Il jazz, e la voglia di libertà
di Massimiliano Cerreto
Il suo primo disco solista (AAAHHHUUUMMM!!! – il Manifesto) è stato un grandissimo successo. Merito anche degli oltre trenta artisti (musicisti e non) che vi parteciparono e, tra, questi, l'attore
Mario Scarpetta, che è recentemente scomparso. Ma come portare in scena un'opera così complessa e articolata? E' questa la domanda che si è posto il batterista e compositore
Enrico Del Gaudio. Nasce, allora, "Standards vol.1 (Ipotesi n°1 per un concerto di Jazz)".
Ad essere sinceri, l'album non è assolutamente una mera riproposizione di "AAAHHHUUUMMM!!!". Ciò che rimane immutato è, però, il desiderio di
Enrico Del Gaudio di ritrovare l'essenza del Jazz. Ed è questo desiderio che l'artista partenopeo intende portare in scena, seppure virtualmente dato che "Standards vol.1" è interamente registrato in studio. Ma del live, l'atmosfera c'è proprio tutta. Se si osserva, ad esempio, la durata dei brani, ci si rende conto che le tracce sono tutte unite da un continuum sonoro che non è per niente interrotto dalle numerose digressioni tematiche.
E c'è una cosa che merita ancora più attenzione: il significato che l'artista da alla parola standards. «Aver aperto il disco con la overture dell'Opera da tre soldi di Bertold Brecht
(musiche di Kurt Weill – nda) significa andare aldilà del concetto tradizionale di standard. Per me, sono standards quei brani in cui riconosco la mia storia, artistica e non». (Enrico Del Gaudio). Queste parole permettono di comprendere la presenza, in "Standards vol.1", di composizioni di Ennio Morricone, Frank Zappa, Jimi Hendrix e Carlo Rustichelli.
Più difficile, invece, definire (leggi "etichettare") la musica interpretata da
Enrico Del Gaudio e dai suoi (bravissimi) compagni d'avventura. Tutti artisti senza i quali, come si comprenderà più tardi dalle dichiarazioni dello stesso Del Gaudio, il disco non sarebbe stato lo stesso. Seguendo l'ordine del booklet, abbiamo
Antonio Iasevoli (chitarre), Vittorio Pepe (al basso), Pericle Odierna (sassofoni e clarinetti),
Filippo Dallio (chitarre) e Piero De Asmundis (pianoforte).
Ecco, allora, cosa dichiara Enrico Del Gaudio a proposito della sua musica: «In "Standards Vol.1" c'è il tentativo di ritornare alla radice più intima del jazz, ossia al concetto di musica improvvisata. Ciò, però, attraverso delle forme espressive che sono decisamente moderne. Non deve stupire, quindi, l'apertura al free jazz e a quello che definisco punk jazz. L'elemento dominante di "Standards Vol.1" - a differenza di "AAAHHHUUUMMM!!!" in cui descrivevo la mia visone della realtà quotidiana attraverso la rilettura della musica di Mingus – è il gruppo. In altre parole, quello che si ascolta nel disco è il mio modo di concepire la musica dal vivo e, più in particolare, la musica che considero come il risultato dell'interplay con i miei musicisti. E', quindi, il talento e lo stile di ciascuno di loro ad aver influenzato maggiormente le mie scelte».
In una simile concezione della musica, anche il drumming di Enrico Del Gaudio
risulta poco codificabile. Chi conosce la sua storia artistica può (ri)trovare, nel disco, il batterista della "Federico II Jazz Orchestra", una delle esperienze più recenti; l'alterego ritmico della musica senza confini (dire World Music sa troppo di "etichetta") del geniale Daniele Sepe, con cui ha collaborato in passato; il sessionmen instacabile e dal fraseggio
pressoché illimitato. L'ex allievo di Valter Scotti e Antonio Golino, i fondatori della scuola batteristica napoletana, è dunque cresciuto, e già da tempo. L'album è un ulteriore conferma della unicità dello stile di Enrico Del Gaudio, che risiede nella rara capacità di essere suonare in modo davvero musicale, nell'essere musicista prima ancora che strumentista.
In "Standards Vol.1" c'è, poi, anche una cosa che spesso, troppo spesso, manca nei dischi, e non solo in quelli di jazz: l'ironia (e l'autoironia). Lo testimonia, ad esempio la rilettura di "Jelly Roll", che ci riporta alle sigle dei primi cartoni animati americani. E puro divertimento emerge anche dalle interpretazioni di "Indagine", e dalla rilettura in chiave Ska di "Let's make the water turn back". Senza dimenticare, infine, "Cha Cha" di Carlo Rustichelli. Ironia e disimpegno non devono, però, far pensare ad un'opera superficiale. E' solo che, per
Enrico Del Gaudio, e (purtroppo) pochi altri musicisti, jazz e noia non coincidono. Il disco può essere ordinato online sul sito
www.novoices.it
Facimm ‘o giezz
di Fabrizio Alessandrini (musicista e produttore discografico)
Molto tempo fa, ero adolescente, vidi in televisione Tullio De Piscopo che, suonando in modo "liberatorio", urlava a squarciagola «Facimm ‘o giezz...facimm ‘o giezz"» (Facciamo il jazz). Nel ripensare a quella trasmissione, vedo l'immagine di un musicista in netto contrasto con la figura del "jazzista" che, nelle mie esperienze più recenti, si è formata nella mia mente. Quando si pensa al "jazzista", si pensa ad una persona sobria, colta, intellettuale, e un po' con la puzza sotto il naso. Permane il concetto che il musicista che suona gli "standards" faccia parte di una elite musicale che, gelosamente, viene custodita da musicisti, critici, appassionati ecc... La diffusione di questo genere musicale è stata nel tempo inibita da questa mentalità ed atteggiamenti in netto contrasto con la natura stessa del "giezz". A mio avviso, non si deve dimenticare che il jazz trova le sue basi storiche e teoriche in forme musicali fortemente popolari. Nella gran parte dei casi, il repertorio jazzistico è, ancora oggi, espresso attraverso l'esecuzione di brani musicali vecchi di quasi mezzo secolo.
Enrico Del Gaudio, con questo suo ultimo lavoro, registrato in presa diretta (come si faceva una volta) senza tagli, correzioni o miracolose modifiche digitali, butta il sasso nello stagno. Contrariamente a quanto spesso avviene pone, al di sopra di ogni cosa, l'onestà dell'esecuzione, nella ricerca di un dialogo "necessario" ed incorreggibile. Esegue, poi, quei brani che lascerebbero disorientati molti jazzisti increduli del fatto che "Crosstown traffic" non si trova nel "Real Book". Se avete visto il film "La leggenda del pianista sull'oceano", ricorderete certamente una verità fondamentale: «...se non sai che musica è, allora è Jazz!». Il "Giezz" è una musica in costante evoluzione e cambiamento. Peccato che il "jazzista" non sempre lo sa!
(Testo tratto dalla Homepage del sito
www.novoices.it) |