Intervista con Alceste Ayroldi
di Marco Losavio
aprile 2022
In occasione della pubblicazione del libro "La legislazione dello spettacolo
e il diritto d'autore delle opere musicali" (Arcana, 2022), incontriamo l'autore,
il prof. Alceste Ayroldi,
per condividere alcune riflessioni sugli aspetti focali attorno a cui verte la cultura
e la sua gestione.
Insegni da tanto e in molti luoghi, collabori con numerose
organizzazioni di festival e rassegne, conosci e intervisti moltissimi artisti…a
chi è rivolto questo libro?
Questo libro è frutto delle lezioni che ho tenuto – e tengo tutt'ora – presso alcune
istituzioni italiane e straniere: Saint Louis College of Music di Roma, University
of the West of Scotland, Art Village di Roma e dei workshop e masterclass tenute
in giro in Italia. E' un libro che si rivolge a tutti coloro che operano nel mondo
dello spettacolo, che vogliono entrarne a far parte, a chi volesse approfondire
delle conoscenze in tale settore e, naturalmente, ai musicisti!
Sia nelle tue collaborazioni che attraverso il tuo insegnamento
noti che ci sia una crescita professionale in un settore dove c'è iniziativa spesso
accompagnata da una buona dose di improvvisazione?
Dunque, rispetto ad alcuni anni fa sicuramente sì. Però, si avverte ancora la differenza
con altri Paesi. In Italia, purtroppo, si fa fatica a comprendere che la professione
di musicista e quelle connesse a tale professione siano, per l'appunto, una professione.
Fino a quando non si entrerà in questo ordine di idee, sarà difficile registrare
una crescente professionalità. E i primi a crederci devono essere proprio i musicisti
che, fin troppo spesso, si lasciano calpestare o si lasciano prendere dalla foga
del momento senza pensare troppo alle conseguenze che, giuridicamente e culturalmente,
implica ogni singolo gesto. Per esempio, creare un ordine professionale dei musicisti
potrebbe proteggere da alcune insidie e riparare da diverse situazioni problematiche.
Come consideri il "Sistema amministrativo in Italia e i relativi
fondi erogati?
Dunque, il sistema amministrativo italiano per quanto concerne lo spettacolo è in
corso di definizione e di sviluppo… Solo da qualche tempo, grazie al pressing di
alcune associazioni a tutela della categoria (per esempio il Midj, il MEI) si stanno
rivalutando, anche finanziariamente (intendo il FUS) musiche diverse rispetto alla
classica. Ma il FUS è appannaggio di pochi e a far da coadiutore arrivano i fondi
erogati dagli enti territoriali, che finanziano – in buona parte – eventi live.
Tutto ciò, però, innesca un meccanismo perverso: i fondi erariali spingono (in alcuni
casi, obbligano) alla gratuità degli eventi. E ciò disabitua il pubblico a pagare
il prezzo del biglietto di un evento di spettacolo; non solo, deprezza il ruolo
di musicista, di artista: il pubblico avrà l'impressione che quell'arte, essendo
gratuita, sia di "poco conto". E, ancora: quando e se quel musicista andrà a suonare
in un live club che prevede un fee d'ingresso, il pubblico sarà riluttante a pagare,
dal momento che ha potuto beneficiare della sua arte gratuitamente in qualche piazza
estiva.
Anche nella cultura è necessario
fare impresa. Quali sono alcuni suggerimenti che ti senti di dare per favorire solidità
d'impresa in ambito culturale?
Anche qui devo ripetermi: essere professionali. Nessuna attività può essere svolta
in modo approssimativo e senza conoscere i fondamenti legislativi, amministrativi
ed economici della stessa. L'impresa culturale deve essere vista, anche all'esterno,
come una filiera produttiva qualsiasi: alla stregua di quella metalmeccanica o lattiero-casearia.
Solo così l'impresa culturale e dello spettacolo avrebbe anche in Italia una dignità
alla stregua di altre attività. Le conseguenze della pandemia, d'altro canto, spiegano
perfettamente la situazione italiana nel settore. I ristori, le provvidenze economiche,
non sono state di per sé sufficienti a garantire il prosieguo di molte attività
che, probabilmente, non avevano la giusta solidità. Inoltre, a differenza di tante
altre categorie produttive coinvolte dai lockdown, quella del settore dello spettacolo
non ha avuto la medesima copertura mediatica e, soprattutto, non ha avuto il medesimo
consenso popolare di condivisione dello stato di crisi, così come avvenuto per altri
settori.
