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Il Jazz: Istruzioni per l'uso
Teatro del Lido – Ostia (Roma)
di Franco Giustino



Tra le molteplici iniziative dedicate alla musica Jazz a Roma e provincia, abbiamo seguito con piacere la bellissima iniziativa del Teatro del Lido di Ostia con Massimo NUNZI e la sua Jazz Orchestra composta da 16 elementi, nel dettaglio: quattro trombe con F. Brusco, C.Corvini, G. Ciminelli, S. Vitale; quattro tromboni con M. Corvini, M. Pirone, L. Giustozzi, R. Pecorelli; cinque saxes con G. Oddi, C. Carrano, A. Pace, M. Ionata, M. Guidolotti, al piano G. Ceccarelli, al contrabbasso G. Renzi ed alla batteria P. Iodice.

La finalità di queste serate, iniziate il 15 Marzo e conclusesi il 24 Maggio, è quella di intraprendere un viaggio nella musica Jazz ritmato in otto appuntamenti, partendo dalle origini sino ad arrivare ai nostri giorni. In ogni serata, a fianco della Jazz Orchestra, è intervenuto un solista, esibendosi nei brani più rappresentativi del periodo trattato. Una menzione particolare a Massimo NUNZI, compositore, arrangiatore, trombettista, che con coraggio e passione ha creduto in questa iniziativa volta, come si nota anche dal titolo, ad accompagnare il pubblico di appassionati e non alla scoperta del fenomeno musicale. Il Jazz, sviluppatosi nel '900 come prodotto della cultura Afro-Americana, nel giro di pochi anni è diventato una realtà musicale universale, grazie ad una ricerca ed ad un intrecciarsi di culture e stili diversi. Nel Jazz esistono alcuni fondamentali step, ed è proprio da queste tappe che prende vita l'idea di Nunzi. Gli argomenti proposti vengono trattati in modo semplice ed accattivante con l'intento di permettere la fruizione a tutti i livelli. Il Jazz è stato, a torto, considerato per anni di assoluto dominio di un ristretta cerchia di estimatori: non è questo il messaggio che il Jazz vuole proporre. Questa espressione musicale, infatti, nasce proprio dalla voglia di aggregazione, dalla voglia di spezzare le catene e di essere liberi, ed è ben lontana dal voler essere ghettizzata ed emarginata.

Abbiamo seguito tre delle otto serate traendone alcune sensazioni veramente di rilievo che cerchiamo di riportare in queste righe.

29 marzo: Il Bebop.
Il Bebop è la prima forma moderna del Jazz è la prima vera rivoluzione musicale, la nascita possiamo fissarla intorno alla fine della seconda Guerra Mondiale
.
Serata splendida con la partecipazione del grande pianista/compositore Enrico Pieranunzi, senza dubbio un vanto del Jazz made in Italy, al rientro da un tour in Giappone per festeggiare il ventennale del suo trio. Nel suo curriculum ultra trentennale vi sono collaborazioni importanti con musicisti del calibro di Baker, Konitz, Haden, Motian, solo per citarne alcuni. Il primo musicista Europeo ad avere due brani nella "Bibbia" del Jazz, il New Real Book - una sorta di Stele di Rosetta della musica Jazz -. Autore, tra l'altro, di uno splendido libro su Bill Evans "Ritratto di artista con pianoforte". Pieranunzi avvalendosi della collaborazione della Band di NUNZI, si è esibito nella esecuzione di alcuni brani classici del Bebop. Partendo da "
Body and Soul" definito da NUNZI primo esempio di "ProtoBop", termine che ha fatto saltare dalla sedia PIERANUNZI!! Si prosegue con Four Brothers di Jimmy Giuffre, "Machito" e "Unison Riff" di Pete Rugolo, "Round Midnight" di T. Monk, "Confirmation", "Cool Blues", ed infine l'omaggio a uno dei Padri del Bebop Dizzy Gillespie con la splendida "Night in Tunisia".

Molto piacevole la conduzione musicale e oratoria di Massimo NUNZI, il quale ci ha sapientemente catapultati nel periodo storico in cui il Bebop nasce e prende corpo, a tal punto da rendere l'atmosfera tanto palpabile neppure fossimo al Minton's Playhouse (locale dove si esibivano i Bopper nelle loro jam session).

