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Cala Gonone Jazz
Dorgali, Cala Gonone 28-31/07/2004
di Fabio Pibiri

Si svolge all'insegna del pianoforte il sedicesimo Festival Internazionale di Jazz a Cala Gonone, quattro concerti serali all'anfiteatro Ticca seguiti da altrettanti concerti notturni in piano solo nel nuovo spazio messo a disposizione per la manifestazione, il Club Iskrittiorè.

Si comincia mercoledì 28 col Kenny Barron Quintet, che vede il leader al pianoforte, Stefon Harris al vibrafono, Anne Drummond al flauto, Kiyoshi Kitagawa al basso e Kim Thompson alla batteria. Il pianista di Philadelfia è uno scopritore di talenti, ed infatti i suoi compagni sono tutti musicisti molto giovani. Il concerto inizia con una composizione di Barron, Voyage, tratta dal suo ultimo album. Appena il vibrafonista prende il suo assolo ci rendiamo conto di avere davanti il futuro (ed il presente) del vibrafono jazz: il trentenne Stefon stupisce in quanto a tecnica ed inventiva, le sue improvvisazioni non sono mai banali, sempre melodico, ciò che più colpisce è la fisicità del modo di suonare, di interagire con lo strumento: suonare, cantare, ballare, pensare, sognare, creare, sono tutte azioni che vengono in mente guardando ed ascoltando Harris su di un palco. Un vero portento, che giustifica appieno il premio assegnatogli pochi giorni fa come miglior vibrafonista jazz 2004. Si prosegue con altre composizioni originali ed alcuni standards, tra cui una stupenda ‘Round About Midnight eseguita in duo pianoforte-vibrafono, dove Barron ed Harris dichiarano tutto il loro amore verso Monk. Sempre pronto e preciso il drumming di Kim Thompson, belli alcuni call and response fra piano e vibrafono. Efficace il walking costante offerto dal contrabbassista, mentre la flautista, in duo con Barron nella composizione dedicata ad Abdul Ibhraim, Song for Abdul, tira fuori dal suo strumento un sound molto aspro e "sporco", personale, anche se spesso sembra non essere all'altezza dei suoi compagni.

La notte al club Iskrittiorè si esibisce Antonio Ciacca, che interpreta soprattutto brani di Thelonious Monk, amatissimo dal pianista bolognese. Presenta anche un pezzo inedito, mai registrato prima, Four in one, suonato grazie al progetto Monk Liberation Front, di cui è uno dei componenti. Non poteva mancare una dedica commossa a Steve Lacy, di cui è stato compagno fino ai giorni della sua scomparsa.

Il 29, sempre all'anfiteatro Ticca suona il Michel Camilo Trio. A far compagnia al pianista dominicano sono Charles Flores al contrabbasso e Horacio "El Negro" Hernandez alla batteria. Un concerto che potremmo definire "esplosivo", visto il modo in cui i tre hanno suonato. Camilo esibisce una tecnica a dir poco mostruosa, si trova a suo agio sia nei pezzi very-fast, sia nelle ballad, dimostrando tutta la sua sensibilità melodica. Il contrabbassista accompagna in modo brillante il leader e si fa ammirare durante le sue improvvisazioni, soprattutto per la ricerca sulle dinamiche. Horacio è una forza della natura, il suo modo di suonare, potente e veloce, sembra l'ideale accompagnamento ritmico per lo stile "camiliano", con grande utilizzo di percussioni che rimandano ai ritmi caraibici, forse un po' troppo irruento durante le ballad. Ne esce fuori una miscela "esplosiva", appunto, di latin jazz d'autore, molto orecchiabile e facilmente fruibile, ed il pubblico ne rimane entusiasta.

Il concerto notturno al Club dà il benvenuto ad uno dei maestri del pianismo nostrano, Franco D'Andrea, per un concerto basato sulla decostruzione-ricostruzione di brani come Pannonica, Off minor. Il musicista meranese si diverte a giocare con la melodia e l'armonia dei pezzi del grande pianista afroamericano. Gli applausi sono tutti meritati, e sebbene gli spettatori non siano così numerosi come al concerto precedente, la qualità è sicuramente superiore.

