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Tecnologia e Intonazione
Risorse hardware, sofware e on-line per la musica microtonale

di Carlo Serafini
carlo@seraph.it
www.seraph.it
http://go.berkleemusic.com/seraph

L'idea di partenza per questo articolo (o serie di articoli se l'argomento susciterà interesse) è che l'attuale periodo storico, con i suoi rapidi progressi tecnologici, consente al musicista, al compositore, al musicologo e a chiunque altro sia desideroso di avvicinarcisi, di studiare, sperimentare e suonare utilizzando sistemi di intonazione diversi dal temperamento equabile al quale siamo stati abituati negli ultimi centocinquanta anni circa.

Il suddetto temperamento (da qui in avanti abbreviato come "12tET" ovvero temperamento equabile a 12 toni) è il risultato di migliaia di anni di studi durante i quali teorici, musicisti e costruttori di strumenti musicali hanno cercato di risolvere l'enigma dell'intonazione degli strumenti musicali arrivando ad un compromesso appunto nella forma del 12tET (tutto ciò si riferisce allo sviluppo della musica europea ed occidentale).



L'attuale tecnologia consente invece di superare questo compromesso fornendo i mezzi per utilizzare sistemi di intonazione di origine storica, etnica, contemporanea e anche di crearne di nuovi.

La mia convinzione è che il campo più idoneo per queste ricerche e sperimentazioni sia quello della "computer music": la capacità di calcolo di un computer attuale, la disponibilità di strumenti elettronici che consentono di modificare la propria intonazione e le applicazioni per computer sviluppate in questo settore permettono di studiare, sperimentare e comporre in ambiti diversi dal 12tET come mai prima d'ora. Da non sottovalutare inoltre la possibilità grazie ad internet di entrare in contatto con altre persone interessate a questo campo di studi e di poter consultare un'enorme quantità di documenti disponibili in rete.

Come per la quasi totalità di coloro che sono nati in Occidente, il mio incontro con la musica microtonale è stato fortuito e tardivo. Nella seconda metà degli anni '80 ero uno studente al Berklee College of Music di Boston, U.S.A. iscritto al corso di Music Synthesis [1] e conoscevo Wendy Carlos [2] soprattutto per la notorietà che la musica elettronica aveva ottenuto grazie al suo album "Switched on Bach [3]" del 1968 che aveva reso la parola "moog [4]" familiare a molti e sinonimo di sintetizzatore. Nel 1986 Wendy Carlos aveva pubblicato l'album "Beauty in the Beast [5]" nel quale si faceva largo uso di scale differenti dal 12tET comune in Occidente e questo mi sorprese e incuriosì. Da allora ho sempre desiderato approfondire questo argomento abbinando il mio interesse per la musica elettronica a quello per la musica microtonale.

Il tema di come organizzare i rapporti di altezza tra i gradi di una scala musicale e dell'intonazione degli strumenti musicali ha affascinato teorici e studiosi dall'antichità in poi e tutt'oggi si continua a dibattere sull'argomento anche se tutte queste ricerche, l'innumerevole mole di documenti scritti a questo proposito e gli esperimenti nel settore, sono del tutto sconosciuti alla quasi totalità della popolazione di quell'area del mondo che per semplicità chiamiamo Occidente, musicisti inclusi!

Ritengo che il tema "scale e temperamenti" sia inesauribile e non ho la pretesa di aggiungere niente di nuovo sull'argomento ma semplicemente di offrire un contributo per favorire la conoscenza e l'uso di scale alternative alla nostra scala temperata, data la possibilità che la tecnologia ci offre per entrare in questo mondo allo stesso tempo così vicino e così lontano.

Nel titolo di questo articolo ho utilizzato la parola "microtonale" e credo che prima di proseguire occorra fare qualche precisazione a questo proposito.

La più ovvia delle definizioni di microtonalità potrebbe essere quella relativa al fatto di utilizzare intervalli di dimensioni inferiori al semitono della scala temperata occidentale anche se questa pratica è comune in molte altre parti del mondo e quindi finiremmo per includere in questa categoria molte tradizioni musicali provenienti da varie parti del mondo.

Un'altra definizione, più ampia della precedente, potrebbe riferirsi all'uso di intervalli "inusuali" (sempre rispetto alla tradizione occidentale), il che comporta ancora una visione "eurocentrica" dell'argomento. Da questo punto di vista un termine più esatto potrebbe essere quello suggerito dal compositore Ivor Darreg: "xenarmonia" o "xenotonalità" (dal greco: "xeno" ovvero straniero, estraneo).

Una terza definizione potrebbe essere quella che, prescindendo dall'ampiezza degli intervalli o dal loro essere inconsueti rispetto ad un contesto culturale, tenda a vedere ogni sistema di intonazione come un sottoinsieme di un "continuum" sonoro in cui ognuno di essi abbia diritto di cittadinanza. Una visione che ci porta alla conclusione che il 12tET è solo una delle innumerevoli opzioni a nostra disposizione. La più familiare per noi occidentali. Come dice Harry Partch, che paragona i suoi intervalli a "isole familiari nel vasto mare, per lo più inesplorato, che si stende tra la fondamentale e le lontane coste dell'ottava"! [6]

La definizione di microtonalità che preferisco è quest'ultima.

Dopo questa introduzione e per passare dalle parole ai fatti, vorrei indirizzarvi alla pagina del mio sito web dedicata ai miei studi microtonali dove potrete trovare dei links ad altrettanti brani composti da me:

www.seraph.it/Detwelvulation.html

Vedrete che i pezzi sono stati "uploadati" presso il forum in lingua inglese electro-music.com di cui sono uno dei redattori. Se qualcuno vorrà fare dei commenti o chiedere spiegazioni, in italiano, lo potrà fare qui a http://www.jazzitalia.net

p.s.
il termine inglese "detwelvulation" è un neologismo coniato dal compositore Ivor Darreg che potrebbe essere tradotto in italiano: "dedodicizzazione" cioè l'atto di allontanarsi dal consueto sistema d'intonazione occidentale con la divisione dell'ottava in 12 parti uguali.

p.p.s.
a questo indirizzo potrete consultare una breve serie di links microtonali, in inglese, che ho raccolto.


[1] http://classes.berklee.edu/ms
[2] http://www.wendycarlos.com
[3] http://www.wendycarlos.com/+sob.html
[4] http://bobmoog.com/
http://www.obsolete.com/120_years/machines/moog/index.html
[5] http://www.wendycarlos.com/+bitb.html
[6] in "Genesis of a music" a pag.83






Le altre lezioni:
20/09/2004

LEZIONI (Musica elettronica): Il sintetista virtuoso, ovvero "La tecnica del sintetizzatore" - IIIa parte. (Carlo Serafini)

28/02/2004

LEZIONI (Musica elettronica): Il sintetista virtuoso, ovvero "La tecnica del sintetizzatore" - IIa parte. (Carlo Serafini)







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Data pubblicazione: 28/01/2007

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