Cosa dire dei musicisti della Band: tutti di ottimo livello, a volte qualche piccola incertezza, che cito solo per dovere di cronaca, magistralmente controllata da Massimo ed Enrico in grande spolvero. Struggente l'assolo di tromboni nel brano di Monk. Più che un concerto lo definirei una serata "in casa di amici", senza formalismi o copioni da rispettare, scalette a cui obbedire. Tra musica - e che musica! -, chiacchiere, divertenti siparietti tra PIERANUNZI e NUNZI - tanto da far dire a quest'ultimo "sembriamo Totò e Peppino" (del resto anche i loro cognomi si presterebbero) -, in disaccordo su alcuni temi trattati. Se ne sono andate via 2 ore e mezza in un soffio, lasciando un profondo senso di soddisfazione ed appagamento.

Un grazie alla Band, un grazie a Massimo ed Enrico…. Grazie "amici miei".

14 Aprile: Il Cool Jazz e la nuova musica bianca.
Proseguendo nel percorso intrapreso, dopo la serata del 29 Marzo dedicata al Be-bop, voliamo in questo viaggio temporale agli anni '50 con l'irruzione nella scena musicale del Cool-Jazz, la reazione "bianca", passatemi il termine, al Be-bop. Devo dire che si è trattato di una serata splendida, densa di sensazioni e di musica di altissimo livello. Non credo che dimenticherò molto presto le emozioni vissute. Ineccepibile, come al solito Nunzi e la sua Orchestra, che ha visto l'innesto del bravissimo e simpaticissimo Massimo Moriconi al contrabbasso a causa della momentanea defezione del titolare Gianluca Renzi. Special guest di questa serata il trombettista e flicornista Fabrizio Bosso.

Cercando di riordinare le idee che mi brulicano nella mente, - sento di avere delle difficoltà a riportare su carta quello che ho provato -, nella speranza di riuscirvi inizierei. Due parole su Bosso e Moriconi sono doverose: Fabrizio Bosso, tromba, nato a Torino nel 1973 a soli 15 anni si diploma al Conservatorio di Torino. Vincitore di numerosi riconoscimenti tra cui il Top Jazz '99 della rivista "Musica Jazz" come miglior artista emergente Italiano. Ha suonato con moltissimi musicisti tra cui R. Brecker, R. Gatto, E. Pieranunzi, S. Hampton. Definito da Nunzi miglior trombettista Hard-bop in circolazione: mi associo. Che dire di Massimo Moriconi, classe - termine decisamente appropriato - 1955. Oltre ad essere molto bravo è anche assai simpatico (consiglio caldamente una visita al suo sito!!). Un monumento del Jazz Italiano. Domina quell'enorme contrabbasso quasi fosse un ukulele, riuscendo a dipanare melodie che credevo perdute. Le collaborazioni: farei prima a citare con chi NON ha suonato. Tutti i più grandi di ogni genere musicale.

Veniamo alla musica, l'inizio è delicato con un intro di Moriconi egregiamente seguito dalla tromba di Nunzi. L'ambiente si scalda subito, con la presentazione della serata da parte di Nunzi. Non si poteva che cominciare con Lenny Tristano, il padre del Cool, con il brano "
Wow" – titolo dato dai musicisti che ascoltando il pezzo per la prima volta, esclamarono..…Woow!! – Anche qui la parte principale è appannaggio di Nunzi e Moriconi. E' giunto il momento di Fabrizio Bosso con la sua figura che sembra quasi dire "chi? Io… passavo qui per caso", ma nel momento in cui soffia dentro la sua tromba, si spalanca di fronte a noi un mondo di luci e suoni. Il brano d'esordio è "Venus of Milo" di Gerry Mulligan, - qui possiamo apprezzare e comprendere il perché si parli così bene di Marco Guidolotti ed il suo sax baritono -, un pregevole assolo. Bosso pur suonando per una parte del brano una unica nota, mentre il resto della sezione dei fiati scorre sui tasti, mi fa capire con estrema semplicità che ho di fronte a me un "marziano".

