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Ferrian's Nutimbre
Risk



denrecords.eu (2012)

1. Oblique
2. Undesir
3. Leaves
4. Risk
5. Hazardscapes
6. Neuphoria
7. Terra Non Firma

Stefano Ferrian - sassofono soprano e tenore
Vito Emanuele Galante - tromba
Simone Quatrana - pianoforte
Luca Pissavini - contrabbasso
Fabrizio Guerriero - batteria, giocattoli

Registrato nel gennaio 2012 a "Il Pollaio" Ronco Biellese, (BI)Tecnico del suono:Piergiorgio Miotto


Tutte le composizioni sono di Stefano Ferrian eccettuato 1 e 6 Ferrian/Pissavini e 5 Nutimbre


I componenti il Nutimbre sono tra i vincitori della prima edizione del Conad Jazz Contest, nato lo scorso anno all'interno della kermesse di Umbria Jazz con l'intento di promuovere i musicisti under 35.  L'incisione risale al gennaio 2012 per la propria dEN Record, etichetta che si distingue per la grafica minimalista e il packaging curatissimo ai limiti del maniacale: busta bianca con tagli che permettono l'inserimento di un foglio nero, piegato in quattro a formare un quadrato, sul quale vengono riportati i dati discografici. Il contenuto musicale mantiene però in minima parte le promesse dell'involucro a partire dalle scelte foniche e di missaggio: la batteria gonfiata, i tom sovradimensionati e costantemente in evidenza, di Carriero era forse più adatta ad un disco di pop nostrano più che a un disco con ambizioni di novità e raffinatezza quale il presente.

Pissavini e Quatrana i punti di forza ma la scelta dell'àncora pianistica è di difficile decodifica. Stefano Ferrian dimostra invece una fresca e positiva inquietudine con l'ideazione di progetti musicali diversi e piuttosto distanti e collaborazioni illustri (Ken Vandermark…tra gli altri) seppur occasionali. Sul sito è possibile ascoltare frammenti di altre formazioni con i Psychofagist in primis che, seppur impegnati in un grind core memore dei Painkiller, Locust, Black Sabbath Messhugah, mi sembrano più energetici, onesti, divertenti e sinceri della presente proposta.

I temi sono generalmente sgraziati, puntuti e dimenticabili. I riferimenti a Monk e Lacy paiono tutto sommato fuorvianti: di Monk non troviamo lo sguardo sull'abisso, il dialogo costante con il silenzio, la capacità di ascolto e di tacere, la inesauribile vena melodica. Troviamo sicuramente altro: la volontà di emergere con una musica aggiornata che prova a tener conto di quanto accaduto negli ultimi trent'anni, tecnica strumentale generale, il desiderio, più immaginato che reale, di proporre una musica rischiosa e non integrata a partire dal titolo e dalla scelta produttiva di nicchia.

Nel corso dell'incisione diversi momenti di valore e congrui che vengono però sovente sconfessati da quanto avviene prima e dopo e dalle scelte per gli aspetti motivici, timbrico-dinamici e improvvisativi. L'intro pianistica di Pissavini a Leaves che conduce al tema dolente, tra l'astrattismo sonoro dello Shorter di Nefertiti e Ornette, è momento pienamente riuscito ma il drumming iperbolico di Carriero è incongruo e il solo di Ferrian che segue è manierato.

In conclusione un album che lascia intravvedere diversi aspetti positivi ma che manca della preparazione e cura necessaria per poter essere valutato positivamente nell'insieme. Il Risk del titolo diventa così paradossale: il rischio è stato forse quello che correvano i cinque musicisti sapendosi non ancora pronti per una avventura tanto pretenziosa.

Andrea Gaggero per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 14/08/2013

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