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Novara Jazz 2014
Martin Kuchen Angles 8
Novara - Cortile del Broletto - 07 giugno 2014
di Andrea Gaggero

Martin Kuchen Angels
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Martin Küchen - alto sax, tenor sax
Magnus Broo - trumpet
Goran Kajfes - cor, percussion
Eirik Hegdal - baritone sax, soprano sax
Mattias Ståhl - vibraphone
Alexander Zethson - piano
Johan Berthling - bass
Andreas Werliin - drums



A chiudere l'XI edizione del Novara Jazz Festival, nel centrale Cortile del Broletto, una delle più creative e lucide menti musicali del Nord Europa, Martin Küchen, con la sua formazione più importante, gli Angles 8 (inizialmente 6 poi 8, 9 o altrimenti secondo il numero dei componenti). Formazione tra le più trascinanti e innovative attive sulla scena mondiale, con all'attivo diverse incisioni, tutte per la benemerita Clean Feed e tutte di livello costantemente elevato. Küchen e gli Angles sono poco noti in Italia e mai ascoltati dal pubblico festivaliero. Ma Novara Jazz è oggi un festival diffuso che si estende per diversi mesi l'anno, e ciò da undici anni, e così il cortile del Broletto si riempie presto, tant'è che diverse persone rimangono in piedi: a occhio, sono stipati circa seicento spettatori. Il merito va equamente diviso tra la meravigliosa, coinvolgente, proposta musicale di Küchen & Co. e gli organizzatori (con Corrado Beldì in testa) che, con determinazione e tenacia, sono riusciti in questi anni a realizzare un piccolo miracolo di coerenza e qualità, di abilità organizzativa e di comunicazione. Accade così che una scelta coraggiosa, per l'Italia in apparenza, come quella degli Angles 8, possa pagare in termini di pubblico e visibilità nonostante le cassandre e i carrozzoni festivalieri.

E' recentissima l'uscita del meraviglioso Injuries (Clean Feed primavera 2014) sul quale, con scarsa originalità, si basa tutto il concerto. L'iniziale, qui e là, European Boogie denuncia fin dal titolo il suo profondo radicamento in un rhythm and blues ripensato e filtrato. La cadenza solitaria del vibrafono, strumento stabilmente ritrovato, del bravissimo Mattias Stahl, apre il brano che si impone, sorretto e sospinto dalla forza dell'accoppiata Berthling/Werliin. Su un ostinato di basso supportato dalla fantasiosa batteria di Weerlin, originalissimo e sincretico, compare un tema degno del Sun Ra più visionario quale quello della marcia degli elefanti rosa dal disneyano Dumbo. Poi i soli con una menzione speciale, qui e nel corso di tutto il concerto, per Goran Kajfes, straordinario, generoso cornettista.

A contrasto segue il funebre, disperato A Desert On Fire segnato dal rintocco a morte del contrabbasso e del piano, altrimenti mobilissimo, di Alexander Zethson; poi lentamente e sommessamente fanno il loro ingresso batteria, vibrafono e gli altri strumenti per uno dei brani più cupi ascoltati da tempo; anche qui tuttavia ad emergere è il senso di comunità e di appartenenza di una formazione che ha nel sentire comune uno dei suoi punti di forza e originalità. Anche quando i diversi soli si susseguono immancabilmente non viene mai meno il senso di collettivo impegnato per un risultato finale comune. In Eti, dopo l'iniziale invocazione di Küchen su un fondale tenuto, come fosse un muezzin, e dopo una transizione, magnificamente scritta ed eseguita, compare ancora un riff ritmico, trascinante nella sua semplicità, che presto si estende a tutto il gruppo e diventa la base per una danza su cui i singoli possono esprimersi all'interno di una cornice condivisa. Nota di menzione spetta al soprano di Eirik Hegdal altrimenti sovente impegnato in un supporto ritmico. Ancora altri brani: da Injuries, il danzante Ubabba divertente e divertito e, in uno dei vertici del concerto, il brano eponimo Injuries tra il canto spiegato della guerra civile spagnola così come evocata dalla Liberation Orchestra e l'urlo collettivo di Ascension. In Compartimentalization il suono qui arcaico di Werliin contrasta meravigliosamente con l'ennesimo tema di due note, di rara efficacia e capacità di coinvolgimento di Küchen, che si ritaglia qui un assolo sghembo e sgraziato, di straordinaria coerenza e forza. Every Woman Is A Tree, dall'album omonimo, ha invece un tema più articolato e complesso e assai diverso, nel carattere e nella capacità di coinvolgimento, dalla recente produzione di questa imprescindibile formazione. Poi alcuni bis a chiusa di un memorabile concerto che dimostra quanto intelligenza e creatività musicale, attualità e radicamento nella stagione del free storico, comunione ed essenzialità di intenti possano essere terreno di coltura per una proposta originale e nuova quanto divertente.







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Data pubblicazione: 13/07/2014

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