WD 109 -
2001. Distrib. da I.R.D.
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Maurizio
Rolli & A.M.P. Big Band
MOODSWINGS
A tribute to
Jaco Pastorius
Featuring
Mike Stern
and Michael
Manring
1. Donna Lee Jam (C.
Parker)
2. Three views of a
secret (J. Pastorius)
3. Teen town (J. Pastorius)
4. Goodbye pork pie hat (C. Mingus)
5. Donna Lee (C. Parker)
6. Wing & Prayer (M. Stern)
7. Havona (J. Pastorius)
8. Continuum (J. Pastorius)
9. Invitation (B. Kaper)
10. Portrait of Lucy (S. Capozucco)
11. D-Jaco (M. Rolli) |
Maurizio Rolli -
Electric Bass,
Acoustic Bass,
Arrangements,
Backing vocals
Michael Manring - Electric Bass on "Donna Lee jam"
Mike Stern -
Electric Guitar on
"Havona", "Djaco" and "Wing and a Prayer"
A.m.p. Big Band:
Alfredo Impullitti -
Conductor
Diana Torto -
Vocals
Fabrizio Bosso -
Trumpet and Flugelhorn
Samuele Garofoli, Giorgio Distante, Gianni Ferreri,
Roberto Di Egidio -
Trumpets
Massimo Morganti, Marcello Scarpetti, Davide Di Pasquale
- Trombones
Giovanni Pantalone -
Oboe
Marco Felicioni -
Flute
Roberto Torto -
Clarinet and Bass Clarinet
on "Wing and a Prayer" & "Teen
Town"
Gianluca Esposito -
Soprano Sax
Achille Succi -
Alto Sax and Bass Clarinet
Marco Collazzoni -
Alto Sax
Max Ionata -
Tenor and Sop. Saxes
Piero Delle Monache -
Tenor Sax
Massimo Mucci -
Baritone Sax
Angelo Trabucco, Angelo Canelli (on "Good bye pork pie hat"
and "Wing and a Prayer"),
Claudio Filippini (on "Donna Lee") -
Piano
Giancarlo Alfani -
Guitar
Nicola Angelucci,
Paolo Corsi (on "Havona", "Djaco" and "Wing and a Prayer"), Danny
Manzo (on "Invitation " and "Teen Town") -
Drums
Giovanni Imparato -
Percussions and Backing
vocals
Diana Torto, Simona Capozucco, Lucia Di Gregorio,
Maurizio Rolli, Enrico
Melozzi, Angelo Trabucco, Marcello Manuli, Giovanni
Imparato -
Backing vocals
Diana Torto, Maurizio Rolli,
Paola Giuliani -
Spoken
Augusto D'Incecco, Patrick Murray, Piergiorgio Troilo,
Gaia Luzzi, Piero Montebello, Morena Di Gennaro -
Violins
Giovanni Ciaffarini, Hazel Godard -
Violas
Enrico Melozzi -
Cello
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"Essere Jaco". Questo è il sogno di qualsiasi bassista elettrico minorenne ad un
certo punto del suo iter di studi. A dispetto di una vita dissennata, il fascino
che il
mito di Jaco Pastorius esercita sui suoi eredi è ancora oggi enorme.
Probabilmente
si rivelerà impossibile avere un altro personaggio così influente e innovativo
su
questo strumento. Rendersi conto di non poter essere un altro Jaco è la prima
cosa
che un bassista deve fare; e quanto è dura spesso la realtà.
Uccidere i sogni di un artista rischia, spesso, di condizionarne, e non in
meglio, la
qualità della produzione. Questo progetto nasce per tenere vivo il ricordo delle
opere, a mio parere, più interessanti e, proprio per questo sottovalutate di
Jaco.
Spinto dai sogni dei miei allievi, lo scorso anno, ho organizzato, il 1°
Dicembre, una
jam session con un tema preciso: Jaco Pastorius. Questa speciale festa di
compleanno (questa era la ricorrenza) era corredata da proiezione di video e
concerti, torta di compleanno offerta dai gestori del locale (il Kabala di
Pescara) e
esibizione di una schiera di bassisti elettrici tutti impegnati nel rendere
omaggio al
loro maestro di tutti. Il grande successo di pubblico ma, soprattutto, il grande
coinvolgimento emotivo dei partecipanti mi ha fatto riflettere su quanto effetto
abbiano la figura e la musica di Jaco sui musicisti attuali e (perché no?)
futuri.
