di M. Morena Ragone
Da dietro il palco anche una timida falce di luna sembra sorridere alle prime note di "Fly Me To The Moon", per sola voce e chitarra; uno dei momenti più emozionanti di un concerto venato di grande nostalgia per la "Swing Era".
Una magica serata introdotta dalla morbida eleganza della "Count Basie Orchestra" (talmente impeccabile da sembrare, a tratti,...registrata), diretta dal grande trombonista
Bill Hughes, e proseguita con i "75 minuti 75" del maestro Tony Bennett, introdotto dall'annuncio "old style" dell'altoparlante del Teatro D'Annunzio.
Il quartetto di Bennett (Lee Musiker al piano, Gray Sargent alla chitarra,
Paul Langosch al basso, Harold Jones alla batteria) si unisce ai fiati dell'Orchestra, e riporta noi del pubblico, magicamente, indietro di cinquant'anni.
Non è superfluo ricordare che sono in pochi, nel mondo del jazz in particolare, a potersi permettere un concerto di tale durata, e di tal fatta, all'età di 79 anni (classe 1926): ma gli anni di
Bennett non si vedono e, soprattutto, non si sentono.
Nonostante la sicura stanchezza per la vicinanza delle date della tournee italiana (il giorno precedente "standing ovations" all'Arena Santa Giuliana di Perugia per
Umbria Jazz), la classe, l'eleganza, la facilità di esecuzione, la serenità del volto, lo charme, la morbidezza stilistica degli arrangiamenti, tutto sembra magicamente immutato nel corso degli anni.
E così la scaletta di formidabili cavalli di battaglia, collaudata in 50 anni (!) di concerti, viene eseguita pressochè senza soluzione di continuità: "Just in Time", "Who can I Turn To", il doveroso omaggio all'Italia di "O sole mio" (dimentichiamo che il vero nome di Bennett è Anthony Dominick
Benedetto, di chiara origine italiana?), "Smoking, Drinking, Thinking" (dalla B di "Sophisticated Lady"),
"I left my heart in San Francisco" e così via...
I momenti di maggior coinvolgimento si raggiungono quando l'occhio di bue punta a centro palcoscenico per i brani in duo: splendida, a riguardo, la versione della celeberrima "For once in my life", con il classico (nelle sue dita eco di Tchaicovsky) raffinato tocco di
Musiker.
Il variegato pubblico (anche per la politica di contenimento dei prezzi voluta dall'organizzazione della rassegna
Pescarajazz, che ha proposto abbonamenti per le gradinate a 30€ per i quattro concerti di Al Jarreau, McCoy Tyner, Billy Cobham e il summenzionato Bennett) apprezza e, bissando Perugia, tributa una doverosa standing ovation.