Tingvall Trio
Vägen
Skip Records 2011 Skp 9107-2, Distr. Ird
1. Sevilla
2. Vägen
3. Högtid
4. Tuc-Tuc Man
5. Den Ensamme Mannen
6. Pä Väg
7. Shejk Schröder
8. Vaggvisa/Morgon
9. Tidervav
10. Efter Livet (Whit Strings & Horns)
Martin Tingvall - pianoforte
Omar Rodriguez Calvo - contrabbasso
Jürgen Spiegel - batteria
Fioccano definizioni e catalogazioni su questo trio: jazz nordico, repertorio orientato
alla canzone, pop-jazz, pop melodico. Tutte piuttosto abominevoli bisogna dire e,
inoltre, fuorvianti. Ma tant'è, e quindi bisogna prenderne atto. Ora, al di là delle
disquisizioni di stile, demagogiche, sull'esistenza di un jazz con una targa particolare,
il Tingvall Trio fa bella e buona musica. Il connubio nasce nel 2003 e ruota,
manco a dirlo, intorno al pianista svedese (costui è nordico per davvero) Martin
Tingvall, che compone anche tutti i brani di "Vägen". Al suo fianco,
in veste di attori e non semplici comprimari, Omar Rodriguez Calvo, cubano
(e non con targa scandinava, guarda un po'), contrabbassista di grande creatività,
dal passato ondeggiante tra rock e classica; tamburi e piatti sono appannaggio di
Jürgen Spiegel, tedesco di Amburgo (a sud della Scandinavia, quindi), con
un background da rocker e da hip hop drummer. Il risultato di questa mescolanza
di radici etniche ha dato frutto a ben quattro dischi, ultimo in ordine di tempo
è "Vägen", che – con ogni evidenza – ha consegnato il trio ai più.
Il tratto comune, il fil rouge è solo nel suono riconoscibile dei tre
musicisti. Le variazioni sono sempre dietro l'angolo: "Sevilla" è
un midtempo roccioso, dai rapidi cambi di volume sonoro, con la batteria
di Spiegel, dai piatti diamantati, a dare spunto alle rapide evoluzioni di Martin
Tingvall. Il brano eponimo è, ancora, imbastito sulle sferzanti poliritmie del batterista,
che fa da contraltare alle note più smussate del pianoforte. Con "Högtid"
viene fuori tutta la cultura europea, quella classica per intenderci, dove le note
sono ben pesate, alla stregua della marcata linea melodica di "Den Ensamme Mannen"
e delle sognanti sospensioni di "Vaggvisa/Morgon". D'altra pasta è fatta
"Tuc-Tuc Man", dirompente nel suo accennato riff orientaleggiante (omofonico
dell'incedere del celebre mezzo di locomozione in voga nei paesi asiatici) che acquista
groove nelle pulsazioni tornite di Omar Rodriguez Calvo, rimbrottate dallo sferzante
e puntuale Spiegel. Altro podio conquista "Shejk Schröder", dove confluisce
tutto il jazz non manieristico e Martin Tingvall ritaglia lussureggianti rapsodie
incalzato dallo swing costante e dalla ricchezza melodica di Rodriguez Calvo. "Efter
Livet" chiude l'album con una sorpresa: il piano trio è arricchito dagli archi
che liberano tutta la natura polifonica della composizione, aprendo – forse – una
nuova strada, un'ipotesi percorribile per Tingvall e sodali.
Una cosa è certa: in "Vägen" nulla è scontato.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 18/03/2012
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