La creazione di una Orchestra era l'altro mio grande sogno… fare la somma dei
miei propositi per tenere desto lo spirito del fanciullo quasi sopito in me è
stato
quasi inevitabile.
La complicità manifestatami da Michael Manring,
Fabrizio Bosso e Diana Torto,
subito da me coinvolti, di fronte al mio smodato e fanciullesco entusiasmo mi ha
dato una grande spinta per trovare la forza di mettermi a scrivere, arrangiare
e,
talvolta, comporre il materiale per un grande organico con grosse difficoltà di
sopravvivenza.
L'esperienza vissuta con l'IS ensemble
di Paolo Damiani (attuale direttore
dell'Orchestra Nazionale di Francia) è stata la mia palestra per ciò che
riguarda la
scrittura per organici inusuali, ma rimane, in me, un pizzico di timore
reverenziale
nell'accostarmi ad una musica che non avrebbe bisogno alcuno di revisioni (se
non
per via del fatto che calzare le scarpe del Bassista elettrico più importante
della
storia del Jazz può sembrare presuntuoso e irriverente).
Il rispetto delle partiture originali e la salvaguardia della mia personalità
musicale
sono le due apparentemente contrastanti direttive che mi sono posto come
condizione per la riuscita di questo tributo.
Non una revisione irriguardosa di musica che non ne ha bisogno nè una mera
interpretazione di "cover" che soddisfino solo l'Ego degli strumentisti, ma un
omaggio dovuto ad un musicista che ha condizionato il mio (e non solo) percorso
musicale e un tentativo di confermare la cosa più importante che Jaco, e insieme
a
lui i più grandi della storia, ci hanno insegnato: perseguire la ricerca di un
linguaggio
personale, cercare il rischio, l'avventura e lottare contro gli stereotipi nel
tentativo
di creare una musica fresca e capace di stimolare la curiosità dell'ascoltatore
e
soddisfare chi non si accontenta dei luoghi comuni. In questo modo l'omaggio a
Jaco Pastorius diviene un omaggio ai grandi che a questa ricerca hanno dedicato
la vita. Non solo abili improvvisatori ma grandi ricercatori. Questo è il
messaggio
che con questo omaggio cerco di mandare soprattutto ai miei studenti: se vuoi
imitare Jaco non imitare le sue frasi o il suo suono ma cercane uno altrettanto
personale anche a rischio di non piacere.
A mio parere questo spirito è l'unica
cosa
che accomuna Armstrong a Jaco e a Coltrane, a Parker, a Bill Evans, a Miles, ad
Hendrix a Django Reinhardt ecc...
Non imitare le frasi ma la filosofia di coloro che hanno segnato la nostra
musica.
Solo così ne terremo vivo lo spirito e daremo un giusto riconoscimento al lavoro
di
quelli che ci hanno preceduto e che spesso hanno pagato con la vita la
dissociazione dalla standardizzazione e dal mercato musicale che la nutre.
Forse omaggiare lo spirito, e non le note, è il modo migliore di prolungare
l'esistenza di coloro che, un pezzo alla volta, hanno contribuito a "inventare"
una musica che, benchè lontana geograficamente dalle nostre radici, ha
conquistato un posto rilevante nella nostra cultura. Forse questa è l' unica via
per non smettere di "sognare di essere J.a.c.o.".
Maurizio Rolli
via Verrotti 60
65100 Pescara (Italy)
cell. +39-333-5642285
Fax: +39(0)85-690299
E-mail; info@mauriziorolli.com
Jazz Convention:
Chiedo scusa se non nomino tutti i musicisti che hanno partecipato alle sessions
di questo CD ma citare una intera big band non è possibile, nonostante che in
questo caso, tutti lo meriterebbero.
Gran disco, e potrei finire qui. Direi che in questa produzione c'è di tutto,
tenendo presente che di per se non è un disco facile. Le composizioni sono
storiche e ben conosciute, gli arrangiamenti di Rolli, Friello, Banzola, a
tratti entusiasmanti, i musicisti, fondamentalmente ispirati. C'è entusiasmo,
amore, poesia, ispirata a quello straordinario musicista - personaggio che è
stato Pastorius.
C'è tutta una tradizione musicale colta dietro, che va dalla fusion alla Weather,
al bop, alle citazioni classiche, allo spirito rocker, all'ironia, all'onirico.
E' veramente un campionario di sentimenti e sensazioni, di stimoli uditivi,
ricchi continui. Non so, l'unico limite che potrei trovare e che a tratti è un
po' prolisso, forse eccessivamente lungo e teso nelle sue atmosfere al punto che
può stancare, ma sulla qualità dell'insieme, niente da dire.
