Gino Sitson feat. Lonnie Plaxico, Willard Dyson, Helio Alves
Way to go
Alessa records
1. Welcome 02:49
2. A peaceful journey 04:06
3. Way to go 03:43
4. Magny Marcelline 03:56
5. Lucia 03:52
6. Nsi keu beu zi 01:05
7. Just a little prayer 05:37
8. What's up? 00:41
9. Djila? 03:36
10. 10. Fake 05:18
11. 11. Mobwo 04:35
12. 12. Daddy 03:18
Gino Sitson - lead vocal, perc.,
vocal instr., misc. vocal effects, body percussion, sanza, backing vocals
Helio Alves - piano
Lonnie Plaxico - double-bass
Willard Dyson - drums
Quando si parla di canto maschile nel jazz contemporaneo è facile cadere nel
paragone con il fenomenale
Bobby McFerrin. Anche per Gino Sitson questa trappola potrebbe scattare
se le somiglianze, anche timbriche, tra le due voci non fossero poi stemperate da
un approccio e da un repertorio abbastanza diversi tra il funambolico cantante americano
e l'altrettanto estroso giovane vocalist di origine camerunense.
Residente a New York, con un background familiare alle spalle di amore e rispetto
per la musica e un approccio multi-culturale alla propria arte, Sitson mescola jazz,
blues, gospel, polifonie africane, influenze latine, utilizzando una notevole estensione
vocale, tecniche di body e vocal percussion, improvvisazioni scat strettamente
jazzistiche e un cantato sensibile.
Riconoscendo questo talento lo stesso McFerrin lo ha coinvolto in alcuni progetti,
lodandone la maestria e per gli stessi motivi vale la pena di ascoltare Sitson nella
sua originalità, fin dalle prime note di questo disco.
I musicisti che lo accompagnano in questo lavoro contribuiscono a tenere alta
la qualità musicale e mostrano la versatilità necessaria nell'affrontare i brani.
Il cd si presenta omogeneo all'ascolto, dal benvenuto iniziale di Welcome
fino all'ultimo rivolo sonoro. Si alternano ballate splendidamente melodiche,
Lucia a fianco di afro funky frantumati come in Fake. Ottimi gli interventi
solistici di Helio Alves al pianoforte e il supporto del maturo contrabbasso
di Lonnie Plaxico.
Un lavoro di qualità: forse questo approccio universalistico, che mescola in
un unico calderone tradizioni e stili diversi senza snaturarne alcuno (e senza imporsi
violentemente), caratterizzerà la musica del XXI secolo. Se andrà così ancora una
volta arriverà dalla musica il vero soft power spesso vanamente evocato dai
politici indispensabile per far dialogare tra loro popoli e culture.
Franco Bergoglio per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 04/07/2010
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