Manomanouche Trio
29 agosto 2003:
Chiostro S. Agostino (Matera) GEZZIAMOCI – Festival
Internazionale di Basilicata XVI edizione 2003 di Ernesto Losavio
Nunzio Barbieri, Jino Touche, Luca Enipeo
Venerdì 29 Agosto 2003, ore 20:30, sono a Matera nello scenario incantevole del
Chiostro di Sant'Agostino, chiesa che prelude il percorso di discesa nei famosi Sassi. L'organizzazione del
Gezziamoci, festival materano di musica Jazz alla sua XVI^ edizione, quest'anno ha proposto un percorso musicale chiamato trio e dintorni. Oggi ascolteremo la esibizione del ManoManouche Trio.
Come "aperitivo" è prevista la performance dei Six Machine, formazione di musicisti locali costituita da:
Antonio Nicoletti al pianoforte, Bruno Sinno alla tromba, Biagio Orlandi al sax soprano,
Roberto Scillitani al basso elettrico e Pippo Bianco alla batteria. Eseguono quattro brani di standard jazz:
My Favourite Things, brano in ¾ nel quale il trombettista Sinno si esprime in un bel solo ritmico, caratterizzato da un poderoso suono, adeguatamente coadiuvato dal sax di Orlandi e ben supportato dal piano di Nicoletti. Seguono
Chega de Saudage
e Birk works. Nel terzo brano ascolto un simpatico arrangiamento. Inizia la tromba che espone il tema da sola, valorizzando il successivo ingresso di tutto il gruppo che si diverte ad effettuare interessanti giochi ritmici durante la esecuzione del tema. La esibizione termina con
St. Louis Blues
in cui si ascolta il tema simpaticamente esposto su un ritmo di rumba, e la esecuzione dei soli sulla nrmale struttura blues. Interessante il solo del sax e ben condotto quello del basso. Sempre adeguato e preciso il lavoro del batterista Bianco. Valido e condotto con gusto il lavoro di supporto armonico effettuato dal pianista Nicoletti. Una bella formazione locale con idee simpatiche. Ad maiora!
Una breve pausa per cambiare la scena ed è la volta del ManoManouche Trio.
Nunzio Barbieri chitarra solista, Luca Enipeo
chitarra ritmica, Jino Touche
contrabbasso. Si tratta di un trio acustico nato a Torino nel 2001. Questa sera ci propongono un repertorio caratterizzato da una musica molto coinvolgente (definita gypsy jazz) che affonda le sue radici nella tradizione zigana. In particolare viene proposto il repertorio dei nomadi Manouche che tennero a battesimo il grande chitarrista
Django Reinhardt
del quale quest'anno ricorre il 50° anniversario della scomparsa.
Reinhardt è stato un esponente della musica manouche che ha determinato l'incontro tra questa cultura e la tradizione jazzistica, fondendo lo swing con i colori della musica zigana, nata prevalentemente come musica da ballo. Una operazione di contaminazione culturale che ha subito una momentanea ed imprevista fermata a seguito di un grave incidente che ha determinato problemi tendinei alla mano sinistra del chitarrista. Ma la sua passione e tenacia lo hanno portato a sviluppare ben presto una particolare tecnica esecutiva basata sull'uso delle triadi e degli arpeggi, arricchiti da un notevole movimento ritmo, imposto con la mano destra, e da veloci passaggi di note somiglianti agli infuocati
raseguado del genere flamenco. Questo particolare stile esecutivo ha reso Reinhardt un caposcuola noto in tutto il mondo, e gli ha permesso di annientare la sua limitazione fisica determinata da quel brutto incidente.
I Manomanouche sono una riuscita realtà musicale che ha effettuato un interessante e rispettoso lavoro di riscoperta ed assimilazione di tale cultura. Da ricordare che questa musica è basata soprattutto sulla trasmissione orale e diretta delle informazioni, relegate alla espressione dei gruppi manouche, pertanto il materiale a disposizione non è sempre chiaro e disponibile in maniera immediata.
Il concerto comincia con un brano del fisarmonicista Jo Privàt. Si può apprezzare da subito l'elegante e coinvolgente swing proposto da
Enipeo e Touche, i quali creano una solida tessitura ritmico-armonica, consentendo al bravo
Barbieri di "volteggiare" con fantasia, eleganza ed adeguato funambolismo musicale.
Si divertono nel suonare e ci divertiamo nell'ascoltarli. Barbieri, Enipeo e Touche, hanno assimilato molto bene la lezione di Django e ci propongono una simpatica
Oh lady be good. Il concerto prosegue con
Troubleant bolero, un brano caratterizzato per l'appunto da un ritmo bolero, in cui si può continuare ad apprezzare l'ottimo lavoro effettuato dalla chitarra ritmica e dal contrabbasso che lavorano con precisione e grande attenzione alle dinamiche.
Esprit
è una ballata manouche in cui ascoltiamo un bel solo di contrabbasso e dei gustosi four (scambi di quattro battute) tra Barbieri e Touche. Continuano con
All of me, ed a seguire il famoso brano di Domenico Modugno
L'uomo in frack. Il brano italiano è esposto effettuando scherzi ritmici con una esposizione dapprima lenta, ed a sorpresa veloce e poi ancora lenta. Più tardi eseguiranno ancora un brano italiano Non dimenticar, e noto quanto sia bene adattabile a questo genere la nostra bella musica italiana! A giudicare anche dalla maestria con cui il trio suona questo genere, sentendosi completamente a suo agio, mi viene da pensare che, forse, anche noi italiani dentro abbiamo uno spirito un po' nomade che ci rende culturalmente vicini ai manouche!
Nel concerto ci fanno ascoltare anche un valzer della tradizione manouche, ricordandoci che questa musica è nata soprattutto come musica per ballare. In questa performance i ruoli si invertono ed è Enipeo che si esprime alla chitarra solista accompagnato da Barbieri.
Siamo al termine del concerto, ma è ancora troppo presto. A gran voce viene richiesto un bis che i musicisti concedono con la esecuzione di una stupenda bossa gitana. Si tratta di
Bossa Dorado, composta da una autore manouche contemporaneo (Dorado Schmitt). Sembra di ascoltare un raffinato e coinvolgente ritmo salsa (1,2,3-stop-5,6,7-stop-1-2-3….). Veramente impossibile star fermi sulla sedia!
Il pubblico è ancora desideroso di note e chiede un'altro bis. E' la volta di
Blues for Ike.
Davvero bravi! Al termine del concerto vado a complimentarmi con loro, ed approfitto per chiedere due notizie sulle chitarre che usano. Si tratta di due acustiche che sono imitazioni delle più note Maccaferri (le chitarre usate da Django). Sono costruite da un liutaio francese che si chiama Dupont. Barbieri, che ha il ruolo di solista, ne usa una con buca piccola e rotonda che permette di ottenere un suono chiaro e forte, mentre la chitarra di Epineo ha la buca a D ed un suono caldo, ricco di armoniche basse più idonee al ruolo di accompagnamento.
Mi sono divertito, la musica è stata eseguita con fedeltà storiografica e grande perizia strumentale. Bravi, ed anche un grazie a
Gigi Esposito, Michele Cappiello e gli altri organizzatori di
Gezziamoci che ci hanno permesso di ascoltare un così bel concerto. Anche questa volta vado via contento perché, come amo sostenere sempre, la buona musica è ricchezza interiore.
A presto!
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Data pubblicazione: 14/09/2003
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