Innanzitutto Rolli si rivela un buon leader, nel senso che è riuscito a mettere
insieme un grosso numero di forti personalità e soprattutto una big band di
classe. Notevoli anche le "guest star": Manring, una sorta di erede naturale del
fretless pastoriusano, duella con Rolli, in "Donna
Lee Jam" in un duetto che pur tra virtuosismi e fuochi d'artificio,
resta sostanzialmente musicale. Mike Stern, per la verità non appare molto
ispirato e nonostante la sua consistente partecipazione si limita ad un unico
"solo" coinvolgente.
L'orchestrazione di Impullitti è egregia, senza una
sbavatura, nei break, la sezione fiati mette la pelle d'oca, sia per la qualità
degli arrangiamenti che per gli interventi solistici, la voce della Torto dona
suggestione e poesia ed è una sorta di collegamento onirico tra gli
arrangiamenti e i brani. Mi sembra che tutti i musicisti abbiano partecipato al
meglio del loro spirito.
L'altro fatto interessante è che questa non è una operazione "citazionista" e
postmoderna: non ci si limita a riproporre brani, ad evocarli o a trattarli
decontestualizzandoli, ma si vuole ricercare spirito ed essenza della
personalità di Pastorious, come strumentista e come assoluto musicista. Il
risultato è che l'identità della sua musica resta intatta, ma la si legge per
ciò che essa ha significato per le generazioni successive di musicisti
evidenziandone ed esaltando la portata della sua "scuola". Tra le cose
memorabili citerei, oltre il duetto tra Rolli e Manring, La voce della Torto in
"Three views of a secret", "Teen
Town" nel suo insieme, il solo di G. Esposito e quello di Stern in "Havona",
bello quello di A.Trabucco su "Continuum"
e il botta e risposta Esposito/Ionata su "Invitation",
tutti gli altri (Canelli, Trabucco, Garofali, , Ionata, Succi, Morganti,
Filippini e Alfani, solo per citare i solisti) ad alto livello. Qualche piccola
nota sulle composizioni originali (la loro presenza ribadisce il fatto che non
siamo nel "citazionismo") "Portrait of Lucy"
di S. Capozucco è una suite complessa e contemporanea, suggestiva con la bella
melodia esaltata dalla Torto che diventa una specie di "summa" sonora del
progetto anche impressionistica, mentre "D-Jaco" dello stesso Rolli è sottile e
poetica, con tutti i tratti della celebrazione sentita e partecipata, ma non
retorica (Bosso al flugelhorn è notevole).
Non so, alla fine non mi va neanche di parlare dei singoli brani anche perché il
booklet interno è l'esatta redazione verbale dell'intero processo operativo del
progetto, quindi assolutamente esauriente e preciso. Mi viene piuttosto un
irrefrenabile desiderio di polemizzare con le classifiche del Top Jazz, con
molte scelte discografiche, con chi pensa di avere in mano le sorti del jazz e
con la pletora di organizzatori di festival di mezza Italia: Compratevi questo
cd e rimeditate sulle vostre scelte ! Qui c'è un progetto di qualità assoluta,
che tenendo presente la popolarità che gode il nome di Pastorious e l'altissima
qualità dell'insieme, la complessità, il gusto e l'onestà di questa operazione,
entusiasmerebbe i jazzofili d'Europa e degli States. Non esagero. Direi che
sarebbe una grandissima emozione poter assistere dal vivo ad un concerto del
genere con questi musicisti e qualche "guest star". Spero vivamente che qualcuno
voglia raccogliere l'appello e promuovere finalmente in modo degno una idea e
una realizzazione assolutamente di elevatissima qualità. Direi allora che è un
cd da non perdere !
All About Jazz:
(Maurizio
Comandini
-
Valutazione: * * * * )
Maurizio
Rolli
è un bravo bassista abruzzese che sta confermandosi come uno dei musicisti
italiani più interessanti e coraggiosi, in particolar modo con questo album
dedicato a Jaco Pastorius, il
bassista più importante degli ultimi trent'anni. Un album di lunghissima durata
(oltre settanta minuti) che oltretutto contiene anche una traccia interattiva
che regala gli spartiti di alcune composizioni contenute nell'album e altri
piccoli cotillions (foto, presentazione degli altri titoli dell'etichetta,
ecc.).
