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De Palma - Principato - Panza
Zeno
Filibusta Records (2014)
1. Zeno
2. 15 Under
3. Adriana
4. Ballad For A Snowdrop
5. 77
6. And The Loser Is
7. Song For Carla
8. L'ultima sigaretta
9. Sweet China Gone Bad
Pierpaolo Principato - pianoforte, synth Francesco De Palma - contrabbasso, basso elettrico Dario Panza - batteria
Quando i più (leggasi organizzatori e direttori artistici) si
lamentano che non c'è niente di nuovo in circolazione, che il jazz sa di stantio,
che il mainstream la fa troppo da padrone e che per questo tocca andare a pescare
dal brodoso (quello sì) mare statunitense o inseguire i soliti noti ("che fanno
cassetta"), è perché non sanno ascoltare in giro e si affidano alla affilate armi
dei management più aggressivi. Tanto per usare un luogo comune, il jazz italiano
gode d'ottima salute: e non solo per mano dei pochi ierofanti.
"Zeno" un leader ce l'ha: il bassista Francesco De Palma, classe
1977 (alla quale dedica il vigoroso brano quasi omonimo "77", che allude
e intreccia in modo eccellente direzioni musicali attinte da un ampio ventaglio
storico e geografico) che firma tutti i brani di questo bel lavoro e guida gli ottimi
sodali: Pierpaolo Principato, esperto e talentuoso pianista che personifica
la ricerca musicale fatta con scienza, e il giovane (anno 1988) Dario Panza,
che sprizza energia ritmica da ogni dove.
Il risultato di tale liaison non poteva che dare frutti saporiti e dall'intenso
profumo che avvolge in un unico aroma il jazz più moderno vergato da insinuazioni
classiche che s'affacciano in "Zeno" e ancor più in "Adriana", quasi
ballad ondeggiante sotto lo scuro e corpulento periodare della linea di basso del
leader e le cui trame sono disegnate dalle note scandite nettamente e con morbido
fluire da Principato.
La vena compositiva di De Palma è caleidoscopica: il volume sonoro e le dinamiche
sono sempre in movimento, financo a sfiorare accordi intrisi di rock ("Ballad
For A Snowdrop") o la cantabilità italica che le sapienti mani di Principato
guidano verso un'improvvisazione ragionata, punteggiata da controtempi ("Sweet
China Gone Bad", che nasconde un finale segreto architettato su di un funky
cinetico.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 02/06/2015
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