Intervista a Sade Mangiaracina
giugno 2011
di Alceste Ayroldi
photo by Roberto Panucci
Dove sei cresciuta?
Sono cresciuta in Sicilia in un paesino della provincia di Tapani, Castelvetrano.
Sicuramente conoscerai la meravigliosa Selinunte con il suo parco archeologico più
grande d'Europa (anche se lo sanno davvero in pochi).
Lo so che ti sembrerò un po' stupido, ma come mai ti chiami Sade?
Perchè mio padre è musicista, così come lo era mio nonno e quindi la musica ha sempre
fatto parte della mia vita, appunto fin dalla nascita, ai miei genitori piaceva il
nome di questa cantante degli Anni Ottanta e così porto il suo nome.
Hai una formazione classica, e ciò risuona nella tua tecnica. Quanto ha influito
nelle tue scelte compositive e nel tuo approccio al jazz?
Sì, ho studiato musica classica anche se poi ho lasciato gli ultimi due anni per
seguire la mia passione per il jazz. La musica classica ha ovviamente influenzato
la mia scelta compositiva anche se credo che nelle mie composizioni si senta più
la mia sviscerata passione per il rock.
Quando ti sei "innamorata" della musica jazz?
Mi sono innamorata del jazz davvero piccola, come dicevo prima mio padre è musicista
e a casa abbiamo una parete piena di dischi in vinile e cd. Ricordo che a 10 anni
mi portava a sentire
Pat Metheny
o Corea e così proprio grazie a questi due meravigliosi musicisti mi sono avvicinata
al jazz in modo molto istintivo. Quando andavo al liceo portavo il lettore compact
disc sempre con me e ogni volta che potevo ascoltavo musica!
Chi sono i tuoi pianisti di riferimento? E, invece, quali artisti?
Il mio pianista di riferimento è senza dubbio
Brad Mehldau
anche se amo tantissimo
Danilo
Rea,
Chick Corea e
Herbie Hancock, ma credo di non essere una patita dei pianisti. In vita
mia ho ascoltato più chitarristi come
Pat Metheny
di cui possiedo tutta la discografia o sassofonisti come Joshua Redman e
Chris Potter, e tantissimo anche i cantanti: adoro la voce, sono una fanatica
dei Beatles, fino a pochissimo tempo fa facevo anche parte del fan club!
Sei anche un'organizzatrice con il Selinunte Jazz Festival. Ritieni sia un'esperienza
importante per un musicista essere anche coinvolto nell'organizzazione di eventi?
Si, insieme ad altri due ragazzi del mio paese ho organizzato per due anni il "Selinunte
jazz Festival". E' stata un'esperienza meravigliosa anche se non facile; purtroppo
è difficile avere finanziamenti per un evento di tale portata e le nostre aspettative
erano alte, ma pian piano mi sono resa conto che forse è meglio continuare il mio
lavoro di musicista e lasciare l'organizzazione di eventi ad altri.
Parliamo del tuo primo lavoro in quartetto. Come è nato, cosa ha ispirato le
tue composizioni? In generale, da dove trai ispirazione?
Il mio primo lavoro in quartetto, con ospite
Fabrizio Bosso
in alcuni brani, è stata un'esperienza davvero emozionante. Il disco si chiama
Philosophy
e i pezzi sono dedicati alla mia terra, la Sicilia e alla filosofia. Quasi tutte
le composizioni sono state scritte a casa mia a Castelvetrano e tutte di getto,
non sto scherzando: ricordo che mi sedevo al pianoforte e iniziavo a comporre immediatamente,
mio padre le registrava momentaneamente per non dimenticarle e così è nato quel
disco.
Il tuo incontro con Laura Lala e Pure Songs. Mi piacerebbe che tu parlassi
del recupero della tradizione siciliana che permea questo bel lavoro.
Una serie di coincidenze fortunate ha fatto sì che un comune maestro,
Salvatore
Bonafede, ci presentasse nel 2005
qualche mese prima che anche Laura decidesse di trasferirsi a vivere a Roma a casa
mia, dividendo una stanza con me. Da lì in maniera assolutamente spontanea è nata
l'idea di condividere un progetto,che avesse in comune sia l'amore per il jazz che
per le canzoni. Riguardo la tradizione siciliana direi che si tratta di un istintivo
ritorno alle radici di entrambe.
Quanto è cambiato il tuo modo di fare musica dal tuo esordio ad oggi? Ritieni
che la tua tecnica sia cambiata?
Penso di essere cambiata, sicuramente in seguito alla costante influenza della musica
che scopro e ascolto giorno dopo giorno.
Una domanda che potrà risultarti oziosa: è difficile essere donna nel mondo
del jazz?
Non è difficile essere donna nel mondo del jazz, anzi per certi aspetti siamo favorite
essendo una minoranza rispetto agli strumentisti maschi.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
In questo momento ho due progetti nuovi che sto portando avanti: un quintetto a
nome mio con cui a breve andrò a registrare un nuovo disco insieme ad
Aldo Bassi
alla tromba, Francesco Ponticelli al contrabbasso e basso elettrico e
Alessandro Marzi alla batteria, oltre ad un ospite alla chitarra (per ora non
faccio nomi per scaramanzia). Con Laura Lala continuiamo il nostro progetto
di brani originali,abbiamo scritto tantissime cose nuove che faremo presto confluire
in un altro disco.
La tua attuale playst…
la mia playlist è piena di roba.....dal jazz al rock al pop alla musica brasiliana, per
esempio.
Lotus blossom (Chris Potter)
The wheel (Chris Potter)
Morning bell (Radiohead)
2+2,5 (Radiohead)
Knots (Gentle Giants)
Vicissitudes (Dave
Holland)
I want you (Beatles)
Tempi duri (Giovanni Tommaso)
Hide and seek(Joshua Redman)
Sweet Nasty (Joshua Redman)
O silencio das estrellas (Lenine)
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Data pubblicazione: 16/07/2011
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