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Mike Reed
Flesh & Bone
482 Music (2017)
1. Voyagers
2. First Reading: SF Sky
3. Conversation Music
4. A Separatist Party
5. The Magic Drum
6. My Imaginary Friend (Tyshawn Sorey)
7. I Want to Be Small: for Archibald Motley
8. Second Reading: Me Day
9. Watching the Boats
10. Call of Tomorrow (My Life Up Until the Present)
11. Scenes From the Next Life
Greg Ward - alto saxophone Tim Haldeman - tenor saxophone Ben Lamar Gay - cornet Jason Stein - bass clarinet Jason Roebke - bass Mike Reed - drums Marvin Tate - spoken word
Mike Reed è un batterista e compositore fra i più brillanti della nouvelle
vague chicagoana. In questo disco il leader di "People, place & Things" allarga
la sua formazione con alcuni ospiti, facendola diventare un sestetto, a cui si aggiunge
in alcune tracce una voce recitante.
"Flesh & Bone" è un concept album e intende ricordare un episodio in cui è stato
protagonista il quartetto, solo per metà afroamericano, trovatosi a mal partito
una volta capitato, casualmente, in una stazione ceca mentre era in corso una manifestazione
neonazista.
Mike Reed dimostra di conoscere benissimo la tradizione del jazz e di saperla conciliare
con gli stilemi dell'avanguardia in un discorso multiforme, fresco, stilisticamente
omologo. Nel disco, infatti, si ascoltano purissimo swing, un bop tirato e rigoglioso,
intermezzi free controllati ed espansivi, qualche scansione funky e un senso del
blues che informa marcatamente tutti i brani. Quando entra lo spocken word di Marvin
Tate, poi, siamo in pieno jazz-poetry gonfio e declamatorio.
Ci sono tanti aspetti diversi negli undici pezzi, cioè, amalgamati dall'intelligenza
compositiva di Reed e dal robusto apporto inventivo dei competenti partners. In
particolare si apprezzano le sequenze in cui viene esposto il tema dall'unisono
dei fiati su cui si incastrano interventi liberi e travolgenti del solista di turno
con un effetto polifonico post-post il sound di New Orleans, adoperando una definizione
arrischiata. Fa un figurone, in questo contesto, Jason Stein al clarinetto basso,
una risorsa timbrica e una ricchezza espressiva a servizio del progetto. Il sestetto
in generale, però, marcia spedito in tutte le situazioni, rivelando una verve, un'intesa
e una sagacia esecutiva di prim'ordine.
Fra gli undici capitoli si fa preferire "Watching the Boats", aperto da un solo
emotivamente carico del contrabbasso di Jason Roebke, che prosegue con un motivo
melodico dolce, bucolico, portato avanti dal contrappunto fra il sax di Greg Ward
e la cornetta di Ben Lamar Gay a cui si aggiungono in graduale successione le voci
degli altri componenti dell'ensemble a completare il quadro d'assieme.
"Flesh & Bone" in conclusione è un'altra convincente prova delle capacità di bandleader
di Mike Reed, un nome sicuro su cui puntare per descrivere al meglio dove si sta
dirigendo oggi il jazz.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 01/12/2018
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