Per omaggiare doverosamente l'arte del grande bassista scomparso,
Rolli affronta la sfida a viso aperto
e mette in campo la Big Band dell'Accademia
Musicale Pescarese condotta vigorosamente da
Alfredo Impullitti. Per togliersi lo
sfizio in modo ancora più esaltante coinvolge nell'impresa il chitarrista
Mike Stern e il bassista
Michael Manring. Quest'ultimo, noto
per la sua militanza nella galassia new-age, è un bassista straordinariamente
dotato da un punto di vista tecnico, che ha saputo mettersi in luce anche nei
versanti della musica jazz di frontiera, con l'eccellente formazione
Yo Miles! guidata da
Henry Kaiser e
Wadada Leo Smith, un gruppo allargato
che, in maniera eccellente, sta riscoprendo il repertorio elettrico del grande
Miles Davis.
Si parte con una improvvisazione sulle armonie di "Donna Lee", con il basso
elettrico di Manring a menare le
danze per dare poi spazio al basso acustico suonato da
Maurizio Rolli. In questa occasione i
due sono sorretti solo dalle percussioni e si alternano per ricreare, almeno
nello spirito, il celebre duetto che Jaco
aveva realizzato con il percussionista Don
Alias. Dopo un commovente sampling della voce di
Jaco che dà indicazioni alla (sua)
orchestra, si passa ad un trittico davvero ben riuscito: "Three Views of a
Secret", una delle più belle composizioni di
Pastorius, affidata qui soprattutto alla voce di
Diana Torto che vocalizza con
passione e rispetto per la melodia intrigante e misteriosa scritta dal bassista;
"Teen Town" è invece una sorta di tour de force obbligato per tutti i bassisti
moderni, dopo che i Weather Report
l'avevano incisa su Heavy Weather; "Goodbye Pork-Pie Hat", scritta da
Charles Mingus per commemorare
Lester Young, viene qui proposta in
una versione che si ispira alla rilettura che ne aveva dato
Joni Mitchell nel suo album dedicato
al bassista di Nogales, con appunto Jaco
al basso elettrico. In definitiva, una serie tributi sovrapposti su diversi
livelli (Rolli -> Pastorius / Joni Mitchell -> Mingus -> Lester Young) che ci
confermano come sia forte l'emozione legata alle vite dei vari personaggi che si
sono affermati nella scena musicale.
Si riparte con una nuova versione di "Donna Lee", stavolta per orchestra, con un
bell'assolo del trombettista Fabrizio Bosso.
A questo punto entra in campo Mike Stern
con il suo "Wing and a Prayer", un brano che il chitarrista aveva scritto
proprio in onore di Jaco, un brano
dall'umore melanconico, che ci ricorda la tragica fine del bassista nato a
Norristown nel 1951 e successivamente cresciuto sotto il dolce sole della
Florida. Stern aveva suonato con
Jaco in uno dei periodi più oscuri
delle loro carriere durante il quale entrambi avevano perso il loro lavoro
principale (con Miles Davis e con
i Weather Report, rispettivamente)
proprio per la loro inaffidabilità dovuta all'abuso di stupefacenti. Mentre il
chitarrista è riuscito faticosamente a riemergere da questo terribile momento,
Jaco, tormentato anche da evidenti disturbi psichici, non si è mai ripreso ed è
finito ammazzato da un buttafuori che lo ha scaraventato contro un muretto,
all'esterno di un night-club di Fort Lauderdale, a metà settembre del 1987.
Il chitarrista americano rimane a bordo anche per la successiva "Havona", ancora
tratta dal repertorio che Jaco aveva prodotto nel periodo della sua militanza
con i Weather Report. Il brano è
presentato in un arrangiamento davvero sontuoso e i solisti (Giovanni
Esposito al sax soprano, Stern
alla chitarra elettrica e Rolli al
basso elettrico) sanno inserirsi alla perfezione nel fondale denso di colori
creato dall'orchestra.
Si prosegue con "Continuum" e con "Invitation" che mantengono alta la tensione
con arrangiamenti ben calibrati costruiti attorno ai vocalizzi di
Diana Torto che resta in evidenza
anche nel successivo "Portrait of Lucy", un brano scritto e arrangiato per
l'occasione da Simona Capozucco,
una dichiarata perifrasi del bel solo di Jaco
intitolato "Portrait of Tracy". In questo caso le voci si rincorrono e si
confrontano, con dei momenti quasi recitati e alla fine sbuca fuori un bell'assolo
di Achille Succi al sax alto.