Con Moriconi non poteva mancare l'omaggio al grande Charles Mingus. Il brano scelto è il romantico "
Self-Portrait in Three Colors", e Moriconi lo riporta a nuova vita. In un crescendo è il momento del ricordo di Coltrane con il brano di Tadd Dameron "Lazy Bird" dove Fabrizio Bosso in splendida sintonia con il sax continua a tenerci incollati alle, se pur comode, poltrone. Suspance, in un gioco di "blindfold test", – Nunzi ci sfida a riconoscere il brano seguente -, questa volta dalle poltrone si salta. L'inizio dell'inconfondibile primo assolo di batteria della storia del Jazz, quello di Joe Morello nell'accattivante "Take Five" di Desmond, lo swing in 5/4 più suonato ed ascoltato. Impeccabile e trascinante Pietro Iodice alla batteria, seguito da Moriconi con il suo contrabbasso, la reinterpretazione di Bosso e della sua tromba è meravigliosa, il suo blow entusiasmante.
Ci si dimentica di colpo che l'assolo nell'originale era di Desmond e di un sax alto. Iodice, Moriconi, al piano Ceccarelli e Bosso mandano in delirio i presenti. Al termine del brano una ovazione, i quattro si meritano gli applausi anche degli altri componenti della Jazz Orchestra.

Siamo arrivati al momento centrale della serata e non a caso c'è il doveroso omaggio a Chet Becker. Il brano scelto da Nunzi è "
My Funny Valentine". Ancora protagonisti Guidolotti ed il suo "Big Pipe" - nello slang dei musicisti anni '50 veniva così chiamato il sax baritono -, Iodice, Moriconi e uno splendido Bosso in versione Chet (non so, ma nella figura me lo ricorda anche!). Il brano è eseguito in maniera eccellente, toccante, sviscerato in ogni sua piega. Il Combo dei quattro raggiunge un interplay affiatatissimo, dimostrando ancora una volta che quando si è musicisti veri tutto sembra essere semplice, questo è il frutto di anni di studio e di fatica. E' Il momento più emozionante della serata. Nuovamente, alla fine del brano, una eruzione di applausi anche stavolta orchestra compresa.

Ci viene riproposto il brano "
A Night in Tunisia" stavolta in chiave Hard-Bop. Esecuzione perfetta, densa di immaginazione interpretativa. Da segnalare lo splendido incontro musicale tra Bosso e Ionata – tra l'altro amici, dobbiamo anche a Bosso se ora Ionata è uno tra i più apprezzati sassofonisti Italiani – gli stessi si trovano splendidamente in uno special d'avvero emozionante.

Ci avviciniamo al temine della serata ed il bravissimo Nunzi ci propone un brano da lui scritto "
Revolving" – mi ha così svelato un mistero che mi toglieva il sonno "di chi mai sarà quel brano della pubblicità di quella nota carta di credito??" -. Bello, ascoltato per intero, molto bello, complimenti Massimo. Un giusto plauso gli va tributato anche per essere riuscito a mettere insieme un così bel trust di Musicisti: per le scelte degli ospiti, per le scelte musicali. Bravo! E bravo ancora nel dimostrare che il Jazz nostrano, oggi, non è secondo a nessuno. Grazie per questa altra splendida serata.

19 Aprile: Il Jazz informale, il Free Jazz, Coltrane, O. Coleman, l'AACM, la Black Revolution.
Siamo intorno alla fine degli anni '50, il Free Jazz segna un momento storico particolare e assai delicato, non solo nel mondo musicale. Avrà risvolti che toccheranno gli aspetti sociali e politici degli Afroamericani. Sarà il periodo più duro vissuto dal Jazz, un assalto furioso al presente ed a parte del passato. In campo musicale, un fervido periodo di sperimentazioni, ma anche di protesta da parte dei musicisti neri. Nella vita sociale, la lotta alle discriminazioni razziali sfocerà nella cosiddetta "Protesta degli Autobus" – il rifiuto da parte delle persone di colore di sedersi nei posti loro assegnati negli autobus -. Giova ricordare che ad i musicisti di colore spesso non era consentito entrare dalla porta principale nei locali in cui si esibivano. E' il periodo in campo politico di: M.L.King, Malcom X e della frangia estrema delle "Black Panther". Gli fanno da controaltare, nel Jazz, personaggi come: John Coltrane, Ornette Coleman, Eric Dolphy, Charles Mingus.

La serata.

