Equilibrio. Atmosfere serene e rasserenanti mai noiose. Questa potrebbe
essere la sintesi dell'ultimo lavoro di
Michele
Franzini, licenziato dalla
Abeat che consolida sempre più la sua presenza nel panorama discografico
internazionale.
Un trio collaudato con
Franzini
al piano, Tito Mangialajo Rantzer al contrabbasso e Massimo Pintori
alla batteria che vede il prezioso intervento di uno dei migliori trombettisti in
circolazione: Brian Lynch. Il virtuoso solista dell'Illinois acuisce la dimensione
acustica di questo lavoro originale sia per brani, tutti a firma del leader, sia
per le sonorità modern be-bop che da qualche tempo a questa parte sono ritenute
ingiustamente "obsolete" dai più.
Odd Stories: dieci
brani i cui titoli formano una sorta di acronimo del titolo dell'album. Storie che
si evolvono nei suoni sugosi, ricchi di tecniche storicamente testate.
Franzini
rivisita con sensibilità e freschezza delle armonie già note ma caratterizzandone
ogni momento.
Il suo pianismo è sorprendentemente pulito e musicale, corposamente vario
e ben s'interseca con la solidità boppeggiante di Lynch, dalle brillanti
e indubbie doti solistiche. Il tutto supportato dal sostegno, tanto robusto quanto
imprescindibile, del walking di Mangialajo e del groove di Pintori.
Le note attraversano l'ascolto lasciando un segno molto forte.
Il tempo che è staccato magistralmente da
Franzini,
acquista corpulenza nei fraseggi di Lynch strutturati nello spazio ben costruito
da Mangialajo e Pintori, così come accade nella traccia d'apertura
Odd Story.
Le inflessioni mutano e diventano noir, sobrie e raffinate in
Deeply Involved e
Or Am I confused, con guizzi
pianistici di spiccata matrice europea.
Le tinte crepuscolari sono sempre ben visibili anche lì dove il repentino
cambio di passo le ravviva (Reloading
the Truth).
La perfetta sincronia sistolica del quartetto è sempre alla ribalta. Ogni
solo è fluido e deciso proprio perché non grida. Non è un mero esercizio di virtuosismo
fine a se stesso. La nota taglia il campo per proseguire la sua corsa di strumento
in strumento (In My Misty Tales).
Ogni brano è dotato di vita propria all'interno di un mosaico sonoro ben
strutturato.
La scioltezza ritmica fa ascoltare l'intero lavoro d'un fiato. Ed alla
fine viene voglia di ricominciare.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia