Quattro chiacchiere con…Enrico Blatti
novembre 2011
di Alceste Ayroldi
Il suo sostrato culturale è sicuramente
legato alla musica classica. Quando e perché si è avvicinato alle sonorità latino-americane?
La mia è una formazione classica (ho avuto anche la fortuna di essere allievo di
Azio Corghi all'Accademia di Santa Ceciliae alla Chigiana), ma l'interesse
e la passione per il jazz, la musica etnica in generale e quella sudamericana in
particolare ha da sempre accompagnato il mio percorso creativo. Cerco punti di riferimento,
materiale e ispirazione soprattutto in quei posti dove la contaminazione è, ed è
stata motivo di crescita culturale.
Il suo ultimo lavoro "Espresso
443" ha una marcata spinta verso l'improvvisazione jazzistica, vista anche la presenza
di Pietro Tonolo e Gabriele Mirabassi, due colonne del jazz italiano.
Cosa l'ha portata verso lidi?
E' un lavoro concepito a metà tra "lo scritto" e il "non scritto". Una scelta editoriale
studiata approfonditamente. Cerco sempre di muovermi in un ambito "a metà" camminando
nella sottile linea di demarcazione che esiste tra i due mondi: quello classico
e quello più propriamente detto del jazz. Ovviamente questo è stato possibile grazie
alla maestria dei musicisti "classici" che hanno registrato con me e all'"arte"
di Gabriele (Mirabassi, n.d.r.) e Pietro (Tonolo, n.d.r.).
Di certo, non è consueto licenziare un album a proprio
nome senza suonarvi. Perché questa scelta?
Credo che sia importante nella vita provare a fare una sola cosa, ma bene. Il mondo
della musica (e non solo quello) è purtroppo saturo di persone che credono di poter
far tutto. Io provo a fare il compositore perché è questa la disciplina che studio
da sempre e continuo a studiare quotidianamente. Anni fa Larry Blank, uno
dei più grandi orchestratori di Hollywood mi raccontò come viene organizzato il
lavoro per una colonna sonora di un film negli Stati Uniti. Il compositore crea
i temi principali del film al pianoforte, questi, poi, finiscono in mano all'arrangiatore
che li elabora, sempre al piano, indicando qualche accenno strumentale. Su questa
struttura entra in scena l'orchestratore che prepara la partitura definitiva. Dopodiché
il Direttore d'orchestra finisce l'opera in sala d'incisione. Quattro persone, con
quattro specifiche competenze. C'è una bella differenza, e si sente anche,tra questo
modo di lavorare e chi si crede compositore perché in casa ha i software nel computer.
Come ha scelto i suoi sodali in quest'ultimo lavoro?
Con Gabriele c'è un rapporto di amicizia e stima da tempo e varie collaborazioni
effettuate negli ultimi anni, Pietro Tomolo è stato gentilissimo a partecipare ed
è stato un grande onore averlo. Con i "classici" invece ci conosciamo tutti da molti
anni ed è stato ancora una volta un piacere lavorare con loro.
Espresso 443: è un treno al quale è particolarmente legato?
Di questi tempi è un argomento anche di grossa attualità, visto quello che sta succedendo
a TrenItalia…L'espresso 443 non esiste,è un treno della fantasia, ma l'espresso
come tipo di treno è il mezzo che in gioventù ho usato di più girando l'Europa in
lungo e in largo. L'espresso con la sua lentezza era l'unico vero treno con il quale
si poteva viaggiare osservando il paesaggio mutare e sul quale si aveva tempo per
conoscere e parlare con gli altri viaggiatori…poi erano i tempi in cui non c'erano
le suonerie dei cellulari. Si potevano raggiungere posti lontanissimi dalla città
di partenza senza cambiare treno. Basterebbe ricordare che fino alla fine degli
anni Ottanta esisteva un treno che da Roma arrivava direttamente a Mosca,in trentasei
ore circa.
Sassofoni,
clarinetto, violino, fisarmonica, contrabbasso, arpa e percussioni. Un gran numero
di strumenti ed un gran lavoro di arrangiamento. Un lavoro già pensato in questi
termini, oppure vi sono state modifiche in corso d'opera?
La composizione di brani è stata concepita direttamente per questo organico specifico.
Ho cercato di valorizzare ogni strumento sfruttandone al massimo le capacità. Nell'arco
del cd infatti ognuno ha un momento di "solo". Per Gabriele e Pietro ovviamente
questo coincide con i larghi spazi che hanno di improvvisazione, per gli altri invece
ho pensato a delle vere e proprie "cadenze" interamente scritte.
Di certo è un lavoro che non ammette distrazioni d'ascolto,
perché ricco di sfumature e di una metrica che tiene sempre desta l'attenzione.
