ti ritrovi a pensare: "Quanto mi piacerebbe cantare con quel musicista", poi
automaticamente a livello umano, c'è sempre una sorta di attrazione anche lì.
Poi uno esprime quello che è quando suona…. C'è questa affinità….
E.S.:
Adesso sei uscita con questo progetto, con il tuo CD. Ti stai godendo il momento o sei già lì che pensi al prossimo progetto?
F.S.:
Si! Sono già lì che penso al prossimo! Sto elaborando…. Sto architettando….
E.S.:
Non ti faccio domande perché è una cosa, immagino, che vorrai tenere per te fino a quando avrà preso forma…. Ma ecco, ero curiosa di sapere questa cosa.
F.S.:
Sicuramente non sto mai ferma a quello che ho fatto, bisogna sempre guardare in avanti. Questo è il bello! Quando sei nella fase creativa di qualcosa è sempre la parte più bella.
Quasi forse più che a fine progetto. Cioè, ti da soddisfazione quando vedi il prodotto finito, però la fase più bella è proprio quella creativa, della lavorazione. Poi calcola che questo disco è stato registrato un anno fa, per cui per me è una cosa che ho già alle spalle…. E' normale perché ci sono dei tempi dalla realizzazione all'uscita dell'album. Quando è fatto è fatto, e sei già lanciata verso qualcosa di nuovo.
E.S.:
E' giusto che sia così, perché significa che c'è una ricerca interiore, musicale…. Ora invece vorrei che tu tornassi, per un attimo, indietro nel tempo a una Francesca giovanissima, piccolina. Quali erano i giochi che ti piacevano di più? Cosa facevi da bambina? Cosa ti dava grande gioia?
F.S.:
La prima cosa che mi viene in mente è che mi piaceva molto la ginnastica artistica, e dunque mi facevo tutti i campionati da sola. Tutte le ruote, le spaccate! Mettevo la musica e facevo esibizioni di tutti i generi. Poi mi piaceva cantare, però ero timida, molto timida…. E lo sono ancora. Quindi cantavo. Mi ricordo che gli altri, essendo a conoscenza di questa mia passione mi dicevano: "Canta, canta!" E io mi vergognavo, ma cantavo comunque.
Mi piaceva fare giochi che mi inventavo…. Costruivo, prendevo le foglie del giardino, facevo alberi, paesi, facevo personaggi...
E.S.:
Una bambina creativa!
F.S.:
Poi andavo a giocare in camera di mio fratello, e alla fine gli dicevo: "Adesso metti a posto tu", e me ne andavo!
Quindi creativa, ma pure un po'… come dire?
Era più piccolo di me, e lo lasciavo lì, con tutto in disordine a mettere a posto!
E.S.:
Quali sono ora i tuoi interessi extra-musicali?
F.S.:
Ho due figli…. Per cui una bella fetta del mio tempo viene assorbita dalla loro vivacità e dai loro bisogni. Poi ho tanti interessi, perché dipingo, leggo, mi piace ascoltare la musica, fare sport: gioco a tennis, corro…. Insomma, vorrei avere a mia disposizione una giornata un po' più lunga per potere far tutto!
E.S.:
Ora parliamo un po' di jazz. Prima dell'intervista mi stavi dicendo che secondo te vengono catalogate come jazz parecchie musiche,
o voci, che non lo sono propriamente: magari hanno qualche contaminazione, qualche colore del jazz, ma non sono jazz.
Giustamente in questo modo molti giovani si avvicinano,
attraverso questi "crossover" al jazz, e poi magari lo scoprono. Vorresti spiegare il tuo punto di vista ai lettori di Jazzitalia?
F.S.:
Sì, certo, ci sono questi vari remake di standard eseguiti in modo più pop. Questo potrebbe stimolare la loro curiosità e magari scoprono che quel dato brano l'ha cantato
Carmen McRae, e allora lo vanno a sentire, e fanno la loro scoperta.
E.S.:
E d'altro canto, stavi dicendo che forse catalogare sotto all'etichetta del jazz tante cose diverse… le più disparate, si viene a creare confusione. Non tanto forse nel caso di persone che hanno una cultura musicale jazzistica, quanto nei giovani. Forse bisognerebbe usare in maniera più appropriata la terminologia…. Anche da parte degli addetti ai lavori.
F.S.:
Certo! Se un pezzo è di musica classica è classica! Se è pop è pop! E se è jazz è jazz…. Il temine esiste, la parola esiste, diamole un valore. E' giusto evolversi, crescere….Il jazz è in evoluzione altrimenti morirebbe…. Non puoi fare il manierista e andare avanti in quel modo…. Però in ogni caso devi sentire quello che c'è stato dietro. Se non senti le radici, se non senti la profondità, è lì che per me non è jazz.
E.S.:
Una curiosità per le cantanti, per chi studia canto: Cosa fai tu per la tua voce? Ti eserciti in qualche modo particolare?
F.S.:
No! Adesso faccio una battuta: il mio allenamento è urlare. Tutti mi dicono sempre "Ma che stai a strillare?" Strillo con i ragazzi, strillo! E quando mi dicono: "Perché strilli così tanto?" Io rispondo: "Siccome non faccio i vocalizzi, allora mi alleno così! Scaldo la voce in questo modo!" Purtroppo devo dire che non sono una di quelle cantanti che studiano, che fanno, che si curano…. che stanno attente, che quando c'è umidità non escono. Insomma, ci sono tante cantanti che hanno questo aspetto protettivo nei confronti della loro voce; io purtroppo non ce l'ho. Quello che faccio è comunque cantare, perché la palestra più importante è cantare insieme agli altri, ed ogni volta che faccio un concerto è come se studiassi. Ogni volta conosco sempre di più me stessa, e prendo da quella serata qualcosa che mi apparterrà per il futuro. Costruisco così. E poi ascolto sempre molta musica. Ho sempre ascoltato molta musica. I miei insegnanti sono i dischi: di tutti i musicisti, di tutti i cantanti. Ovviamente la musica che mi piace.
E.S.:
Come affronti un brano nuovo?
F.S.:
Un brano nuovo…. Bé, intanto mi deve piacere, ma anche se non mi piacesse, perché a volte mi capita che mi propongano un brano che non mi piace, e allora mi dico: "Oddio, questo non riuscirò mai a farlo…." perché magari istintivamente non mi piace o non lo sento, però poi alla fine cerco sempre di trovare qualcosa da mettere in questo brano per tirare fuori la mia personalità, per cercare di farlo un po' mio e interpretarlo comunque in maniera personale. Per cui è un lavoro di interpretazione. Comunque, quando sento un brano, se mi piace automaticamente me lo ricordo. Poi comunque cerco di interpretarlo, di farlo mio, di non copiare mai da altri. Cioè, prendo, ma ritrasformo, rielaboro.
Termina l'intervista, e ci avviamo verso l'uscita del locale. Francesca è molto spontanea, e proprio mentre stiamo per lasciarci lancia una fantastica proposta: "Perché non andiamo tutti insieme al Blue Note al concerto di Charles Lloyd?" Alberto Gottardelli ed io non ce lo facciamo ripetere due volte, e ci rechiamo tutti insieme al Blue Note. Abbiamo passato una serata estremamente piacevole in sua compagnia, ed il concerto di Charles Lloyd è stato meraviglioso, magico… A fine serata abbiamo anche trascorso qualche minuto a parlare con lui…. Insomma, intervista con fuori programma! Charles Lloyd se n'è andato a casa con in tasca il CD
"Kiss Me" di Francesca Sortino con tanto di dedica!
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Data pubblicazione: 04/09/2004
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