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Conosco Aldo Bucci "the red" sin da quando, nella metà degli Anni '70, eravamo entrambi allievi delle classi di tromba del Conservatorio "N. Piccinni" di Bari. Io vi ero approdato spinto dall'amore per il Jazz e non mi rassegnavo all'idea di dover fare tanti esercizi, apparentemente inutili, prima di poter suonare la musica dei miei idoli. Aldo, invece, che era più avanti di me negli studi, si preoccupava fondamentalmente di arrivare al diploma con un buon bagaglio tecnico. Anzi, credo addirittura di ricordare che, all'epoca del nostro incontro il Jazz non lo emozionasse più di tanto. Il fatto che, dopo vent'anni, lui sia diventato un trombettista per giunta di jazz potrebbe dirla lunga sul modo migliore di accostarsi allo studio dello strumento e a quello della musica afroamericana. Ma a parte tutto devo confessare che condivido questo suo battesimo discografico come se in piccola parte coinvolgesse anche me, proprio in forza di quel breve vissuto in comune. La familiarità del disco, del resto, è data dalla presenza di altri musicisti pugliesi, già attivi discograficamente, la cui personale crescita artistica ha finito per coincidere con quella del jazz nella nostra regione. C'è innanzitutto
Nico Marziliano, un pianista completo e raffinato che raccomanderei di ascoltare nel bel CD "Bon Voyage" (Ed. Philology) inciso a nome dell'European Sound Project; il sostegno armonico è fornito dal basso puntuale, solido, ma soprattutto melodico di
Maurizio Quintavalle (ascoltatelo nel suo "Out of Perspective", Ed. Extrajazz), mentre alla batteria c'è un affidabile
Marcello Magliocchi ("Ma. Ma. quartetto" Ed. Splash). Di Tino Tracanna, ospite d'onore del gruppo, c'è poco da dire che già non si sappia. Basterebbe aggiungere che la presenza di questo sassofonista, il suo lirismo dalle reminiscenze shorteriane, contribuiscono e non poco a tratteggiare quelle atmosfere di stampo Blue-Note nelle quali, per il momento, Aldo Bucci sembra aver trovato il proprio habitat naturale. Il suo solismo, di derivazione hubbardiana, è rinvigorito da una scioltezza tecnica nella quale non è difficile cogliere il risultato degli anni di studio trascorsi su quelle scale, quegli esercizi che stavano tanto antipatici al sottoscritto.
I titoli firmati da Bucci sono di estrema godibilità a cominciare dall'energico " SYNTHESIS", per arrivare al gustosissimo medium tempo di "RELAX", con le sue piacevoli fragranze latine o a "IMAGINATION" che, perdonate il gioco di parole, sembra voler affrescare un immaginifico notturno metropolitano. Ancora, negli inevitabili omaggi a due grandi trombettisti con i quali è difficile non essere in debito, "THEME FOR MILES" e "CHET", si apprezza innanzitutto come la dedica sia fondamentalmente ideale senza cercare di ricalcare atmosfere e stilemi irripetibili. Paradossalmente Bucci sembra più vicino a Davis in "CALYPSO (for Joe)", che a dispetto del titolo lo impegna in un lungo assolo spanish, (ottimamente sostenuto da Marziliano) e non in "THEME FOR MILES". Infine, non mancano due brani "ospiti", firmati da Quintavalle, "LATE ON NIGHT" e Marziliano, "QUIET AFTERNOON", che testimoniano l'eccellente livello compositivo dei compagni di viaggio scelti da Aldo Bucci per questa incisione. Alla quale mi auguro che ben presto seguano altre sempre più mature ed intriganti.
Ugo Sbisà
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Data pubblicazione: 18/09/2003
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- Cinzia Guidetti