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Il duo: problematiche generali
Approfondimento relativo al duo chitarra-pianoforte
(come duo ed insieme nella sezione ritmica di una big band)
di Enzo Orefice
info@enzorefice.it

Cari amici e colleghi,
in questa nuova lezione, divisa in tre piccole parti, parleremo del duo, dapprima affronteremo l'argomento in senso generale e poi ci soffermeremo in particolare sul duo piano-chitarra, che è senz'altro uno dei più ostici e meno bazzicati un po' da tutti proprio per le innumerevoli insidie che presenta.

In ultimo cercherò anche di ampliare il discorso alla convivenza di questi due strumenti all'interno della stessa band (specie in una big-band), questo anche alla luce di innumerevoli lettere che mi sono giunte circa consigli proprio riguardanti situazioni inerenti la lezione che sto andando ad affrontare.

Prima parte
(il duo in generale)

Sul duo bisogna innanzi tutto dire che è davvero una formazione bellissima, qualunque siano gli strumenti che ne facciano parte; è suggestivo, intimo, delicato, affascinante. Le varie formazioni di duo che si sono viste negli anni e che tuttora partecipano ai più importanti festival e rassegne ed incidono dischi sono a volte davvero dei più particolari [1], ma il problema del duo è quasi sempre lo stesso e cioè: manca qualcosa.

Tutti noi sappiamo benissimo che gli elementi fondamentali della musica, di tutta la musica in generale, sono armonia, melodia e ritmo. Ovviamente ciò che balza all'occhio è che mentre gli elementi fondamentali della musica sono tre, gli strumenti che compongono il duo sono in antitesi due. Forse a qualcuno quest'affermazione potrebbe sembrare stupida ma se ci pensiamo bene non lo è per niente poiché quello che succede è che spesso il duo può diventare banale o pesante all'ascolto proprio per una mancanza dei giusti equilibri tra i tre elementi fondamentali della musica.

Tanto per cominciare mi piacerebbe dividere in due famiglie le formazioni di duo:

  • duo tipici [2], es: pianoforte e contrabbasso, pianoforte e sax, chitarra e contrabbasso, chitarra e voce, pianoforte e voce, fisarmonica e violino, ecc.
  • duo atipici [3], es: clarinetto e violoncello, oppure batteria e sax, pianoforte e sax, violoncello e chitarra, voce e sax, fisarmonica e chitarra, ecc.

Come avrete notato in queste due piccole categorie non ho inserito il duo piano e chitarra perché sebbene questo duo dovrebbe rientrare normalmente nella categoria "tipica", in realtà diventa piuttosto problematico inserirlo per l'enorme somiglianza (non dal punto di vista fisico ovviamente) dei due strumenti, per tanto come ho detto all'inizio di questa lezione mi riservo di approfondire l'argomento più avanti.

Facciamo subito un esempio, prendiamo il duo pianoforte e contrabbasso: questo duo (spero che ognuno di voi abbia degli esempi discografici in tal senso, in caso contrario procuratevene) funziona benissimo perché abbiamo:

  • pianoforte: strumento completo, versatilissimo ritmicamente, armonicamente e melodicamente.
  • contrabbasso: strumento altrettanto versatile dal punto di vista ritmico, un po' meno dal punto di vista armonico (nel senso di armonie molte ricche) e  melodico.

Ovviamente questo duo, con tutto l'enorme potenziale a propria disposizione può bilanciare benissimo i tre elementi di cui sopra, nell'esecuzione affidata ai musicisti, trovando agevolmente il giusto equilibrio. Alcuni pensano che il problema del duo sia la mancanza, a volte, dei colori della batteria (personalmente ho dei dischi in trio un cui se potessi eliminerei addirittura la traccia della batteria, preferendo l'ascolto del solo duo piano e contrabbasso) o di qualcosa di analogo relativamente ad altri strumenti. Sinceramente io non credo sia questo il vero nocciolo della questione bensì cercare sempre il giusto equilibrio tra gli elementi fondamentali, altrimenti il tutto può diventare pesante.

Provate ad immaginare un duo formato da sax e voce: fra essi ci sarebbe un totale squilibrio a favore dell'aspetto melodico, se invece avessimo una sezione di sax ad accompagnare la voce sarebbe completamente diverso poiché la sezione dei sax potrebbe dare grande supporto ritmico (dividendola anche al suo interno in due sottosezioni, sax tenore e baritono contro sax tenore ed i due contralti) ed un'armonia estremamente ricca.

Provate ad inventavi dei duo, oppure ascoltate semplicemente dei dischi suonati con questa formazione, concentratevi sull'ascolto e cercate di capire se c'è equilibrio tra i due strumenti che ne fanno parte, ne troverete alcuni davvero interessanti ed inaspettati ed altri invece, come il duo chitarra e pianoforte, davvero complicati da gestire.