Anche gli assoli sembrano scritti e non frutto di semplice improvvisazione: ha pensato
e composto da musicista classico, da jazzista o tenendo a mente gli insegnamenti
di Astor Piazzolla?
Astor Piazzolla è sicuramente uno dei miei punti di riferimento, non tanto
per la musica che ha scritto (intendiamoci, alcuni brani sono dei veri e propri
capolavori) quanto per la lezione che ci ha lasciato. Piazzolla sosteneva fermamente
che ogni compositore avrebbe dovuto sfruttare,per il proprio cammino artistico,
il materiale proveniente dal proprio Paese di origine, tenendo, ovviamente, sempre
le antenne tese verso tutto il resto del globo. Ma la matrice doveva essere nazionale.
E' quello che cerco di fare quotidianamente. Il mio approccio alla composizione
è sicuramente di stampo classico. Cerco sempre di curare con particolare attenzione
soprattutto l'aspetto contrappuntistico del brano, senza tralasciare le possibilità
timbriche ed effettistiche che ogni strumento mi può regalare.
Colpisce il senso narrativo del disco, quasi di matrice
filmica: ha mai pensato di comporre una colonna sonora?
Lavoro spesso per il teatro e ho scritto le musiche per numerosi cortometraggi.
Spero presto di avere anche la possibilità di firmare anche la colonna sonora di
un film.
Lei ha studiato e conseguito il diploma anche di clarinetto:
perché ha chiesto l'intervento – sicuramente prestigioso – di Gabriele Mirabassi?
Beh….se hai Maradona in squadra conviene che giochi lui…e tu, magari, te ne stai
tranquillo in panchina!
Da accorto conoscitore della musica contemporanea, cosa
vede di interessante nello scenario attuale?
Noto che dalle grandi sperimentazioni degli anni Settanta/Ottanta, ora la musica
contemporanea, dopo un lungo periodo di oblio, sta lentamente risalendo la china
cercando di nuovo un contatto più diretto con il pubblico. Certo resta ancora un
po' un mondo a se stante, dove è sempre molto difficile distinguere tra "arte" e
qualche altra cosa. Ho sempre pensato invece che il jazz e tutta quella musica di
chiara derivazione popolare avesse un contatto più vivo e diretto con il pubblico,
un feeling maggiore nel relazionarsi con l'ascoltatore. Il limite della musica contemporanea
di estrazione colta è sempre stato quello di fare ben poco per abbattere la barriera
esistente tra il compositore ed il fruitore. Se ne accorse lo stesso Stravinsky
quando disse giustamente che, nonostante la grande rivoluzione dodecafonica del
secolo scorso:"il fenomeno musicale più importante del '900 è il Jazz".
Il suono che restituisce il suo lavoro è sicuramente ben
radicato nel Mediterraneo; una via che ritengo sia la migliore percorribile anche
per il jazz italiano. Ritiene anche lei che possa essere la strada migliore per
lasciare intatte le radici della cultura italiana?
Senza ombra di dubbio! Il mediterraneo da sempre è stato il punto di incontro di
tradizioni, culture, uomini e di conseguenza arti ed espressioni. Non vedo, almeno
per me, fonte di ispirazione più interessante.
Espresso 443 rappresenta la direzione della sua musica?
Per ora si, soprattutto per i motivi che ho già indicato prima. Poi in futuro non
so proprio cosa potrà accadere…
Se si volesse ascoltare dal vivo il suo progetto…
Abbiamo presentato il cd a Tokyo lo scorso ottobre all'interno del Festival SUONO
ITALIA organizzato dall'ICE in collaborazione con L'Ambasciata Italiana in Giappone.
Ne ho fatto una versione in trio con Gabriele Mirabassi, Andrè Memhari al
pianoforte e la bravissima arpista Reine Takano. Devo dire che il concerto è stato
molto apprezzato, sia dal pubblico che dalla critica. Prossimamente spero si possano
organizzare altre presentazioni qui in Italia
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Ora so scrivendo un'operina per bambini che andrà in scena al Parco della Musica
nel prossimo febbraio, poi spero di poter cominciare a lavorare su un nuovo progetto
discografico
La sua attuale playlist…
In questo momento sto riascoltando tutti i dischi di Hendrix, e Chico Buarque,
due musicisti geniali! Poi ho un debole per la Banda Mantiquera:.un ensemble
fenomenale! Ovviamente poi, sul mio ipod ho sempre tutti i miei punti di riferimento:
Bartok, Strawinsky, Gil Evans, Piazzolla, Miles,
ecc.ecc…..
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Data pubblicazione: 15/01/2012
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