Secondo lavoro discografico per il Luigi Martinale Quartet, formazione costituita da quanto di più fresco e promettente si trovi attualmente nel panorama jazzistico nazionale. Dopo il celebrato esordio discografico con
Eyes and Stripes, Luigi Martinale presenta adesso
Urka, avvalendosi ancora del valido supporto di Nicola Muresu al basso ed Alessandro Minetto alla batteria, e confermando gli alti livelli di simbiosi artistica che il suo raffinato senso estetico di compositore riesce a raggiungere in combinazione con l'eclettica sensibilità espressiva di Fabrizio Bosso. Non a caso, sebbene a poca distanza di tempo l'uno dall'altro, entrambi hanno riscontrato il plauso degli addetti ai lavori spiccando ai vertici della classifica come Miglior Nuovo Talento nel referendum indetto dalla rivista Musica Jazz.
In questo nuovo set di brani originali, perfettamente all'altezza delle attese che il primo aveva alimentato, il pianista piemontese rivela quasi una doppia personalità, una duplice anima: una lirica e trasognante, sottolineata dal suono discreto del flicorno di Bosso, l'altra più umoristica e sbarazzina, alla quale in genere corrisponde, anche qui perfettamente, la sonorità più squillante e chiacchiericcia della tromba.
Senza pretendere d'esser esaustivi nell'esplorazione della sequenza dei pezzi, l'attenzione dell'ascoltatore viene immediatamente catturata dall'accattivante motivo d'apertura da cui trae titolo l'intero CD, nel quale, dopo un incipit
intimo, di maniera quasi classica, introdotto dal piano di Martinale, si svolge una figura in tre movimenti dove il tempo di mazurka stempera l'iniziale malinconia, su cui stacca vivida e calda la tromba di Fabrizio Bosso, le cui soluzioni improvvisative si intrecciano in modo brillante a quelle del piano.
E se è vero che anche il dichiarato omaggio al pianista Pieranunzi,
News From The Pier, è un valzer, si può allora
pacificamente affermare che Martinale sulle cadenze in tre quarti si trovi
perfettamente a suo agio, sia come artigiano melodista che come tessitore di
sottili trame d'estemporaneità.
Dalle sue composizioni traspare a volte un'espressività immaginifica, come nel secondo brano, quasi estrapolazione da una colonna sonora, tanto che nella notazione narrativa dell'assolo del flicorno sembra di scorrere con gli occhi le parole di una lettera, per poi accorgersi dal booklet
che il pezzo si intitola
Unexpected news.
Assolutamente da gustare
Yes, I Have, in entrambe le sue versioni, di proposito collocate diametralmente opposte l'una all'altra, trattandosi infatti di due brani totalmente differenti: prima un garbato swing in cui Martinale trasfonde tutta l'eleganza del suo tocco, esaltato dalla nitida precisione delle note di Bosso, questa volta alla tromba, e forse più disinvolto nei tempi celeri. Tanto in sottofondo che nelle misure a lui riservate, tra un riff di piano ed un intervento di tromba affiora anche un pregiato timing
del rullante di
Sandro Minetto. Poi, l'agile andamento swingato nella reprise
alla decima traccia si trasforma in un travolgente fast sospinto da una maggiore velocità metronomica, sulla quale la vena ironica dell'autore infonde un'impronta quasi bop: è su questo che Bosso scioglie i suoi pistoni
in articolati fraseggi, come pure Martinale pare voler far sfogare le sue dita
nel tempo più martellante del brano, cosicché i loro interventi alternati
sembrano un subliminale invito a cercare una loro esibizione dal vivo.
Ad un blues inserito a centro album per scaricare l'attenzione dell'ascoltatore,
Crooked Blues, così diretto che solo l'orecchio addestrato si accorge che viaggia su un 7/4 latino, segue
Open Spaces, una ballad che rimarca
la capacità evocativa delle composizioni più lente di Martinale, cui la
suggestiva voce del flicorno di Bosso riesce a conferire il giusto timbro
interpretativo, toccando corde ancora interiori, accarezzandole senza mai
tuttavia scuoterle.
Il brano
We Need a Medium
sviluppa un tema principale immediato nella sua semplicità,
tanto da restare così facilmente in mente che si finisce quasi per
fischiettarlo. Di fine perspicacia creativa il finale ad insistere su una
minimale linea melodica ciclicamente modulata per tutto il giro delle quattro
tonalità coinvolte dal pezzo.
Giunge quasi alla fine quello che definiremmo il brano più delicato dell'intero album,
Nothng Is Wrong, una romantica slow bossa
in cui sono da evidenziare l'ottimo lavoro di spazzole di
Sandro Minetto e la robusta voce del contrabbasso di Nicola Muresu, che con il suo recitato ripercorre egregiamente la tessitura melodica del pezzo, così come molto scavata è anche la rilettura che nel suo assolo ne dà lo stesso
Martinale.
Echi anni '30 con uno stride per quartetto in
Back to the roots, un ritorno alle radici molto divertente nel simulare l'incerto e saltellante scorrere della puntina sul solco di un vecchio vinile, giusto per chiudere con una ennesima nota di spirito. E dato lo spiccato sense of humour del leader, non poteva mancare un'ultima trovata: una
traccia fantasma di quattro secondi ad un ritmo a dir poco… bruciante.
Un CD vario ma coerente, ben strutturato nella presentazione dei brani, che scivola tranquillo dentro il suo lettore e accompagna chi lo ascolta per la prima volta a conoscere le potenzialità, in atto e in fatto, di un giovane quartetto di cui certamente si sentirà parlare molto negli anni a venire, tanto per le capacità e la maestria tecnica dei singoli membri, quanto per la pregiata vena compositiva di chi idealmente li guida.
C'è da auspicare che Bosso, il quale in tante formazioni ha militato, abbia in questa finalmente trovato la propria dimensione e, come pare, il giusto affiatamento, sì da regalare ancora altre realizzazioni affidandosi alle sopraffine partiture di Martinale.
Infine, per apprezzare fino
in fondo la fine arguzia del giovane compositore, invitiamo a non mancare di
consultare le simpatiche note di copertina, esplicative tanto dei titoli che del
progetto musicale. Antonio
Terzo
Una conferma arriva dal piemontese Luigi
Martinale, pianista dal tocco misuratissimo e compositore dalla vena sapida.
"Urka" conferma quanto di buono era già emerso nelle
registrazioni precedenti, e si pone come una pietra angolare nei discorsi
espressivi del leader. Affiancato da un gruppo dì livello (Fabrizio
Bosso, Nicola Muresu, contrabbasso e Alessandro Minetto)
Martinale indaga in molteplici direzioni: la mazurka sbilenca della title track,
i deliziosi giochi di parole e di note (Yes I Have, altro non è che la
risposta - anche musicale - alla domanda posta dal celebre standard Have You
Met Miss Jones?) , le dediche più o meno nascoste (News From The
Pier, dedicata, naturalmente, a Enrico Pieranunzi), le sperimentazioni
ritmiche, come il 7/4 di Crooked Blues. Insomma, un disco bello e
convincente, firmato da un pianista che non deve dimostrare più
nulla. V.M. - Jazzit - marzo/aprile
2003
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Data pubblicazione: 13/04/2003
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