Benjamin Moussay
Promontoire
ECM (2020)
1. 127
2. Promontoire
3. Horses
4. Don't Look Down
5. Villefranque
6. L'oiseau d'or
7. Chasseur de plumes
8. Sotto voce
9. The Fallen
10. Theme From Nana
11. Monte Perdido
12. Théa
Benjamin Moussay - pianoforte
Stare al fianco di Louis Sclavis sembra essere fruttuoso, visto
il risultato finale di questo lavoro di Benjamin Moussay. E già, perché il pianista
francese ha già albergato per tre volte in casa Ecm, proprio con il suo connazionale
fiatista come leader. Il suo tocco, la sua poetica pianistica non è sfuggita a Manfred
Eicher, che lo ha tenuto in scuderia anche per il suo disco d'esordio in piano solo.
Moussay è ben noto in Francia, anche come didatta attento e scrupoloso. E tale scrupolosità
la si ascolta in ogni suo brano: non ha inteso muoversi su terreni facilmente percorribili
(ovvero con standard e/o cover), ma con dodici composizioni firmate di suo pugno,
che lo rappresentano pienamente. Con un'attenzione alla melodia sulla quale ci ricama
con garbo e metodo ("127"), senza mai incocciare nell'abitudine diffusa di
tirar fuori i bicipiti.
Malinconico, con quel gusto retrò di chi ama il miglior Novecento
musicale: dalle pensose note di "Promontoire" a quelle contemporanee, acute
di "Horses", alle note pesate, sospese di "Villefranque". Si schiarisce
la voce jazzistica con " L'oiseau d'or", dove tiene distanti gli intervalli,
ma ci fa sapere come utilizzare il legato e lo staccato. Alcuni brani sono brevi
frammenti musicali, della durata di poco meno di due minuti, quasi a far da cornice
a delle composizioni più pingui. In nessun caso, però, Moussay perde di vista la
sua idea complessiva di creare la musica. "Sotto voce", per esempio, argomenta
bene le idee di Moussay, lasciando anche intuire verso quale direzione andrà il
resto del lavoro. E, così, ci troviamo di fronte a "The Fallen", dalla piena
ricchezza armonica, con un passo filmico e narrativo ben rimarcato dal bell'uso
dei registri gravi. "Théa", che chiude questo bel disco, è una sintesi rimarchevole
del linguaggio del compositore francese: in bilico tra l'improvvisazione e la cultura
classica contemporanea.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 30/09/2020
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