Jazzitalia - Mirco Menna & banda di Avola : ….e l'italiano ride
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Mirco Menna & banda di Avola
….e l'italiano ride



Felmay 2010


1. Beghine
2. Evviva
3. Ecco
4. La sfinge
5. Girolimoni
6. Audaci rotte
7. Vieni a trovarmi
8. Chi mi facisti fari
9. Manna dal cielo
10. Da qui a domani
11. Quanto ci vuole

Mirco Menna - Voce
M. Sebastiano Bell'arte - Direzione e arrangiamenti
La banda di Avola

Direttore Sebastiano Bell'Arte


Negli anni settanta e ottanta le bande musicali avevano perso molta credibilità. Erano forti della loro storia e della grande tradizione, ma figuravano come complessi di esecutori a volte imprecisi di repertori obsoleti o, comunque, apparivano nettamente inferiori agli ensemble accademici a cui, giocoforza, si ispiravano nella proposta di brani operistici o sinfonici. Così sono nate, in qualche zona, le " orchestre di fiati", per rivalutare il concetto, quasi che il termine "banda" di per sé stesso indicasse un qualcosa di negativo, di scarsamente valido sotto l'aspetto artistico. Successivamente è iniziata una ripresa - se non una rinascita - con il rinnovamento degli organici e con la scelta di programmi più avanzati e più specifici. In più alcuni jazzisti, che avevano iniziato nelle scuole di musica, hanno concepito la contaminazione fra il contemporaneo, l'afro americano e lo strumentario della banda, producendo concerti o registrazioni affatto interessanti. Vengono in mente due nomi, fra gli altri: Pino Minafra ed Eugenio Colombo. Il connubio canzone d'autore-banda è, invece, quasi inedito. E, a scanso di equivoci, chiariamo subito che funziona benissimo. Mirko Menna per il suo scopo non è andato a cercare un collettivo particolarmente attrezzato di semi-professionisti, come se ne trovano nel meridione. Ha deciso di incidere con un gruppo formato principalmente da giovani e con un maestro, Sebastiano Bell'Arte, aperto alla sperimentazione. Il "duo" regge perché c'è dialogo, compenetrazione. La banda suona "da banda" con i colori, le sfumature, i clichè procedurali tipici e il cantautore, allo stesso modo, interpreta il suo mondo poetico senza concessioni ai partners. Voglio dire che non "piega" le sue canzoni al suono dei fiati e delle percussioni. Le canta come se alle spalle avesse una big band o i suoi musicisti di fiducia. Miracolosamente le due realtà si incontrano, partendo proprio dal rispetto e dal riconoscimento reciproco.

Il disco inizia con "Beghine", con elementi del cantautorato francese e la voce di Menna incisiva, decisa, su sfondi disegnati dalle voci scure degli ottoni e i controcanti da marcia sinfonica del novecento. Segue "Evviva", sorta di satira dura su un certo conformismo degli italiani e sulla precarietà dei modelli veicolati dalla tv, che contiene un ritornello contagioso, degno di un Caparezza che abbia metabolizzato De Andrè. Ancora la vis polemica in primo piano per "Ecco", fra Max Manfredi e Fossati. In bella evidenza qui figura un solo del tenore vagamente "alla Gato Barbieri" di Fabio Tiralongo. "La sfinge" ha un testo corrosivo, militante e la banda "dietro" suggerisce toni epici. In "Girolimoni" Menna continua il suo discorso poco consolatorio con un'ironia cattiva, per arrivare ad "Audaci rotte", una storia "sicula", in stile Camilleri, ben armonizzata, con i clarinetti che vanno in alto, intonati fino ad un certo punto, ma anche questo "sa" di banda…."Vieni a trovarmi" è una canzone d'amore e il titolare del cd riesce a non essere ovvio anche in questo ambito. "Chi mi facisti fari" è un altro motivo dall'andamento folk, fra Tony Santagata ed Eugenio Bennato, ma mantiene alto il livello delle varie tracce. "Manna dal cielo" risente della lezione di Paolo Conte musicalmente, mentre i contenuti si rifanno ancora una volta al filone politico-esistenziale. Si affaccia il modello di Nino Rota in "Da qui a domani", uno dei pezzi migliori del disco, dove parole che veicolano un messaggio meno diretto incontrano le atmosfere evocative dei capolavori felliniani. E per chiudere "Quanto ci vuole" un samba teso e incalzante con le percussioni protagoniste e il complesso che segue il cantante verso un finale spettacolare in crescendo.

"..e l'italiano ride" è uno dei dischi più brillanti come idea e come sviluppo editi nel 2010, a qualunque genere musicale lo si voglia attribuire.

Gianni B. Montano per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 16/08/2010

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