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Piano Solo 2004/2005
Musica per Roma - Auditorium – Roma, 20 gennaio 2005
Abdullah Ibrahim
di Dario Gentili

All'interno della rassegna Piano Solo dell'Auditorium di Roma, stasera è di scena uno dei pianisti più carismatici della storia del jazz: Abdullah Ibrahim.

Nell'ottobre dello scorso anno Ibrahim ha festeggiato settant'anni di un'esistenza intensa, vissuta in simbiosi con la travagliata storia del suo Paese, il Sud Africa.

Durante il 2004, il mondo del jazz e non solo ha tributato molti e diversi omaggi alla musica di Ibrahim, alla sua straordinaria capacità di contaminare il jazz della tradizione americana (Duke Ellington su tutti) con le sonorità e le atmosfere africane, restituendolo così alle sue più intime radici.

Una celebrazione della sua lunga carriera è stato anche il concerto di solo piano di stasera: un percorso nella propria memoria musicale, assolutamente improvvisato, svincolato da ogni scaletta programmatica. Il concerto si è composto in sostanza di due lunghe suite, in cui Ibrahim ha lasciato confluire i suoi temi più celebri, spesso accennandoli appena per riprenderli poi in modo del tutto inatteso. Certo, per chi abbia dimestichezza con le registrazioni di solo piano della sua lunga carriera, era difficile aspettarsi una riproposizione del suo pianismo percussivo e tumultuoso; inoltre, una disorganica e asimmetrica stratificazione dei motivi e delle variazioni di ritmo, che non ha evitato una certa frammentarietà, ha sostituito le lunghe e incisive fughe delle sue vecchie esibizioni live. Tuttavia, ascoltare Ibrahim suonare quegli stessi motivi oggi, a settant'anni, non è stato meno emozionante. Struggente, infatti, è stato percepire un velo di malinconia ammantare l'esuberante, gioiosa e solare sonorità del suo stile.

I brevi momenti in cui Ibrahim ha percosso i tasti del pianoforte, il tamburo di antichi riti africani, non avevano più la funzione di elevare le sue vigorose rivendicazioni e i suoi canti di emancipazione alle altezze dell'inno; le sue proteste restano intensamente melodiche, ma prevale la nostalgia sulla speranza, il passato sul futuro. Comunque, adesso come allora, la musica di Abdullah Ibrahim non ha perso nulla della sua disarmante sincerità e comunicativa.







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Data pubblicazione: 22/07/2005

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