29 novembre Napoli, Teatro Delle Palme, Stagione 2004-2005 Associazione
Scarlatti
di Luigia Bencivenga
La stagione concertistica dell'Associazione Scarlatti, in deroga alla sua programmazione "classica", ha ospitato i Take 6, il maggior gruppo
a-cappella degli ultimi anni.
Dal 1980 i sei ragazzi formatisi in un'università dell'Alabama proseguono il loro cammino di fede e musica cogliendo diverse suggestioni sonore e influenzando parte della musica pop contemporanea. Se le modalità di espressione hanno subìto nel corso del tempo sensibili mutamenti, restano costanti i temi e i destinatari delle loro canzoni: si tratta in ogni caso di una dichiarazione di fede nella potenza di Dio in stile gospel, jazz, r&B, doo wop. "Parliamo del Dio che serviamo, di quanto lo amiamo e di quanto Lui ci ama. Sono i sentimenti del nostro cuore", afferma
Arvin Chea il basso del gruppo, pioniere dello stile "walking" in un ensemble a cappella.
Il pubblico napoletano ha accolto con forte entusiasmo i Take 6 e il loro stile che definire gospel è estremamente riduttivo. Con sapienza riescono a trattare testi e musiche già codificati dalla tradizione per poi restituirli al pubblico in una dimensione nuova; la narrazione evangelica si avvale dunque di un sound urbano aperto anche al funky e al latin quanto al rockabilly antifonale e al rap.
In gran parte a cappella, il gruppo ha eseguito in primo luogo adattamenti innovativi di classici inni spirituali, Get away jordan, Mary, If we ever; i loro grandi successi di odore soul, Fly Away e Spread Love; brani interamente strumentali e la versione hip-hop di Biggest part of me; ballate con voce sola e armonizzazioni vocali o strumentali come la struggente Over the hill is home scritta dal baritono
Cedric.
Tra coinvolgimento del pubblico e goliardiche predicazioni del tipo "Niente è impossibile perchè c'è Dio", i Take
6 mostrano quel particolare senso di sacralità da sempre presente nella tradizione afroamericana tesa a celebrare non tanto l'idea di un'entità trascendentale quanto la spiritualità dell'uomo non disgiunta dalla sua fisicità.
I Take
6, che in maggio si esibirono alla monumentale manifestazione di Roma voluta da Quincy Jones, hanno dimostrato quanto ancora riesce a comunicare l'innodia spirituale afroamericana. Sebbene diverse voci si siano levate nel definirla qualcosa di musicalmente lontano dal territorio della sperimentazione, la greve fisicità dei Take
6 restituisce al gospel la giusta fascinazione e il potere di comunicare ad un pubblico nuovo perchè capace di giugere ad un'inedita sintesi delle contemporanee esperienze jazz e pop. Per cui definizioni non ve ne sono se non quella, da loro stessa proposta, di "musica a cappella e oltre".