Slam cd 262
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Alex Von Schlippenbach
Vesuvius
1. Salamandre
2. Leviathan
Alex Von Schlippenbach - piano Paul Dunmall - tenor saxophone Paul Rogers - 7 string all bass Tony Bianco - drums
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Dalla fredda terra teutonica…un pianista, Alexander von Schlippenbach,
dalle frequentazioni musicali variegate e non comuni, con alle spalle una tappa
importante per il jazz del vecchio continente, datata 1966,
anno in cui fonda la Globe Unity Orchesta. Un'orchestra che fece molto discutere
a quei tempi non fosse altro che per le controversie che innescò sulla definizione
della musica che suonava. Era free jazz o no? Era quella un'epoca di fermenti in
Europa, musicalmente parlando, contemporanea, dodecafonia, tradizione classica e
il jazz che ricercava nuovi linguaggi. Dalla Globe Unity fino agli inizi degli anni
settanta passarono comunque nomi importanti del jazz più libero. Successivamente,
dopo una parentesi in trio con Evan Parker e Paul Lovens, negli anni
'80 Alexander von Schlippenbach forma
la Berlin Contemporary Jazz Orchestra anche questa volta con musicisti d'avanguardia
come Misha Mengelberg e Aki Takase. E di recente invece segnaliamo
la sua interpretazione della musica di Thelonious Monk, per il quale nutre
una grande ammirazione, e al quale ha dedicato un cofanetto di 3 cd "Monk's Casino"
pubblicato per l'etichetta svizzera Intakt.
Ci occupiamo di lui però per parlavi di un suo album che ha preceduto
l'uscita di questo triplo e che è stato realizzato in una delle sue frequenti sortite
nella terra anglosassone, in quel di Londra, sul finire del
2004 per l'etichetta Slam in compagnia
di due musicisti inglesi Paul Dunmall e Paul Rogers, rispettivamente
al sax tenore e al basso a 7 corde, complice il batterista Tony Bianco, americano,
ma trapiantato da tempo in Inghilterra. Si chiama "Vesuvius"
e contiene due brani dalla durata non indifferente: Salamandre
di 29.11 minuti e Leviathan di 34.47. Va detto
subito che tutto l'album è totalmente intriso di un'energia incontenibile che trascina
in un ascolto che deve essere necessariamente attento ed esente da qualsiasi distrazione.
Non è un album per trastullarsi o per rilassarsi. Sono 64 minuti volti a
sprigionare un linguaggio musicale che contiene elementi del free di vecchia memoria,
le spigolature e i sentieri impervi della avanguardia newyorkese.
La sezione ritmica formata da Rogers e Bianco crea una base
sulla quale si innescano le acrobazie del sax di Dunmall e il grande lavoro
di ricerca del pianista tedesco. Il primo brano Salamandre sin dall'inizio
è caratterizzato una atmosfera nervosa con in primo piano ora il tenore di Dunmall,
ora il piano Schlippenbach in un alternarsi continuo che lievita sempre più
per affievolirsi occasionalmente e dare spazio all'assolo di Rogers che grazie
alle sette corde riesce a lambire anche le estremità più alte della gamma che il
suo strumento è in grado di restituire. C'è spazio all'interno del brano anche per
il solo di Bianco alla batteria.
Leviathan è invece un brano che si apre in una atmosfera cosmica dove
i quattro sembrano vagare in solitudine, per poi, man mano che si va avanti, integrarsi
l'un l'altro finché la musica diviene di nuovo pulsante ed energica e il brano esplica
una struttura per certi aspetti simile al precedente.
Vesuvius è in definitiva un lavoro incandescente come la simbologia vulcanica
raffigurata in copertina e Alexander von Schlippenbach in questo contesto
riprende il discorso già iniziato con la Globe Unity Orchesta, oggi arricchito
dall'incontro con tre musicisti che sui versanti del jazz moderno si muovono da
sempre con disinvoltura, e che tiene conto dei mutamenti e delle evoluzioni che
questo linguaggio ha subito nel corso degli anni.
Consigliato a chi ama conoscere un aspetto del jazz, affascinante per
la sua imprevedibilità, e sul quale i pareri di critica e appassionati sono da sempre
discordi.
Giuseppe Mavilla per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 21/01/2007
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