Seconda Parte (a)
(il duo chitarra-pianoforte)

Il duo pianoforte-chitarra è davvero particolarissimo, ci troviamo di fronte ai due strumenti assolutamente completi, enorme potenziale armonico-ritmico-melodico, abbiamo di fronte due strumenti assolutamente autonomi, al loro interno completamente equilibrati e capaci di stare davvero ovunque, io li chiamerei il Re e la Regina di tutto lo strumentario, concedetemi un po' di colore ;-)

Da reminiscenze scolastiche sappiamo bene che i poli opposti si attraggono mentre quelli uguali si respingono, bè forse proprio la fisica ci aiuta a capire subito che due strumenti così uguali difficilmente possano andare d'accordo. Ovviamente prima che qualcuno mi smentisca ci penso i a smentirmi da solo sul fatto che esistono diversi, non tantissimi per la verità, esempi di duo formati da pianoforte e chitarra che funzionano una meraviglia.

Analizzando un po' di dischi, non molto recenti per la verità, credo di aver individuato qualche chiave di lettura per venir fuori da questa difficoltà di incompatibilità, ad esempio ciò che si evince è che il chitarrista ed il pianista di turno nel suonare in duo suonano in modo poco chitarristico e poco pianistico, mi spiego meglio.

Se suono uno standard con un quartetto ovviamente suonerò in modo tradizionale, accordi, comping, progressioni, qualche obbligato ritmico ecc. ecc. insomma suonerò secondo i cliché acquisiti attraverso la mia esperienza di pianista jazz, ed anche cambiando quartetto suonerò più o meno sempre nello stesso modo.

Se invece mi trovo in duo con un chitarrista devo sapere che il mio collega col suo strumento quando suona in quartetto non fa né più né meno di quanto faccio io, cioè in pratica facciamo più o meno le stesse cose, mi seguite?

Di conseguenza se poi andiamo a suonare in duo cosa succede? Che ci accavalliamo, ci scontriamo ritmicamente, insomma un vero disastro!

In pratica quando suoniamo in duo dobbiamo veramente dimenticarci di essere pianisti, o chitarristi, ma dobbiamo innanzi tutto entrare in un'ottica musicale molto più ampia, dobbiamo pensare alla musica e solo alla musica, dimenticare che sappiamo fare in comping, dimenticare che sappiamo fare un walkin bass sul nostro strumento e mettere anche gli accordi poiché anche questo sarebbe banale.

Immaginiamo questa situazione, il pianista accompagna con un walkin bass ed il chitarrista fa il solo, succede che il chitarrista ovviamente di tanto in tanto piazza degli accordi sia per dare respiro ai fraseggi sia per creare varietà, il tutto ovviamente si va a scontrare con altri accordi che il pianista inserirà durante il suo walkin bass, né possiamo chiedere al chitarrista di farsi il solo come se fosse un trombettista.

Ciò che è veramente importante per fa venire fuori qualcosa di carino è naturalmente fare un arrangiamento di ciò che si vuole suonare, ma intendiamoci , fare un arrangiamento non vuol dire necessariamente scrivere trenta pagine di musica piene di stacchi, accenti e cosa varie.

Possiamo semplicemente stabilire, anche oralmente poche direttive di massima, cui attenerci ovviamente durante l'esecuzione del nostro brano, faccio qualche esempio:

  • arrangiamento n° 1: si esegue il tema all'unisono, o anche all'ottava, nel solo della chitarra il piano si limita ad accompagnare con un walkin bass. La mano destra il pianista può utilizzarla per dei cluster ritmici specie nella parte acuta dello strumento, tanto per dare un po' di colore in più. Nel solo del piano il chitarrista può fare una ritmica anche su una sola nota, come se fosse un bordone (una sorta di pedale su un suono acuto), mentre il pianista può anche accompagnarsi con armonie senza walkin, ciò creerebbe anche diversità con la prima parte del brano in cui c'è un walkin ad accompagnare il solo del chitarrista.
     
  • arrangiamento n° 2: si suona in modo molto aperto, niente walkin bass e niente armonie definite, immaginate di frammentare la melodia tra i due strumenti, suonato sempre in modo molto melodico, stando sempre attenti ovviamente all'aspetto ritmico, e magari trasportate frasi della melodia in altre tonalità, questo è davvero bello ;-)
     
  • arrangiamento n° 3: la terza soluzione che invece vi propongo è quella di realizzare un vero e proprio arrangiamento scritto, pensato e ragionato, ma sempre stabilendo bene i ruoli nelle parti in cui c'è improvvisazione da parte dei due strumenti, ovviamente non si può certo scrivere un walkin bass!

Seconda Parte (b)
(il duo chitarra pianoforte nella big-band)

L'ultima parte di questa lezione è dedicata al duo pianoforte-chitarra contestualmente alla big-band ed agli ensemble in cui vi siano entrambi gli strumenti, ed è rivolta principalmente agli arrangiatori che a volte sono poco attenti a questo aspetto limitandosi ad affidare alla chitarra la stessa parte del pianoforte, cioè le sigle…

Inutile dirvi quanto sia triste tutto ciò, se a qualcuno di voi è capitato può capirmi, trovarsi a doversi dividere i chorus col chitarrista per non accavallarsi nell'accompagnamento, della serie "io accompagno il sax e tu la tromba", davvero brutta come soluzione.

