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Rocco, Dominguez, Mandelman
Spaghetti Jazz - Live In Buenos Aires
CD Baby (2012)
1. Un perro nefasto
2. Stefania e il naso
3. Ciabatte
4. Mavalà/Tre sorelle/Garibbà
5. Todos los pepinos del mundo
6. Cuartal
7. Insectos molestos
8. Aargh!
9. Il beccheggio
Rodrigo Dominguez - sax tenore,
soprano, electronic toys
Enzo Rocco
- chitarra, kazoo, strumenti-giocattolo
Hernan Mandelman - batteria
"Spaghetti jazz": già il titolo prefigura un impegnativo o improbabile
assemblaggio fra un piatto della tradizione italiana e la musica afroamericana.
In realtà il connubio che si realizza in questo disco è di tutt'altro genere. Qui
si celebra, infatti, l'incontro fra uno dei chitarristi più curiosi della nostra
scena con due musicisti altrettanto indiscreti del panorama argentino. E' il jazz,
in un'accezione molto ampia, ad unificare i percorsi di questi tre artisti fuori
dalle righe e dalle convenzioni. Le composizioni sono tutte a firma di
Enzo Rocco,
ma gli sviluppi dell'idea di partenza seguono strade spesso imprevedibili e inattese.
Come se lo svolgimento fosse indipendente dall'indicazione iniziale. Ci si aspetta
un profumo di tango o di qualche danza sudamericana in questi nove brani, anche
per la sede da cui proviene la registrazione, il "Notorious" di Buenos Aires. Ebbene
si può trovare pure quello, in particolare in un brano, accanto a tanto tanto altro.
Si respira in questo disco, infatti, una grande libertà di intenzioni nell'approcciare
stili apparentemente contrapposti per amalgamarli, rimodellarli in un melange di
sicuro richiamo.
"Un perro nefasto" annuncia il clima del resto dell'album: ogni musicista
procede per suo conto per un certo tratto, incrociando le comunicazioni, fino a
sfociare tutti insieme in una breve sequenza di jazz ortodosso. E' una parentesi,
perché si ritorna nel finale su atmosfere destrutturate. "Stefania e il naso"
ondeggia fra echi di paso doble, passaggi free, tempi di marcia ricorrenti e ironici
a rompere gli equilibri o a incrementare gli squilibri del pezzo. "Ciabatte"
comincia con un'immersione nei rumori della giungla tropicale e va a parare in un
motivo in stile "Brotherood of breath" di Chris Mcgregor, semplice e accattivante.
"Mavalà/Tre sorelle/Garibbà" parte a passo di carica, si attorciglia su suoni
dissonanti con il sax tenore maltrattato da Dominguez, mentre Rocco punteggia e
punzecchia i partners. Per non far mancare la sorpresa agli ascoltatori spunta fuori,
dal cappello a cilindro del trio, un valzer malinconico eseguito a bassa voce. Tutto
poi viene rimesso in discussione e capovolto dai tre musicisti. Mai crogiolarsi
su un'intuizione anche valida. "Todos los pepinos del mundo" (non male come
titolo) è un tango. In Argentina su questo tipo di tradizione non si può scherzare.
Difatti i tre si mantengono più rispettosi e prendono meno licenze. Il brano non
ne risente in negativo. "Insectos molestos" è atmosferico e rumoristico.
La traccia racchiude al suo interno un nervoso e pregevole intervento della chitarra
e un subisso di effetti elettronici non sofisticati. "Cuartal" contiene un
bel solo di sax soprano, giocato sugli acuti e le dissonanze. Successivamente si
inserisce un intermezzo free-bop in duo, senza la chitarra, tirato e intenso. "Aargh"
somiglia alla colonna sonora di un film degli anni settanta di "Django" o "Sartana",
non per niente definiti "spaghetti western". L'andamento è solenne e maestoso come
la cavalcata di quegli eroi solitari. Si conclude il disco con un rock and roll,
"Il beccheggio", facile e messo in campo senza troppi stravolgimenti o risvolti
inconsueti.
Va dato merito a
Enzo Rocco di aver voluto incidere su disco la registrazione di quella
serata in Argentina. Pur nella ricercata o contingente assenza di rifinitura, il
cd ci consegna una musica dai diversi e contrastanti aspetti, viva e sfacciata.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 17/03/2013
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