Carlo Lomanto e le rapide e seducenti vibrazioni dell'anima
Timbuctù - San Leucio, venerdì 16 aprile
2004
di
Claudio Lombardi
Melodie di ampio "respiro", linguaggi jazz, suggestioni orientali, influenze tribali e soprattutto una gamma infinita di suoni… seducenti, rapide e guizzanti vibrazioni dell'anima. Suoni come strumento primordiale. Suoni per un concetto di musica che alla logica sceglie l'intuizione, alla notazione… l'improvvisazione, alla lingua delle canzoni… i fraseggi insignificanti ma carichi di senso emotivo.
Un'esibizione di grande effetto quella del vocalist
Carlo Lomanto, che venerdì 16 aprile è ritornato al Timbuctù di San Leucio (Caserta), accompagnato da
Ciccio Merolla alle percussioni e da Vittorio De Angelis ai fiati.
L'artista napoletano, utilizzando un delay ed altri effetti elettronici, ha creato con la voce intriganti stratificazioni ritmiche, sulle quali è scivolato in derive
scat straordinarie. Sorprendenti anche gli accenni di canto armonico, forse un omaggio al grande Demetrio Stratos, colui che in Italia ha polverizzato la monodia. Gli ipertoni ("overtones", titolo del concerto) sono la materia stessa del suono. Emettere armonici presuppone una tecnica sopraffina, doti espressive notevoli, una marcata gutturalità e l'utilizzo della testa, oltre che delle corde e del diaframma. Che Lomanto abbia una voce pregiata, quindi, è più che una nostra convinzione.
Tecnica e virtuosismo non hanno, tuttavia, sottratto spazio al divertimento. Anzi, in diverse occasioni Lomanto è riuscito a coinvolgere il pubblico, che si è mostrato particolarmente reattivo.
Ottima anche la prova di Merolla: il suo è un jazz poco ortodosso, in cui i ritmi africani si confondono con quelli duali della tradizione mediterranea. Altrettanto soddisfacente la performance di De Angelis: il sassofonista, che ha interpretato la parte più "occidentale" del trio, ha dimostrato, tra l'altro, una buona versatilità, imbracciando senza imbarazzo flauti, ciaramelle e pifferi.