L'album si chiude con una lunga composizione intitolata "D-Jaco", l'unica
firmata da Maurizio Rolli, che
vuole omaggiare, oltre a Pastorius
anche John Lewis e il suo celebre
tributo a Django Reinhardt (ancora
una stratificazione di tributi...). Il chitarrista
Mike Stern è di nuovo presente e si
affianca a Diana Torto sin
dall'esposizione del tema, per poi spalleggiare il leader (che stavolta si
cimenta al basso acustico) e gli altri solisti in questa degna chiusura di un
album che si propone con forza nel panorama italiano e che certamente ha tutti
gli ingredienti per poter ben figurare anche nel mercato internazionale.
La musica
di JACO PASTORIUS
per orchestra
(Luigi
Onori)
Roma - La Palma - 30 novembre 2001
"Three Views of a Secret" -
con il suo coinvolgente crescendo orchestrale e vocale - è stato forse il
momento più emozionante di un recital dedicato alla figura di Jaco Pastorius, il
bassista che ha ridisegnato la fisionomia del suo strumento e regalato al
jazz-rock un repertorio di composizioni di alto livello.
Il concerto fa parte della rassegna "Panorama italiano" che sta proponendo nello
spazio jazz de La Palma musicisti di differenziata notorietà ma di indubbio
valore. Il bassista (acustico ed elettrico), compositore e arrangiatore Maurizio
Rolli appartiene a questa schiera e suo è il progetto-tributo a Pastorius che ha
preso corpo in un bell'album editato da una giovane e coraggiosa etichetta, la
Wide Sound. Rolli ha portato a Roma la sua A.M.P. Big Band proprio per
presentare il Cd "Moodswings". Pregevole in studio (ospiti Mike Stern
e Michael
Manring), il repertorio si è rivelato addirittura superiore nell'esecuzione dal
vivo, forte del calore e dell'entusiasmo dell'orchestra diretta in modo
inappuntabile da Alfredo Impullitti (altro nuovo talento del jazz italiano, come
testimonia la sua articolata "Missa", incisa per la Soul Note").
Rolli ha, peraltro, creato un organico in cui si fondono jazzisti ben noti con
giovani promettenti, ottenendo un riuscito dosaggio tra professionalità e
passione. Nella A.M.P. Big Band erano, tra gli altri, presenti la vocalist Diana
Torto, Achille Succi (sax alto e clarinetto basso), Giancarlo Esposito
(sax
soprano) e Claudio Corvini (tromba) ma la carta vincente del gruppo è proprio il
collettivo. Nei due set del recital sono stati presentati "Teen Town"
(arrangiato da Emanuele Friello), "Continuum" ed "Avona" (arrangiati da Rolli);
"D-Jaco" del contrabbassista; "Donna Lee" di Charlie Parker, "Invitation" (un
brano eseguito da Pastorius nell'album "The Birthday Concert").
In tutti i brani si è riusciti a conservare l'energia del piccolo gruppo, la
novità strumentale di Pastorius ma anche il suoi respiro compositivo, che spesso
è lasciato in ombra. Ad esempio in "Havona", dopo una vertiginosa introduzione
di sax soprano, è il tema ad emergere, seguito dalla presenza forte del basso
elettrico in una funzione di accompagnamento già gravida di solismo (e spazio
solistico c'è anche per il chitarrista Giancarlo Alfani). In "Continuum"
Maurizio Rolli ha mantenuto inizialmente l'arrangiamento originale per poi
"deviare - secondo le sue parole - verso una composizione che fosse differente
dalla prima nei caratteri fondamentali: armonia modale e non tonale, melodia
esposta dalla voce (soprano) e non dal basso e leit-motif ricorrente nelle varie
sezioni dell'orchestra". In realtà è proprio nelle composizioni non
virtuosistiche e strumentali come questa che emerge il talento di Pastorius, la
sua capacità di disegnare melodie ampie.
"D-jaco" è un omaggio di Maurizio Rolli al bassista elettrico ma anche a Django
Reinhardt e a John Lewis (il titolo e la melodia echeggiano il suo celebre "Django").
L'atmosfera crepuscolare e malinconica, la delicatezza del tema, la poeticità
del suo sviluppo appaiono degno coronamento di un progetto discografico e di un
concerto davvero valido che si è chiuso non su queste note melanconiche ma
sull'onda di un trascinante e sanguigno funky. Un plauso all'orchestra e a Rolli
che ha avuto l'utopistico coraggio di portare avanti un'impresa artisticamente e
logisticamente non facile.
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Data pubblicazione: 25/04/2002
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