We Jazz 2018 Helsinki, 2-9 dicembre di Vincenzo Fugaldi
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Il festival autunnale della capitale finlandese, per la direzione
artistica appassionata e competente di Matti Nives, è alla edizione numero
sei. Collegato all'etichetta discografica indipendente omonima, We Jazz offre una
scelta degli spazi concertistici – spesso sold out - aperta a sempre nuove
possibilità e dà la possibilità di conoscere una scena musicale ricca di forti personalità
artistiche e nuovi fermenti. Aperto anche ad altri paesi, il festival ha presentato
negli otto giorni della sua durata una panoramica ampia della scena europea, con
vari gruppi tra cui Phronesis, Philip Gropper's Philm, Koma Saxo,
Richard Andersson Nor, con aperture anche agli Stati Uniti (Anteloper,
Logan RichardsonBlues People).
ll weekend conclusivo, che chi scrive ha seguito, è iniziato
in uno spazio davvero insolito, un box di un deposito privato temporaneo, il
Pelican Self Storage Töölö. Due set di musica acustica improvvisata – e misteriosa
sino all'ora del concerto - in uno spazio ristretto attrezzato per l'occasione con
una serie di semplici lampadine e dei panchetti per il pubblico. Il sassofonista
svedese Otis Sandsjöe (appartenente al gruppo Y-Otis) e il batterista
finlandese Joonas Leppänen (che fa parte del gruppo Alder Ego), hanno
condotto un set di improvvisazione radicale che ben si amalgamava con l'atmosfera
dell'insolito luogo. Altrettanto ha fatto il sassofonista baritono Mikko Innanen,
che ha sviluppato la sua ardita improvvisazione sul tema della circolarità, coniugando
la respirazione circolare con una rotazione del corpo e utilizzando oggetti inseriti
nella campana dello strumento per deformarne il suono.
Il G Livelab è uno dei jazz
club più gradevoli del vecchio continente. Un unico grande, accogliente ed esteticamente
godibile spazio vetrato sulla via principale dalla perfetta acustica, con un'amplificazione
di alta qualità, che ha ospitato degnamente i musicisti della serata del 7 dicembre.
L'Ilmiliekki Quartet (Verneri Pohjola, tromba; Tuomo Prättälä,
pianoforte; Antti Lötjönen, contrabbasso; Olavi Lohuivuori, batteria)
è uno dei gruppi europei più interessanti. Fondato nel 2002, con una discografia
non ampia (un primo disco nel 2003, uno nel 2006 e due con la cantante Emma Salokoski
nel 2009 e nel 2018), ma con un nuovo disco in uscita nei primi mesi del 2019 per
la We Jazz, il quartetto ha eseguito il repertorio del disco futuro mostrando sin
dal primo brano (l'eponimo Land of the Real Men) un perfetto equilibrio,
sonorità limpide, ottima interazione, dinamiche curate, e composizioni originali
gradevoli e coinvolgenti che lasciavano spazio ad assolo di estrema qualità, con
la efficace e multiforme tromba di Pohjola in primo piano ma che valorizzavano anche
il drumming puntuale e creativo di Lohuivuori, il pertinente supporto armonico
e solistico di Prättälä e il solido sostegno di Lötjönen, uno dei contrabbassisti
finlandesi più attivi. I quattro hanno eseguito anche una sorprendente versione
di O Superman di Laurie Anderson, con un arrangiamento sopraffino, di carattere
minimalista.
Enemy è un trio composto dal contrabbassista svedese
Frans Petter Eldh e dai britannici Kit Downes (pianoforte) e James
Maddren (batteria). Con all'attivo un disco per la Edition Records, i tre giovani
ma ben affermati musicisti (Eldh fa parte, tra l'altro del trio Belovèd di Django
Bates) hanno basato il loro set sull'esecuzione di alcuni brani del loro recente
album freschi e coinvolgenti, interpretati con intensità, a tratti con frenesia,
raggiungendo momenti di particolare riuscita verso la fine del concerto, e ospitando
nel bis anche il sax di Sandsjöe.
Suvilahti, un centro di produzione di energia che comprende
due gasometri e nove edifici edificato nei primi anni del secolo scorso, è oggi
utilizzato dal Comune di Helsinki per finalità culturali. L'auditorium Kattilahalli
ha ospitato il set del trio del pianista Aki Rissanen, con Anti Lötjönen
e Teppo Mäkynen. Due album pubblicati dalla Edition Record nel 2016 («Amorandom»)
e nel 2017 («Another North») per un gruppo finlandese particolarmente talentuoso,
affermato sulla scena internazionale, che ha pienamente convinto grazie a un compiuto
affiatamento, a una elevata perizia tecnica mai fine a sé stessa, e a un repertorio
che omaggiava grandi compositori come György Ligeti e Carlo Gesualdo, con rifacimenti
particolarmente efficaci, di ineccepibile gusto. Da citare anche un rilassato, cool
For Jimmy Giuffre, con un assolo di batteria di Mäkynen da antologia.
