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Julia Hülsmann 4tet & Theo Bleckmann
A clear midnight, Kurt Weill and America
ECM (2015)
1. Mack The Knife
2. Alabama Song
3. Your Technique
4. September Song
5. This Is New
6. River Chanty
7. A Clear Midnight
8. A Noiseless Patient Spider
9. Beat! Beat! Drums!
10. Little Tin God
11. Speak Low
12. Great Big Sky
Theo Bleckmann - voce Julia Hülsmann - pianoforte Tom Arthurs - tromba, flicorno Marc Muellbauer - contrabbasso Heinrich Köbberling - batteria
L'irrequieto compositore del Novecento. Quello che prese a schiaffi la tradizione
e anche l'innovazione dei suoi coevi europei. L'artefice del gestus o gesto musicale,
cioè il momento in cui mimica, musica e discorso cooperano per creare un lampo di
puro significato. Quello della coppia Brecht-Weill: vicendevole odi et amo. Kurt
Weill non finisce mai di affascinare le genti della musica, e i jazzisti sembrano
subire la fascinazione in particolar misura. C'è chi riporta in vita la sua musica
facendone risorgere il celato swing, chi la trasforma e la esaspera. E chi, come
Julia Hülsmann sa trattare il senso poetico, ironico, iridescente di Weill
marchiandolo a fuoco con la sua generosa personalità.
"Mack The Knife" acquista altro nerbo: lenta, meditabonda, lievemente
eterea nelle note pesate del pianoforte, nelle incursioni decise di Tom Arthurs
e, ancor più, nella voce lucente che scava ogni singola nota di Theo Bleckmann,
che fa scorrere il crescendo oscillando tra il suono. Il personale inchino della
pianista e compositrice di Bonn non è una rilettura sic et simpliciter, ma la traduzione
secondo il suo originale codice che stempera la teatralità della musica di Weill,
restituendo alla sua musica un'aura intimista. Così "Alabama Song" che si ammorbidisce
dei vigorosi strattoni ritmici kurtweilliani, consegnandone il lirismo ai succosi
intervalli del pianoforte. E "September Song", che si adagia sulla voce narrativa
di Bleckmann e sulle robuste annotazioni del contrabbasso di Muellbauer. "Speak Low" è tra i brani più cannibalizzati della musica, ma l'interpretazione
di Julia Hülsmann è vivificante, mercé la comunicazione telepatica tra i
cinque tribuni.
La pianist tedesca si ritaglia lo spazio per tre suoi acquerelli che seguono l'humus: "A Clear Midnight", caratterizzata da passaggi onirici e dale sequenze lunghe
e stringate, punteggiate con note schiacciate e un limpido tocco della leader; "A Noiseless Patient Spider", dalla struttura circolare cara a Kurt Weill
che ruota intorno a un accordo, con la voce di Bleckmann a sottolinearne la marzialità. "Beat! Beat! Drums!" omen nomen: rutilante e madrigalesca.
Interpretare Kurt Weill e non cadere nella trappola dell'ovvietà, non è facile:
Julia Hülsmann e i suoi sodali c'è riuscita benissimo.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 20/09/2015
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