Io credo che oggi il canto jazz stia perdendo di spontaneità. Si pensa soltanto ad "improvvisare come uno strumento" senza dare più importanza a quella che, invece, è stata una delle caratteristiche distintive delle "Signore del jazz". Ovvero la loro capacità interpretativa. Esistono soltanto i "soli" tutto il resto non conta.
Sembra quasi che il "raccontare" il testo e le emozioni ad esso legate siano considerati degli ornamenti inutili e, talvolta, addirittura, di cattivo gusto. In tutti questi anni ho cercato di capire, attraverso uno studio che è andato ben oltre il semplice apprendimento della "grammatica della musica" (www.jazzitalia.net/artisti/sandraevangelisti.asp), come affinare questo tipo di abilità.
Limitarsi a dire che queste abilità sono soltanto "doti naturali" e che "o si hanno o non si hanno" non rientrava nella mia natura. Mi sono posta domande, mi sono lasciata stimolare dai dubbi e dagli "errori di percorso". Ho raccolto molto materiale è ho fatto tantissima esperienza. Ho cercato e ho trovato molte cose dentro e fuori di me!
Forse è vero che queste abilità sono da considerarsi "doti naturali" ma... è, soprattutto, vero che sono doti che appartengono alla natura di tutti gli uomini e non soltanto a quella di "pochi eletti".
A volte basta poco. Conoscere l'apparato articolatorio, ad esempio, ci permette di ottenere qualcosa di più del semplice "suono pulito".
Saper usare al meglio le dinamiche e saper "giocare" con l'agogica
ci permette di "dare più sapore" alle storie che stiamo raccontando.
Questa serie di lezioni, in cui mi propongo di sviluppare ulteriormente questa mia ricerca, sono rivolte a tutte quelle persone che, come me, credono che cantare il jazz non significhi solamente "improvvisare come uno strumento" ma anche qualcosa di più.
Con affetto Sandra Evangelisti.
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Data ultima modifica: 12/10/2010
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