Al musicista e compositore polacco Krzysztof Komeda del quale
nel 2019 decorre il cinquantennio dalla morte era dedicato il concerto multimediale
del gruppo Dalindèo (Valtteri Laurell Pöyönen, chitarra; Petri
Poulitaival, sax tenore e flauto; Jose Mäenpää, tromba; Jaska Lukkarinen,
batteria; Rasmus Pailos, percussioni ed elettronica). L'omaggio a Komeda
è un progetto nato dalla volontà di Michał Gawlicz, produttore polacco recentemente
scomparso. A Helsinki Dalindèo celebrates Komeda, eseguito per l'ultima volta a
causa della scomparsa di Gawlicz, consisteva in una dozzina di brani del compositore
polacco, noto anche per le splendide colonne sonore di alcuni film di Roman Polanski,
eseguiti durante la proiezione di un documentario polacco ricco di interviste, che
ripercorreva la carriera artistica del compositore e musicista. Le splendide musiche
di Komeda, già oggetto di ottime rivisitazioni (a esempio da parte del compianto
Tomasz Stańko) sono state riarrangiate con estrema cura, eseguite intervallate dal
sonoro del documentario, e in alcuni brani impreziosite dalla personalissima voce
soul della cantante Emose. Un gruppo dallo swing solare e convincente: rimane solo
il rammarico di sapere che non sarà dato seguito al progetto che probabilmente non
sarà registrato.
Altri spazi all'interno del Suvilahti hanno poi ospitato concerti
differenti: un sestetto norvegese denominato Kim Mihr, con quattro chitarre,
batteria e percussioni, che ha proposto una musica piuttosto statica, dall'incerto
divenire; un piano trio pure norvegese, Moskus, già affermato, con quattro dischi
all'attivo, che ha proposto un set improvvisato, muscolare, libero e aperto. Ha
concluso la serata il quintetto del noto sassofonista Timo Lassy, con
Georgios Kontrafouris alle tastiere, Lötjönen al contrabbasso, Mäkynen
alla batteria e Abdisa Assefa alle percussioni. Un entusiasmante gruppo
di soul jazz, che ha eseguito con estrema eleganza le godibilissime composizioni
originali riscuotendo un meritato tripudio di applausi dall'affollato uditorio.
Lo stile solistico del sax tenore del leader è profondamente radicato nell'hardbop,
agile e determinato, lucidissimo e travolgente, e tutto il gruppo lo sostiene con
particolare efficacia, con una menzione particolare per il lavoro coordinato del
batterista e del percussionista, ma anche per il florido pianismo di Kontrafouris
e il fondamentale ruolo di Lötjönen, il contrabbassista più ascoltato durante il
festival.
L'ultima serata dell'edizione 2018 di We Jazz è iniziata nei
locali della galleria Helsinki Contemporary che ha ospitato il Bowman Trio
(Tomi Nikku, tromba e flicorno; Joonas Tuuri, contrabbasso;
Sami Nummela, batteria). Mentre le pareti bianche dello spazio espositivo accoglievano
la proiezione in loop di un filmato di video arte dedicato a Barack Obama,
il gruppo di giovanissimi – tutti non ancora trentenni – ha fornito una prestazione
maiuscola, mostrando una chiarezza di idee e propositi musicali davvero encomiabili.
Il gruppo, selezionato nel 2015 come We Jazz Rising Star, valorizza ogni possibilità
della scarna formazione, con un approccio limpido e una musica di gradevole impatto,
ben equilibrata fra tradizione e contemporaneità, con alcuni richiami a
Ornette
Coleman. Una formazione e degli ottimi musicisti di cui sentiremo parlare
anche in futuro.
Alla vigilia della chiusura per lavori di restauro, Andorra,
la nota sala cinematografica dei fratelli registi Mika e Aki Kaurismaki ha ospitato
il concerto finale del festival, la sonorizzazione dal vivo del film Animal Image,
contenuta nell'omonimo disco in duo registrato per la Edition Records da Verneri
Pohjola e Mika Kallio. Il documentario, proiettato in una versione di
circa 40 minuti, è stato girato in uno splendido bianco e nero con una macchina
da presa degli anni cinquanta del secolo scorso in paesaggi di rara bellezza in
Islanda, Finlandia ed Estonia, e tratta delle relazioni tra uomini, natura e animali.
Una sorta di poetica "sinfonia visuale" che rimanda a certo cinema sperimentale
degli anni Venti del Novecento, diretta dal regista e fotografo finlandese Perttu
Saksa, che racconta il viaggio del fotografo naturalista Heikki Willamo per incontrare
gli animali nel loro ambiente: orsi, volpi, uccelli. Il duo prima della proiezione
ha suonato per circa venti minuti, predisponendo l'uditorio alla visione. Affiatatissimi,
Pohjola e Kallio (ascoltati insieme anche nell'edizione 2018 del Südtirol Jazz Festival)
agiscono in assoluta empatia, fornendo alle suggestive immagini del film il commento
sonoro più appropriato, condotto con una spiccata sapienza improvvisativa, dall'uso
del gong per ottenerne suoni lunghi al suono sabbioso della tromba riprodotta più
volte grazie a una loopstation.
Degna conclusione per un festival che si distingue nel panorama
europeo per entusiasmo, chiarezza di idee e volontà innovativa, premiato dalla costante
presenza di un folto pubblico preparato e intergenerazionale. Una piccola nota a
margine: in Finlandia il vinile è più vivo che mai, sempre reperibile nei tanti
negozi di dischi del paese, insieme persino a supporti qui da tempo spariti come
le cassette.