Ovviamente devo subito dire che per fortuna non tutti gli arrangiatori si limitano a dare semplicemente le sigle sia al pianista sia al chitarrista, e questa è una grandissima fortuna.

Nella big-band ci sono davvero tantissime soluzioni per ovviare a questo problema, sia rivolte agli arrangiatori che ai musicisti, soluzioni che a volte possiamo adoperare anche estemporaneamente, ne elencherò qualcuna a seguire.

per gli arrangiatori:

  • se il contrabbasso ha delle parti obbligate, e se anche la batteria ne ha, il piano potrebbe raddoppiare il contrabbasso e la chitarra a sua volta la batteria, mettendo sia dei cluster sia degli accordi secondo l'armonia che c'è in quelle battute specifiche.
  • una soluzione molto particolare che potremmo dare alla chitarra, potrebbe essere quella di seguire i tromboni come se fosse una chitarra rock, cioè usando i bicordi di quinte. Questa soluzione darebbe un maggiore attacco, anche se è meglio non abusare mai di questo poiché i tromboni già di loro sono piuttosto aggressivi (*  4)
  • altra soluzione che potremmo utilizzare è quella di mettere l'orchestra contro chitarra e pianoforte, mi spiego meglio. Avete presente Count Basie? Basie spessissimo usa alternare parti orchestrali con parti affidate al solo pianoforte, in cui se n'esce molto spesso con poche notine molto bluesy e swinganti, tutto ciò ovviamente crea un grandissimo contrasto dinamico che funziona benissimo.

Bè ciò che intendo è una cosa del genere però affidata all'unisono a chitarra e piano, per esempio:

  • la chitarra accompagna con i quattro ed il piano suona quelle poche note, sempre ovviamente accompagnati da contrabbasso e batteria.

per chitarristi e pianisti:

  • se dovesse capitare ad entrambi la partitura con le sigle, quello che potete fare è innanzi tutto spulciare tra le parti delle varie sezioni, ad esempio seguire i sax (il pianoforte con i sax si impasta molto bene), oppure seguire le trombe (veramente efficace per la chitarra).

Ovviamente questo lavoro di seguire le sezioni è molto delicato poiché si rischia di usare delle note che poco bene si incastrano con quelle della sezione, quindi è buona norma controllare bene le partiture degli altri strumenti e nella scelta delle note da calcare è meglio preferire quelle delle parti esterne, sia all'acuto sia al grave, preferire una della parti interne significherebbe incappare facilmente in terribili dissonanze.

Avrete certamente che notato in questa lezione non ci sono esempi scritti, ciò è voluto soprattutto poiché sono assolutamente certo che ognuno di voi che si accingerà a suonare in questa formazione non ha bisogno certo di sapere come suonare il pianoforte o come suonare la chitarra. Il problema grosso è svincolarsi, per quest'occasione, dai panni di pianista o di chitarrista ed indossare quelli di musicista cercando di assumere una dimensione ed un approccio poco legato ai tasti bianchi e neri ed alle sei corde della chitarra. Buon lavoro a tutti e alla prossima, ciao ;-)

Enzo

P.S.: c'è un disco in duo che considero assolutamente meraviglioso e unico, e scusatemi se in questa circostanza sono retorico, si chiama Bill Evans + Bill Evans: Conversation With Myself, lo consiglio vivamente a tutti!

[1] eviterò di menzionare musicisti per non fare pubblicità a nessuno.
[2]
per duo tipici intendo dire i duo che a mio avviso funzionano meglio, non quelli che realizzano più dischi o più concerti.
[3]
per duo atipici intendo dire i duo che a mio avviso funzionano meno bene, non quelli che realizzano meno dischi e concerti.
[4]
ciò è assolutamente possibile ed efficace poiché i tromboni, quando sono bassi, molto spesso vengono armonizzati in questo modo, sia perché essendo molto bassi suonano male se messi a distanza di terze o comunque di intervalli inferiori alla quinta (quando salgono il discorso cambia), sia perché le quinte reali danno molto peso  tutto il blocco armonico.



JP Band
Le note richiamano versi








Le altre lezioni:
17/04/2006

LEZIONI (Arrangiamento): Incremento graduale d'organico: 5 sax, 1 tromba, 1 trombone. (Enzo Orefice)

21/11/2004

LEZIONI (Arrangiamento): Armonizzazione a 5 parti con organico misto (appendice alla prima lezione). (Enzo Orefice)







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COMMENTI
Inserito il 31/3/2009 alle 21.31.18 da "f-d"
Commento:
che ne pensi di un duo chitarra e sax? hai qualche consiglio da darmi? e magari qualche nome? o disco da consigliarmi? vorrei intraprendere questo tipo di progetto ma ho paura che possa non funzionare bene, aspetto una tua opinione
grazie
 

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Data pubblicazione: 05/02/2003

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