Torna Gianluca Renzi al contrabbasso, dopo la "vacanza" del 14/4. Ospite è il compositore, Direttore d'Orchestra, contrabbassista e violoncellista Paolo Damiani. Due parole di presentazione qualora occorressero. Nato a Roma il 26 Marzo 1952, laureatosi in Architettura ed in seguito diplomatosi in contrabbasso e musica Jazz. Ha insegnato presso il Conservatorio "G. Verdi" di Milano, e presso il Conservatorio dell'Aquila. E' inoltre membro della Commissione Ministeriale incaricata di "individuare le conoscenze fondamentali su cui si baserà l'apprendimento dei giovani nella scuola Italiana". Nella Commissione figurano personaggi di spicco come: U.Eco, C.Bo, R.Levi Montalcini, U.Ughi ed altri ancora. Notevoli le collaborazioni, solo per citarne alcune: K. Wheeler, C. Mariano, G. Trovesi, G. Gaslini, P. Fresu, D. Rea, R.Gatto. Direttore della Orchestra Nazionale del Jazz di Francia.

Serata difficile per l'argomento trattato di non facile "digestione" per un pubblico eterogeneo come quello di "Jazz Istruzioni per l'Uso". La qualità di Nunzi è quella di riuscire, grazie alle scelte musicali ed alla narrazione - sempre coinvolgente ed accattivante -, a far comprendere, sia all'appassionato che al neofita, un momento così "complicato" come quello del Free Jazz. La serata, inizia con gli assolo di Nunzi alla tromba, Guidolotti e Max Ionata ai sax, nel brano di Nunzi che è divenuto oramai la sigla introduttiva della serata. Nunzi crea sapientemente l'atmosfera - consapevole di cosa lo aspetterà in seguito -, con una composizione di Henry Mancini "
Two for the Road". Brano calmo, melodico, in netta contrapposizione al turbinio del Free. Mi piace segnalare il pregevole assolo del primo trombone della Jazz Orchestra, Enzo De Rosa.

Si prosegue con uno degli alfieri di questa "rivoluzione", John Coltrane. Si parte, con la nota e bellissima "
My Favorite Things", sviluppata da Coltrane su di un tema walzer di Richard Rodgers. Ad eseguire il brano una Combination eccellente composta da: Ionata, Ceccarelli al piano e Iodice alla batteria. Esecuzione a braccio molto bella con un Ionata versione Coltrane, che dimostra ancora una volta lo splendido feeling che ha con il suo strumento, meritandosi il giusto riconoscimento da parte di Nunzi e del pubblico. Va sottolineato il merito del musicista di Hamlet, che in controtendenza allo stile fino ad allora adottato, stravolge la concezione di struttura armonica. Ionata ci dà uno splendido esempio di come con 2, 3, al massimo 4 note, si riesca e comporre ed eseguire brani che entreranno di diritto nell'olimpo del Jazz.

Ancora Coltrane con uno dei pezzi più difficili da eseguire per un musicista, un vero "barrage". Trattasi di "
Giant Steps", un brano con un groove propulsivo di stile Africano. E' lo stesso quartetto a proporci il brano. Esecuzione carica di pathos, molto ben proposta, in evidenza ancora Max Ionata. Continuando, è ora la volta di parlare di Gil Evans, amico e collaboratore di grandi musicisti tra cui M. Davis. Nunzi nel presentare il brano punta l'attenzione sulla commistione tra le radici musicali Europee, attingendo anche dalla Classica con Ravel e Debussy, ed il Jazz Afroamericano. Il brano scelto "The Maids of Cadiz" di LC Delibes, arrangiato da Gil Evans. Brano non arrabbiato, delicato, quasi swing. Da sottolineare i bellissimi assolo della sezione tromboni e saxes.

Un accenno alle case discografiche più coinvolte all'epoca, e del migliore tecnico del suono e scopritore di talenti che il Jazz ricordi, Rudy Van Gelder. E' la volta di parlare di Art Blakey, che da suonatore di piano "pentito", - a causa della sua irruenza gli venne "consigliato" di passare alla batteria -, con un brano in netta controtendenza rispetto al precedente, "
Moanin'" di Bobby Timmons, che fu pianista di Blakey dal 1958 al 1962. Timmons, attingendo dai canti di Chiesa in una sorta di "call and response" tra il Prete ed i fedeli, ci ha regalato un brano di Soul Jazz trascinante veramente molto bello, grazie anche all'accompagnamento del nostro ritmato battimani. Ottima esecuzione da parte di tutta la sezione dei fiati. Da segnalare gli assoli delle trombe di Felice Reggio e Massimo Caporilli, e di Andrea Pace al sax. Un splendida conferma dei tre musicisti. Un patrimonio dell'Orchestra di Nunzi, ma anche del Jazz Italiano. Nel finale restano a chiudere il brano, Ceccarelli, Renzi e Iodice, quest'ultimo si libera in un assolo usando ogni centimetro della batteria. Una notevole esecuzione di "Moanin' "! Mutuando dal tennis…… Circoletto rosso!