Il 30 sera Cala Gonone assiste ad una reunion dal sapore speciale: Franco D'Andrea ed Enrico Rava deliziano il pubblico accorso all'anfiteatro esibendosi in un repertorio molto vasto che va dalla reinterpretazione della canzone d'autore italiana, Estate di Bruno Martino, alla ballad All the things you are, fino all'omaggio a Monk con Misterioso. I due mostrano subito un grosso affiatamento, l'accompagnamento di D'Andrea è l'ideale complemento per le linee melodiche disegnate dalla tromba di Rava, lirico e deciso al suo strumento, con una voce sempre più personale, sia alla tromba che al flicorno. Il pianista offre agli spettatori assolo di gran classe, in qualche passaggio di "tristaniana" sonorità.

Segue il concerto del Stefano Bollani Trio che vede accanto al giovane pianista italiano – da qualche anno in forza al quintetto di Rava - il contrabbassista Jesper Bodilsen ed il batterista Morten Lund. Bollani si diverte e fa divertire il pubblico, i suoi simpatici siparietti sono sempre esilaranti, ma quando comincia a suonare dimostra tutta la sua serietà nelle esecuzioni, capace di trasformare qualsiasi canzoncina in composizioni complesse, tenendo sempre in mente la melodia. Lo show è continuato anche nel concerto notturno al club, dove Bollani, adesso in solo, ha continuato ad inventare ed interagire col pubblico. Un vero musicista-showman!

Il 31 Luglio per l'ultimo concerto all'anfiteatro Ticca c'è il gruppo Timeline della pianista e compositrice Geri Allen, alle tastiere oltre che al piano, Dave MC Murray ai sax e flauto, Antoine Roney al sax, Darryl Hall al contrabbasso e Marc Johnson alla batteria. La musicista di New York è una icona del jazz mondiale, le sue numerose collaborazioni ed i lavori a suo nome percorrono il jazz a 360 gradi, dalla tradizione al free jazz più spinto e contaminato. Ed il concerto è lo specchio della personalità della leader. I pezzi sono tutti originali, con ampi spazi lasciati all'improvvisazione. A farla da padrone sono sicuramente i due fiati, che si alternano al sax tenore, alto, soprano, al flauto ed al clarinetto basso. I due si lanciano spesso in improvvisazioni molto libere ed ostiche, dal suono ruvido e potente, dalle ance escono urla gettate addosso al pubblico, sembra quasi di tornare agli anni '60, quando i giovani leoni del black power spaventavano il pubblico bianco con la loro aggressiva estetica musicale. La pianista si prende i suoi spazi alternandosi tra piano e tastiere, grazie all'utilizzo di campionatori crea istantaneamente loop che poi inserisce all'interno dei brani. Le sue composizioni oscillano tra avanguardia e tradizione. Il pubblico risponde bene, nonostante la difficoltà della musica proposta.

Il concerto notturno al club Iskittiorè, che sancisce la fine del festival, vede protagonista Andrea Beneventano. Il pianista siciliano suona standards come All the things you are, Walz for Debby, mettendo in luce tutto il suo amore verso la tradizione, ma allo stesso tempo esibendo la capacità di suonare in maniera personale e brillante. Originale il brano dedicato alla sua terra, Lua Branca, e lascia il segno la composizione in stile Petrucciani dedicata appunto al grande maestro, He was great.

Un festival che ha dunque offerto una proposta musicale di altissimo livello, accontentando tutti i gusti che gli eterogenei fruitori di jazz possono avere, e – cosa non da poco - dando sempre ampio spazio ai musicisti di casa nostra. Un pieno successo, grazie soprattutto ai numerosi appassionati che con grande impegno ogni anno riescono ad organizzare questo stupendo festival.







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Data pubblicazione: 02/11/2004

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