Il pianista italo belga ripropone in questa
terza avventura con il suo trio la sua visione solare ed istintiva dell' improvvisazione
jazz, il suo amore irrefrenabile per il gioco ritmico, la sua curiosità verso tutti
i generi musicali. Questo Trippin ha sonorità
jazz.-rock tipo anni 70, camminate lungo Tin Pan Alley, sogni africani, incursioni
nel funky e nella musica di Stevie Wonder. C'è addirittura un episodio, "The
Shadows of your smile", che si può tranquillamente ambientare
nella musica classica europea tardo romantica; un tumultuoso omaggio a Richie Beirach,
con il quale Legnini ha studiato in un suo soggiorno newyorkese di alcuni anni fa.
Il pregio di Trippin è la capacità del leader, ben coadiuvato dai
due partners, di tenere sempre viva l' attenzione dell' ascoltatore con un lavoro
ritmico poderoso ed inesauribile. Quando questo elemento viene meno, ad esempio
nella rilettura di "Darn That Dream" il discorso
musicale appare molto meno ispirato e convincente. Il jazz di Legnini si nutre di
pura energia ritmica e sonora. Lui stesso dichiara, il suo amore, fra l' altro abbastanza
recente quindi molto vivo ed intenso, per pianisti funk- soul come Les McCann o
Pineas Newborn. Non a caso tutti i pezzi di di "Trippin" da lui firmati sono
immersi in queste atmosfere roventi, a parte alcune brevi sequenze solistiche, francamente
non indimenticabili.
Quello che comunque traspare da questo disco, al di là dei limiti di cui
sopra, è una ricerca musicale non ancora conclusa; un viaggio che non ha ancora
trovato una direzione precisa. Legnini (che ha collaborato a lungo con
Stefano
Di Battista e
Flavio Boltro)
ha dichiarato ad esempio, alla rivista francese Jazz Magazine, la sua intenzione
di esplorare l' immenso patrimonio della musica africana in generale e del Mali
in particolare Già in questo disco c'è un brano, "Casa Bamako" che va in
questa direzione, Siamo quindi davanti ad un musicista che non vuole rinchiudersi
dentro i territori risaputi del neo bop o del pianismo post evansiano.
Bon voyage Eric, ti aspettiamo, fiduciosi e un po' dubbiosi, alla prossima
tappa.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/06/2009
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