Un Cd registrato al Village Vanguard, nell'aprile
2007, dopo circa dieci anni che questo quartetto
si esibisce in giro per il mondo. Ogni componente ha propri gruppi ma continua comunque
ad immergersi in questo quartetto come per "riconciliarsi" con un jazz che si spoglia
di tutte le contaminazioni, di tutte le sperimentazioni, le elettrificazioni e si
versa fluidamente senza bisogno di essere filtrato. Questo non vuol dire suonare
mainstream, il jazz di riferimento è quello di alcuni degli autori dei brani
scelti come Shorter, Miles e Mitchell. Lo swing è sempre sottostante,
sempre sgretolato e cosparso all'interno di evoluzioni ritmiche che puntano a rimarcare
l'andamento dei brani stessi. Il batterismo di Foster, che a tratti ricorda
il miglior Blakey, canta e suona insieme a tutti i componenti non lasciando
mai che i brani avanzino in modo "automatico".
Al Foster, Kevin Hayes, Douglas Weiss,
Eli Degibri, è un quartetto tipico che snocciola in 6 brani una tale molteplicità
di musica jazz da sembrare di ascoltarne almeno il doppio. Questo perché ad ogni
assolo c'è sempre il piglio di qualcuno, principalmente dello stesso Foster,
che induce ad un cambio di atmosfera la quale finisce con l'adattarsi alla perfezione
all'intenzione del momento che il solista avverte. Il tutto senza esitazione e qui
fuoriesce l'amalgama di un quartetto che conosce molto bene dove ognuno possa arrivare.
E così Degibri può volteggiare instancabile dall'inizio alla fine sostenuto
in modo magistrale da un solidissimo Hays il quale consente, così, a Foster
di incastrare il suo batterismo nei meandri delle frasi di Degibri inventando
figurazioni ritmiche continue che non vanno mai a sovrapporsi alle idee degli altri.
I suoni sono sempre tutti "miracolosamente" ben distinti.
E ciò si nota sin dal brano di apertura dove il soprano riesce ad eseguire
un solo di più di 4 minuti durante il quale Hayes è davvero co-protagonista
insieme a Foster che, poggiandosi sul contrabbasso di Weiss, può letteralmente
"infilare" continue acrobazie. In ESP,
oltre ad un elegante sax di Degibri, è molto bello il solo di Foster
contestualmente perfetto; sembra come se all'improvviso gli altri strumenti avessero
di colpo perso l'amplificazione lasciando Foster suonare da solo mantenendo
nel drumming sempre il brano nascosto ma presente.
La bellezza di una ballad come Blue In Green
offre al quartetto un momento di raffinatissimo jazz. Dopo l'esposizione del delicato
tema al soprano, Hays fa subito capire che qualcosa cambierà. E così avviene
non appena è il momento del suo solo. Hays comincia lentamente ad arricchire
e a rendere sempre più denso il suo pianismo, fino a quel momento essenziale, inducendo
Foster ad accelerazioni e cambi ritmici ovviamente sostenuti senza alcuna
difficoltà da Weiss. Analogamente fa Degibri al soprano. Riprende
il pezzo partendo da un'atmosfera soffusa per poi inerpicarsi in direzioni sempre
più ricche di colori fino ad "urlare" le note del tema che fanno tornare
il brano alla sua quiete originaria.
Seguono due composizioni di Foster. Peter's
Mood, introdotto da Hays che richiama alcune battute di "Jack
in the box", si sviluppa in una bossa appena accennata dalle spazzole di
Foster su cui Degibri si muove con una disinvoltura davvero egregia.
Weiss, che fino a quel momento aveva assunto magnificamente un ruolo di sostegno,
finalmente si espone in un solo molto melodico. In Brandyn
si ascolta un po' l'intero campionario di questo quartetto.
La chiusura è affidata a Fungii mama,
un calypso a firma di Blue Mitchell, il trombettista "Blue Note" con
cui Foster ha suonato. La mente torna a quel periodo fulgido degli anni
'60 dominato dalla prestigiosa etichetta americana
in cui giovani nuovi leoni come Foster e Corea si "facevano le
ossa". Particolarmente intenso il solo di contrabbasso di Weiss e i
four finali dove emerge la cantabilità del drumming di Foster.
"Amore, Pace e Jazz, è tutto ciò di cui abbiamo bisogno…" è la frase finale
di Foster durante i ringraziamenti e c'è da dire che è quanto si avverte
su questo CD, senza dubbio un live di pregevolissima fattura.
Marco Losavio per Jazzitalia
18/08/2011 | Gent Jazz Festival - X edizione: Dieci candeline per il Gent Jazz Festival, la rassegna jazzistica che si tiene nel ridente borgo medievale a meno di 60Km da Bruxelles, in Belgio, nella sede rinnovata del Bijloke Music Centre. Michel Portal, Sonny Rollins, Al Foster, Dave Holland, Al Di Meola, B.B. King, Terence Blanchard, Chick Corea...Questa decima edizione conferma il Gent Jazz come festival che, pur muovendosi nel contesto del jazz americano ed internazionale, riesce a coglierne le molteplici sfaccettature, proponendo i migliori nomi presenti sulla scena. (Antonio Terzo) |
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Data pubblicazione: 07/09/2008
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