E' arrivato il momento di Paolo Damiani. Da qui in poi la serata cambia decisamente aspetto, con l'introduzione di sonorità nuove, proprie del Free Jazz. L'utilizzo di strumenti inusuali, come il violoncello, il flauto. Si parte proprio con un assolo di Damiani al violoncello utilizzando l'archetto, su di un brano di Ornette Coleman "
The Blessing". La partenza del brano può sembrare di natura Bop, ma presto cambia, passando dal Free, con un pizzico di Contemporanea, per tornare al Bop. Una esperienza da vivere. Un antesignano, un visionario, Charles Mingus con il brano "Better git it in your Soul" egregiamente arrangiata in stile Gospel da Gianluca Renzi. Fervidamente vivi gli assoli di Renzi e Damiani, ancora al violoncello stavolta pizzicato, il delicato e mai invasivo sottofondo della batteria di Iodice. In un crescendo Rossiniano, entrano in sequenza i saxes con un momento tutto di Ionata, seguiti dai tromboni infine dalle trombe.

Damiani cambia strumento prendendo il contrabbasso – lo sento più vicino ad i miei gusti – ed insieme a Ceccarelli danno corpo al pezzo di Charlie Haden "
Silent", il preferito di Nunzi. Brano delicato che ci consente di tirare per un attimo il fiato, ma senza debolezze, rilassarsi non si può. Si torna in Europa, il Jazz sappiamo farlo anche noi. L'autore preso in considerazione e Misha Mengelberg. Simpatico l'aneddoto raccontato da Gianni Oddi, per anni componente dell'Orchestra della RAI, dove in un concerto presente Mengelberg, si presentò al piano accompagnato da un coccodrillo di pasta di pane!!! Questo tanto per inquadrare l'Artista. Il titolo del brano vi prego non chiedetemelo, incomprensibile, impronunciabile. Una scoperta per me questo musicista che, a detta di Nunzi, ha avuto il pregio di mescolare le sonorità facenti parte del proprio background culturale, ai ritmi del Jazz Afroamericano. La dominante del brano: improvvise accelerazioni, controllate da Damiani con il suo violoncello.

Si prosegue sempre con Damiani ed il brano di sua composizione "
M.U. Sic et Nunc", il suo personale omaggio al compianto Massimo Urbani. Nunzi gli lascia la conduzione dell'Orchestra in un esempio magistrale di direzione "chironomica" – con le mani ma non solo, con un gesto, un movimento convenzionale, i Musicisti suonano da soli o a rotazione -. Seguo i movimenti delle mani di Damiani quasi fossi ipnotizzato, cercando di carpirne il linguaggio: una strana sensazione. Partono in primis i fiati, seguiti da tutta la sezione ritmica, la percezione che si ha è quella di una improvvisazione collettiva, ma è musica scritta. Decisamente particolare.

Siamo quasi al termine, sono trascorse oltre due ore – il tempo corre ascoltando buona musica! - L'omaggio stavolta e tutto per Sun Ra l'Egiziano del Jazz, ed il brano "
Space is the Place". In questo brano c'è tutta la serata: l'improvvisazione, la ricerca, la sperimentazione. Da menzionare gli assolo dei saxes di Guidolotti e Carrano. Poi, colpo di scena, tra lo stupore generale Nunzi e tutta l'Orchestra ci delizia con un coro sul ritornello del brano, tutta la sezione fiati scende dal palco inondando la sala di suoni. Finisce nel tripudio generale. Annovero anche questa tra le serate da ricordare. Nonostante la difficoltà e l'articolarsi degli argomenti trattati, Massimo (Nunzi, oramai siamo amici), è riuscito come sempre a svolgere il proprio canovaccio evitando di impantanarsi dentro le difficoltà insite in un genere musicale come il Free, che tanti proseliti ha, ma sicuramente di non semplice fruizione.






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Data pubblicazione: 19/06/2004

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