Una piacevole sorpresa scoprire nel jazz club più famoso di Parigi
David Reinhardt, il giovane e talentuoso nipote del mitico chitarrista
gitano Django Reinhardt in trio con altri due chitarristi: Christian Escoude,
da decine di anni sulla scena del jazz francese ed interprete di migliaia di dischi
sia come solista che come session man, e Martin Taylor, brillante chitarrista
inglese meno noto ai jazz fans ma che si rivelerà un interprete altrettanto raffinato.
Il Duc De Lombards è un affascinante piccolo locale a Les Halles
che ha mantenuto l'atmosfera, i colori ed anche gli odori (aleggia profumo di Gitanes)
degli anni cinquanta.
All'ingresso
ci accoglie la simpatica e dinamica manager del locale, Nadege Rispoli Saccardo,
alle pareti foto storiche di grandi del jazz che hanno suonato nel locale.
Il piccolo palcoscenico è a pochi centimetri dai mini tavolini ed il pubblico
a stretto contatto di gomito con i musicisti gusta in religioso silenzio il concerto.
L'amplificazione tenuta al minimo e la mancanza quasi totale di effetti
elettronici contribuisce a ricreare sonorità prettamente acustiche.
Il trio propone un repertorio basato su standards degli anni '30, '40
e '50 condito con composizioni originali e qualche classico brasiliano di Tom Jobim.
Tra le songs eseguite, Chez Fernande
di Martin Taylor, All the things you are,
Swing 42,
Masaya, un Blues in
Si bemolle e poi a sorpresa, all'inizio del secondo set,
Escoude
pesca dal fondo del palco una Fender Telecaster che sostituisce alla sua Gibson.
Questa volta con qualche delicato effetto di delay propone un arrangiamento molto
personale di Invitation
ed un delicato omaggio a Michel Legrande,
What are you Doing For The Rest Of
Your Life, e due composizioni di Jobim,
Ana Maria, uno dei rari
pezzi in 3/4 dell'autore brasiliano e
How Insensitive arrangiato
dal trio, dove Christian Escoude senza soluzione di continuità sfuma in una
versione bossanoviana di Cheek to Cheek che
si trasforma a poco a poco in uno swing gitano.
Un classico Bluesette
dell'armonicista
Toots Thielemans,
che in passato ha inciso diversi dischi con Escoude, viene proposto con dinamismo
ed allegria a tempo di veloce jazz waltz.
L'impostazione del trio vede Escoude come leader, ma in ogni brano
viene lasciato lo spazio a David Reinhardt e Martin Taylor per i loro
soli, mentre i compagni a turno strutturano accordi ritmici e controcanti.
E
qui finalmente abbiamo potuto gustare le differenze tecniche e stilistiche tra i
tre chitarristi: il giovane David Reinhardt con un fraseggio ancora immaturo
ma pieno di dinamismo e tecnicamente molto preparato, Escoude molto classico
nell'affrontare i temi e i soli, con grande gusto che pervade ogni nota ed ogni
arrangiamento, Martin Taylor (che tiene lo strumento in una insolita posizione,
quasi verticale) più freddo e più bebop ma con una sonorità molto pulita e quasi
cristallina.
Taylor ha entusiasmato il pubblico con un suo arrangiamento jazz di un
pezzo di Edith Piaf dove in perfetta solitudine è riuscito a ricordare le atmosfere
parigine degli anni '50 nonostante le sostituzioni armoniche tipicamente jazzy.
L' attento pubblico ha accolto con entusiasmo il concerto del trio, premiando
ogni solista con applausi a scena aperta, e noi ci siamo resi conto una volta di
più che nella musica non è obbligatorio inventare a tutti i costi qualcosa di nuovo:
questa delicata e raffinata rivisitazione in chiave "reinhardtiana" del panorama
musicale internazionale, nella quale gli standards sono stati accarezzati dal tocco
moderno dei tre chitarristi, ci ha fatto uscire dal locale con la sensazione di
aver ascoltato un pezzo di storia della musica e soprattutto ci ha trasmesso delle
dolci e serene emozioni che ci hanno fatto stare meglio.
Nell'intervallo abbiamo potuto scambiare qualche battuta con Christian
Escoude, ideatore del Nouveau Trio Gitan, che ci ha raccontato come sia
stato semplice riunire tre chitarristi con l'apertura mentale necessaria per una
espressione musicale di attualità senza rinnegare le radici dentro le quali sono
cresciuti: lui stesso, che ha saputo rinnovare in profondità la tradizione gitana,
il britannico Martin Taylor che ha suonato per molti anni al fianco del violinista
francese Stephan Grappelli ed il giovane David Reinhardt che in famiglia
ha ritrovato le profonde radici gitane del suo famoso nonno Django.