Brian Blade and The Fellowship Band Quisisana Jazz Events 2012
Castellammare di Stabia, 28 luglio 2012 di Vincenzo Rizzo
Myron Walden - alto
saxophone, bass clarinet
Melvin Butler - tenor saxophone, soprano saxophone
Jon Cowherd - piano
Chris Thomas - double bass Brian
Blade - drums
Nelle accoglienti Antiche Terme Stabiesi di scena la formazione
creata da uno dei più apprezzati batteristi in circolazione,
Brian Blade che, affiancato da quattro magnifici musicisti, ha dato
vita ad una serata carica di grande forza emotiva riuscendo sicuramente a trasferire
al numeroso pubblico presente profonde emozioni.
Blade, polistrumentista per tutta l'adolescenza
prima di approdare al proprio strumento definitivo, è un batterista afroamericano
di vaglia. Dopo il suo debutto assieme a Joshua Redman e Kenny Garrett in qualità
di sideman,
Wayne
Shorter lo pretende nel suo quartetto. Numerose le altre collaborazioni,
anche in ambito non prettamente jazzistico, che ne arricchiscono la cultura e lo
completano musicalmente: Joni Mitchell,
Bill Frisell,
Norah Jones, Emmylou Harris e Bob Dylan. Alla fine degli anni Novanta incontra a
New Orleans il pianista Jon Cowherd, stringe con lui una sincera amicizia e inizia
una pressante collaborazione con la scrittura di numerosi brani sfruttando la grande
vena compositiva che entrambi dimostrano di possedere. E seppure Blade, che scrive
alla chitarra, e Cowherd compongono separatamente, le loro canzoni si integrano
a meraviglia tanto da decidere assieme, nel 1998, la creazione della Fellowship
Band. Il gruppo, nel corso degli anni, incide quattro dischi:
Brian
Blade Fellowship (Blue
Note, 1998), Perceptual (Blue
Note, 2000), Season of Changes (Verve, 2008) e Mama Rosa (Verve Forecast, 2009).
Fanno parte del gruppo i sassofonisti Myron Walden e Melvin Butler, i chitarristi
Jeff Parker e Dave Easley ed il contrabbassista Chris Thomas. Con questa formazione
pubblicano il loro omonimo album di debutto prima di sostituire Parker con il giovane
e talentuoso chitarrista Kurt Rosenwinkel.
Alle ventidue in punto il gruppo sale sul palco delle Terme Stabiesi
e, con un "intro" del pianista Jon Cowherd, parte la serata. Blade
è subito protagonista e "tira" il quintetto nelle splendide atmosfere dei suoi brani
che hanno reso questo concerto veramente memorabile con il suo personalissimo ed
impareggiabile "drumming", sempre incalzante e presente ma mai invadente che esprime
grandissima personalità ma altrettanta sensibilità nel non sovrastare mai gli altri
componenti del gruppo.
Tra le reminiscenze parkeriane e la lezione di Coltrane che traspaiono nelle note
di Butler, Walden offre invece una musica giovane, fresca, a volte
temeraria, che non ha paura di lanciarsi verso strade poco battute, dissonanze ardite,
idee ritmiche suggestive e complicate, soprattutto negli assoli con il clarino baritono.
Nelle quasi due ore ininterrotte di musica, fruita con grande partecipazione dai
presenti, il quintetto ha operato con straordinaria valenza narrativa, disegnando
astratti paesaggi dal fascino intenso: hanno prevalso climi sospesi, in lenta e
sottile trasformazione, oblique melodie improvvisate dai sassofonisti (tenore e
alto), il tutto sugli accordi modali di Jon Cowherd. Le emozionanti linee
ritmiche di Chris Thomas hanno dominato magistralmente il senso del tempo
ed il drumming di Blade non è stato da meno. Il batterista ha offerto una prova
superlativa, all'altezza della sua fama.
Particolarmente concentrato sulla sua musica, in alcuni momenti
anche schivo agli applausi del pubblico, il batterista della Louisiana ha letteralmente
incantato per la ricchezza, la velocità e, al contempo, la delicatezza del suo eloquio.
Solo il bis finale, con il pubblico in piedi in una meritata
standing ovation, ha lasciato defluire la tensione emozionale cresciuta durante
la splendida esibizione, con l'interpretazione di un cadenzato blues stile "New
Orleans" che ha coinvolto proprio tutti.
Chi era venuto per sentire swing probabilmente è rimasto deluso.
Stasera la scena era tutta improntata su di una melodia libera e ardita, senza eccessivi
fronzoli estetici ma piena manifestazione di classe e gusto infiniti (caratteristica
questa tipica dei "grandi"), che è riuscita a mantenere inalterato per l'intera
serata il proprio potere suggestivo.