Il diritto d'autore è complesso e delegarne la tutela a leggi
ed enti terzi ha vantaggi e svantaggi, poi c'è l'aspetto internazionale che complica
il tutto. Pensi sia utile il pensare ad una autonomia di gestione da parte di chi
ne detiene la proprietà intellettuale?
Non credo che sia né utile, né plausibile. L'autonomia che, per gli AIE esisterebbe
anche, si è rivelata un fallimento, soprattutto nei momenti di crisi. Inoltre, l'artista
deve pensare a svolgere il suo mestiere: quello di artista. Non può occuparsi anche
di queste situazioni. La gestione collettiva assicura una migliore e più capillare
raccolta dei proventi.
Cito dal libro "la musica è un'esperienza, un servizio...".
La fruizione oggi è secondo te adeguata a questo profondo concetto? E il sistema
musicale/artistico ne è rafforzato o indebolito?
Domanda molto bella, ma tanto ampia sarebbe la risposta da dare. In breve, penso
che oggi ci sia troppa disponibilità di musica, che può essere ascoltata sugli smartphone
(pratica molto usata dai giovani, anche musicisti), computer e molti altri supporti.
Ciò anziché provocare effetti positivi, ha deprezzato il valore del musicista e
della sua musica. Le piattaforme digitali consentono di frazionare l'ascolto del
disco, di acquistare solo alcuni brani: così si svaluta il valore dell'album e dell'opera
realizzata dal musicista. Non si ragiona più per dischi, ma per singoli brani. Poi,
l'utilizzazione dei video ha fatto sì che la musica non venga più ascoltata, ma
vista. E ciò non premia la qualità del brano in quanto opera musicale, ma quella
del video che attira maggiori consensi. Inoltre, la "professione" di musicista è
diventata (e lo dico con ironia e tristezza) alla portata di molti, soprattutto
di coloro i quali hanno dimestichezza con i software musicali. Tutto ciò influisce
negativamente sulla visione del musicista in quanto professionista. E' per questo
che ritengo sia doveroso per i musicisti far valere la loro professionalità, costituendo
un albo e un ordine come altre professioni.
Streaming, di recente il governo italiano ha sostenuto cospicuamente
il progetto ItsArt, la cosiddetta "Netflix" dell'arte...è una possibile strada per
aumentarne la fruizione e i profitti?
Il tempo ce lo dirà. Ora ritengo un azzardo fare delle valutazioni.
Se avessi dinanzi il Min. Franceschini quale sarebbe il primo
"suggerimento" che ti verrebbe da dargli?
So bene che un Ministro non può fare tutto da solo e quindi ha bisogno di uno staff.
In tal senso auspicherei che il Ministro crei degli staff per ogni settore dell'arte,
della cultura e dello spettacolo affinché le decisioni possano essere prese alla
luce di reali esigenze dei settori e non perché decise dal clima politico del momento.
Lo staff, però, deve essere formato da persone esperte, ma in reale assenza di conflitto
di interessi.
Link presso cui acquistare il libro:
https://www.amazon.it/legislazione-spettacolo-diritto-dautore-musicali/dp/889277087X/ref=sr_1_1?crid=3NECNX5PON20O&keywords=alceste+ayroldi&qid=1649516848&s=books&sprefix=alceste+ayroldi%2Cstripbooks%2C92&sr=1-1
https://www.libreriauniversitaria.it/legislazione-spettacolo-diritto-autore-opere/libro/9788892770874
https://www.hoepli.it/libro/la-legislazione-dello-spettacolo-e-il-diritto/9788892770874.html
https://www.ibs.it/legislazione-dello-spettacolo-diritto-d-libro-alceste-ayroldi/e/9788892770874
https://www.lafeltrinelli.it/legislazione-dello-spettacolo-diritto-d-libro-alceste-ayroldi/e/9788892770874
https://www.mondadoristore.it/legislazione-spettacolo-Alceste-Ayroldi/eai978889277087/
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Data pubblicazione: 09/04/2022
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