Tingvall Trio
In Concert
Skip Records (2013) SKP 9127-2, distr. Ird
1. Hjälten
2. Nu Djävlar
3. Avsked
4. V?gen
5. Mustasch
6. Movie
7. Hajskraj
8. Utsikt
9. Valsang
10. Mjau
11. Trolldans-Monster
12. Efter Livet
13. Nimis
Martin Tingvall - pianoforte Omar Rodriguez Calvo - contrabbasso Jürgen Spiegel - batteria e percussioni
Un tempo si poteva parlare di un trio che prometteva bene, che aveva trovato
una bella via all'interno dei meandri del jazz europeo; lo si paragonava – quasi
inevitabilmente – all'E.S.T., non solo per la provenienza geografica. A distanza
di anni e di un buon numero di dischi, Tingvall e sodali hanno il loro personale
spazio, fatto di notorietà non massmediatica, ma dettata dalla sostanza musicale
che trasmettono. "In Concert" è utile per coloro i quali non hanno mai
visto la triade dal vivo, così da poter comprendere quanto siano travolgenti e freschi
nel dare voce alle composizioni del leader. Un modo, inoltre, per poter convincere
i diffidenti o i conservatori a tutti i costi, e chi ha ancora qualche dubbio sulla
capacità creativa del trio.
Registrato nel 2012 tra Bad Wörishofen e Innsbruck, "In Concert" rappresenta un importante passo in avanti del polietnico
piccolo combo (Calvo è cubano, mentre Spegel tedesco e il leader svedese), perché
in presa diretta vengono fuori tanti pregi che il disco non sempre lascia ascoltare.
Una coesione che sembrava appartenere a un passato troppo lontano, sanno amalgamare
le linee melodiche, sempre in proscenio, con un'improvvisazione naturalmente calibrata;
hanno in mano la situazione in ogni momento e passano con disarmante naturalezza
dagli stilemi neoclassici europei a ruggiti da fast-western piano che non si odono
più, salvo per chi rende omaggio a Fats Waller.
Martin Tingvall sa tenere per mano il gruppo e modula il volume tra fortissimo
e pianissimo in modo fluido, senza calcare la mano: quasi senza farsi notare. Il
passo di Omar Rodriguez Calvo è sempre deciso, granuloso, dagli attacchi
decisi e sa raddoppiare le note come pochi; Jürgen Spiegel riesce ad avere
un timing perfetto, ma anche ad allontanarsi dai vincoli ritmici convenzionali con
una ricchezza di timbri e di groove che fiorisce nel gioco cassa-rullante e nel
tocco del piatto ritmico. Le note pesate e scandite, accarezzate con quella maschia
decisione che pochi pianisti hanno, anche nelle ballad ("Avsked", per esempio)
o nelle pieghe di uno spartito mutuato dai Balcani ("Mustach").
Il Tingvall Trio tiene tutte le musiche raccolte nelle mani. I tre sanno, con veemenza
e trasporto, proiettare su di un grande telo le più belle immagini di quello che
è il jazz oggi.
Sconsigliato a chi ritiene che il buon jazz lo si trovi solo nel Real Book e dintorni.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 602 volte
Data pubblicazione: 30/09/2013
|
|