Jazzitalia - Fabrizia Barresi: Coice
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Quantum Jazz Music - 2006
Fabrizia Barresi
Choice


1. Les feuilles mortes
2. Footprints
3. You don't know what love is
4. Send in the clowns
5. Dolphin dance
6. Twenty-five times around the sun
7. Someday My Prince Will Come
8. Summertime
9. Amazing Grace

Fabrizia Barresi - voce
Mark Boling - chitarra
Rusty Holloway - contrabbasso
Keith Brown - batteria

Special Guests:

Ira Sullivan - flauto, sasx soprano e tenore sulle tracce 2, 3, 8,9
Jerry Coker - sax tenore tracce 5, 9
Carlos Fernandez - percussioni trace 3, 4, 6




"Le locuste cantavano così forte che le armoniche salivano dalla terra come tanti fuochi d'artificio. Dei suoni prodotti si potevano quasi vedere i colori,iridati e vaporosi come sotto grandi cupole di arcobaleni. Un giorno, all'imbrunire,sul bordo di una verde collina affacciata su un lago, mi mi avevano graziosamente porto il loro bordone, e io ci avevo improvvisato per un po'. Quelle locuste escono tutte insieme solo una volta ogni diciassette anni. La prossima volta sarà nel 2021".

Questo è il contenuto della caleidoscopica iscrizione posta all'interno del packaging che contiene il cd e riassume l'idea improvvisativa che alimenta il "lavoro americano" (come la stessa vocalist afferma) di Fabrizia Barresi.

Choice è racchiuso in una struttura armonica e ritmica ben consolidata nel corso del tempo. Nove brani, nove standards che evidenziano le indubbie capacità vocali di Fabrizia Barresi ma che si infrangono nel deja coutè.

Les feuilles mortes, Footprints, You Don't Know What Love Is hanno visto un numero così levato di arrangiamenti, rivisitazioni e rielaborazioni che la memoria non riesce neanche a contenere. Ed anche la versione inizialmente orientaleggiante di You Don't Know What Love Is, sicuramente accattivante, si disperde nel mare magnum dei tanti ed autorevoli remake, lasciando il suo smalto e la sua forza in altre sedi.

Di notevole impatto il tenore di Jerry Cocker nella sempre bella Dolphin Dance, ma i profumi americani emergono con troppo corpo in tutte le strutture, lasciando le note al loro posto e ben poco divagando sul tema.

Ed ancora: Summertime, introdotta dal sostrato letterario che è detto in apertura e letto dalla Nostra con impressionistica recitazione. Ma il passaggio di ritmo, di tempo ed il drive di Keith Brown, intenso e determinato, non donano maggiore freschezza al brano nonostante il considerevole solo di soprano di Ira Sullivan. I chorus si sfilacciano ed anche la voce della Barresi sembra non mantenere la sua corporalità.

La chiosa è un tributo agli States: Amazing Grace.

Probabilmente, anzi sicuramente, Fabrizia Barresi avrebbe potuto esprimere diversamente la propria indiscutibile abilità. Magari ricercando, magari componendo, magari attingendo da altre fonti.

Forse, dico forse, è giunto il tempo di uscire dal reticolato di sonorità del passato e di costruire il futuro.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 27/01/2007

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