Quello intrapreso dal batterista Alberto D'Anna è un viaggio ideale nel Mediterraneo alla ricerca di quelle "suture" immaginarie che hanno permesso all'Oriente e all'Occidente di contaminarsi. Il mare, che divide, certo, ma che al contempo raccorda, come un grande, ipotetico ponte, da secoli consente la trasmigrazione dei popoli e facilita le osmosi tra le diverse lingue dell'armonia e del ritmo.
Aksak
non è solo, infatti, il nome scelto da D'Anna per suggellare il felice l'incontro artistico con un contrabbassista di talento come Marco de Tilla e un trombettista di spessore come Giovanni Amato. Aksak è soprattutto il termine che indica un sistema ritmico asimmetrico ("tempo zoppo" o "ritmo bulgaro", come amava definirlo il compositore Bèla Bartòk) diffuso dai turchi nell'Europa centrale e mediorientale, con il quale D'Anna ha ipnotizzato il pubblico del Malachia club di San Leucio (Caserta), lo scorso 7 maggio
2004.
Eterno studente del suo strumento, insegnante di percussioni, studioso di etnomusicologia all'università della Sapienza di Roma, il batterista casertano
ha fornito l'ennesima prova di essere un musicista tecnicamente ineccepibile, un fantasista ritmico dalle infinite sfumature, un drummer muscolare che rifugge dalle burrose sinuosità del jazz "oleografico". Come un pittore impressionista, D'Anna ha abbozzato una serie di attenti, vibranti ritratti delle sponde del "Mare Nostrum", utilizzando materiali musicali di diversa estrazione, ma attraversati da una consonanza poetica ed espressiva.
Non ha tradito le attese nemmeno Amato, strumentista dotato di uno swing eccezionale. Con il suo tocco morbido, il suo scorrevolissimo fraseggio boppistico, ha saputo controbilanciare il vigore, talvolta eccessivo, dei temi percussivi. Degna di nota anche la prova di
de Tilla, elemento prezioso sia nel supporto ritmico sia in quello melodico. Ciò che sorprende di questo giovane musicista è il piacere, quasi fisico, che prova quando pizzica le corde del suo contrabbasso.