Gary Burton Generation
Quintet
22 luglio 2005 - Jazz Showcase – Chicago
Jazz
showcase, Chicago, il locale è un pezzetto di storia del jazz, in una città
che per il jazz è seconda solo a New York. Dietro al piccolo palco c'è una gigantografia
di un sorridente Charlie Parker, quasi stia lì a sorvegliare, a vigilare
che la musica sia quella buona per davvero. E quella che abbiamo ascoltato stasera
lo era eccome. Sul palco il grande Gary Burton, col suo ultimo progetto
Generation Quintet, per capirci, se sommiamo gli anni dei quattro compagni
non penso si raggiungano quelli del leader. Ma i talentuosi ragazzi non si
fanno certo intimidire e suonano alla grande. Dopo l'iniziale omaggio a Steve
Swallow, il concerto propone tutte composizione dei giovani leoni. Il chitarrista
(neanche diciottenne) Julian Lage, si mette in mostra con assolo veloci e
brillanti, e l'interplay che si instaura tra lui ed il vibrafonista rende il sound
speciale. Il pianista Vadim Neselovskyi non è certo da meno, le sue improvvisazioni
sono di una velocità spettacolare, e di un'inventiva davvero straordinaria, soprattutto
se pensiamo all'età. Quando avrà sviluppato tutte le potenzialità tecniche anche
con la mano sinistra, sarà davvero grande. Ottima anche il resto della band con
il bassista Luques Curtes ed il batterista James William sempre pronti
a sostenere i tre scatenati solisti, dando prova della loro bravura tenendo per
tutto il concerto un ritmo serrato. E poi c'era naturalmente lui, Gary Burton,
col suo suono caldo e dolce, maestro negli assolo e pilastro portante del gruppo,
guida i quattro scatenati tra le intricate armonie e melodie del jazz, con quel
modo sornione di suonare che sempre lo contraddistingue.
Malachi Thompson
Freebop Band Featured Billy Harper & Oliver Lake
20 agosto 2005 - Green Mill – Chicago
Green
Mill, un'altro pezzo di storia del jazz… locale affollatissimo per il grande
trombettista di Chicago, già compagno di suonate del grande Lester Bowie,
qui in compagnia del suo quartetto e con ospiti i due giganti delle ance, Billy
Harper ed Oliver Lake. Il concerto sarà qualcosa di sublime! Si parte
con Mr Monk, composizione
del leader dedicata al grande maestro, e ciò che subito salta all'"orecchio"
è la bellezza e la potenza del fronte sonoro sviluppato dai fiati, il caldo e poderoso
suono del tenore di Harper si scontra magicamente col sound acido e rude
dell'alto di Lake, melodico e pensato l'uno, "armolodico" ed improvvisato
l'altro, e ad infuocare il tutto il flicorno di Thompson, dal timbro e dalla
cadenza tutti suoi, a volte a smorzare, altre ad esaltare lo scontro. Il pianista
Kirk Brown, dal tocco dolce e defilato, sviluppa un solo alla Thelonious
di rara bellezza, mentre la ritmica porta il ritmo alle alte velocità, con batterista
e bassista in continuo inseguimento. Il secondo brano è una composizione di
Herbie Hancock, 25 minuti di grande musica, continui
cambi di tempo, di armonia e di melodia, con i tre fiati che si sfidano a giro in
una sequenza di improvvisazioni impressionante, prima otto battute ciascuno, poi
4, poi due, poi una ed è scontro totale che produce musica totale! Il concerto si
conclude con un'altra dedica a Monk,
Epistrophy… stanotte al
Green Mill c'è stata grande musica!
Tales Out of
Time (Germany) with
Peter Brötzmann, Kent Kessler, Michael Zerang, Joe McPhee
Peter Brötzmann 'Duos' (Germany) with
Jeb Bishop, Fred Lonberg-Holm, Mars Williams
3 e 10 agosto 2005 - Empty Bottle - Chicago
Peter
Brotzmann è uno dei più importanti esponenti della musica improvvisata di questi
ultimi venti anni. E' tedesco, bianco, ma quando suona sembra di vedere e di sentire
l'Albert Ayler più incazzato degli anni sessanta, in piena contestazione.
Siamo invece negli anni zero, ma la musica è quella, ricerca delle potenzialità
più estreme dello strumento… dovreste vederlo mentre col suo coltellino tascabile
"affila", "modifica", rende "unica" l'ancia dello strumento che sta per far letteralmente
infiammare. Lo abbiamo ammirato in due formazioni che ci hanno permesso di ascoltare
musica estremamente raffinata, e di poter godere dell'incontro della personalità
di Brotzmann con un altro pezzo da novanta, il polistrumentista Joe McPhee.
Il primo concerto vede il quartetto impegnato in due lunghe composizioni originali
che vanno dai tempi veloci ed improvvisazioni totali, ai tempi lenti e soli dei
singoli strumentisti. A risaltare è il potente e sempre sorprendente suono di
Brotzmann che si alterna ai sax ed al clarinetto, che si contrappone, si completa
col suono alla Cherry della pocket trumpet di McPhee (praticamente
l'unico strumento utilizzato). Grandi ricerche del batterista, capace di farci ascoltare
suoni e "rumori" suggestivi ed "esotici" dalle sue percussioni, sempre sostenuto
dalla potente cavata del contrabbasso di Kessler, davvero grande a ritagliarsi
i suoi spazi davanti a personalità così forti.
La seconda serata era dedicata ai duo, che ha visto Brotzmann suonare
a turno col trombonista Jeb Bishop, col violoncellista Fred Lonberg-Holm,
e con un altro sassofonista, l'americano Mars Williams. L'intento era quello
di uno scambio di dee, una "chiacchierata" tra amici a proposito di musica, con
un folto pubblico ad ascoltare. Ed i "discorsi" erano guidati e pensati soprattutto
da Brotzmann, e non potevano essere che discorsi estremi. Musica "forte"
che riesce a darti emozioni forti.