Bari in Jazz
Pink Freud guest Tomek Duda
29 giugno 2006, Fortino S. Antonio - Bari
Wojciech Mazolewski
- basso, electronics
Tomek Zietek - tromba, electronics
Kuba Staruszkiewicz - batteria
featuring Tomek Duda - sax
Anga Diaz - Echu Mingua
ore 23.00 - Piazza Mercantile
Miguel Anga Diaz - percussions,
drums
Felipe Cabrera - double bass
El Indio - voice
Dee Nasty - DJ
Miguel Puntilla - percussions bata
Yaure Muñiz - trumpet
di Alberto Francavilla
Prima edizione di "Mar
del jazz", inedita rassegna che riunisce sotto la propria egida cinque
festival di altrettanti comuni del barese, grazie all'impegno profuso dagli Assessorati
alla Cultura e al Turismo dei comuni coinvolti. Per più di un mese, quindi, Bari,
Barletta, Mola, Monopoli e Polignano diventano capitali della musica in Puglia.
Promosso dall'associazione culturale "Art & Network", il progetto
si pone l'obiettivo di fornire un'offerta artistica elevata, valorizzare il territorio
e dar vita ad uno scambio ed una condivisione di idee e valori tra operatori, organizzatori
e spettatori di eventi. Per assicurare un'adeguata qualità all'evento, la direzione
artistica dell'evento, affidata a Roberto Ottaviano, coadiuvato da Michelangelo
Decorato, Andrea Gargiulo e Giuseppe Berlen. La diffusione della
cultura jazzistica voluta dal Comitato Organizzatore è certamente garantita anche
dall'accesso gratuito alla maggior parte dei concerti.
"Bari in Jazz", che apre la rassegna, presenta un programma all'insegna
dell'interculturalità, che spazia dall'Italia alla Scandinavia, dal Sud-est asiatico
ai Balcani, passando per la Francia e la Polonia, e concludendo il proprio percorso
nelle sonorità caraibiche. Il festival inoltre esibisce il proprio carattere itinerante,
dal momento che si snoda attraverso l'allestimento di tre palchi, disseminati all'interno
del Borgo Antico.
L'ultima giornata propone due delle esibizioni sicuramente più interessanti:
i Pink Freud e il progetto "Echu Mingua" guidato dal percussionista
cubano Miguel Anga Diaz.
Alle 20.30, dunque, appuntamento al Fortino di Sant'Antonio con il trio
polacco, accompagnato per l'occasione dal sassofonista Tomek Duda. Il gruppo,
sconosciuto alla maggior parte dei presenti, dimostra di essere in grande serata
e si afferma probabilmente come rivelazione dell'intera "tre giorni" barese. Grazie
alla verve e alla freschezza messe sul palco i ragazzi di Danzica conquistano pienamente
il pubblico del Fortino, inizialmente diffidente nei loro confronti.
La loro performance è contraddistinta da un approccio tipicamente "free"
e dall'uso spinto dei sintetizzatori, abilmente adoperati dal già citato Duda
e dal trombettista Tomek Zietek. La sezione ritmica, composta dal bassista
Wojciech Mazolewski e dal batterista Kuba Staruszkiewicz, si preoccupa
di mantenere dei tempi scanditi in maniera martellante e ripetuta, che rinviano
alle lezioni tipiche dell'elettronica e del Drum'n'bass.
I brani eseguiti seguono generalmente uno schema tipico, con un incipit
dedicato costruzione di un'atmosfera cupa, decisamente "metropolitana" ed un crescendo
graduale, espresso attraverso l'accelerazione ritmica, su cui si intagliano improvvisamente
i fiati e i sintetizzatori; il risultato sono delle melodie mai banali, che ben
riflettono le inquietudini tipiche di una certa corrente musicale dell'Europa Orientale.
A fine concerto il pubblico, allargatosi col passare dei minuti, è ormai
conquistato e tributa ai Pink Freud il giusto omaggio, sottolineato dal battito
di mani e piedi così da seguire il ritmo.
Alle 23, invece, la folla è già tutta in Piazza Mercantile, dove ha avuto
modo di ascoltare Admir Shkurtaj, ed è pronta per assistere al nuovo progetto
di Miguel Anga Diaz.
Il percussionista cubano, all'esordio come leader, si presenta con un'interessante
rivisitazione della tradizione musicale del suo paese. Insieme a lui i connazionali
Felipe Cabrera al contrabbasso, il cantante El Indio, il trombettista
Yaure Muniz e l'altro percussionista Miguel Puntella. Grazie a questi
musicisti, l'identità sonora caraibica non viene mai meno e rimarca la propria funzione
di linea conduttrice del progetto; la spinta jazzistica arriva soprattutto da
Cabrera e da Muniz, autore di improvvisi fraseggi "calienti" ma sempre
puliti.
Le vere star dell'ensemble, tuttavia, oltre naturalmente ad Anga Diaz,
sono il dj parigino Dee Nasty e il polistrumentista del Mali Baba Sissoko
con il suo tipico talking drums. Il loro apporto è infatti fondamentale nel
conferire quel respiro multinazionale alle tracce sonore, grazie al quale "Echu
Mingua" può rientrare a pieno diritto nella definizione di world music.
In maniera particolare, si ritiene molto interessante l'inusuale presenza
di Dee Nasty, uno dei dj hip-hop più in vista dell'underground parigino;
le sue incursioni si sposano perfettamente con le ritmiche afro-cubane, senza mai
prevaricarle, creando un universo sonoro che forse non conosce precedenti in questi
ambiti apparentemente così diversi tra loro.
Anga Diaz può dunque svolgere la funzione di gran cerimoniere, fungendo
più che altro da collante tra le varie personalità del suo ensemble, concedendosi
di tanto in tanto trascinanti assoli che coinvolgono il pubblico.
Dal canto loro, gli astanti dimostrano di partecipare attivamente all'atmosfera
gioiosa della serata, e al termine serata non si trova quasi nessuno che riesca
a rimanere seduto, per una lunga interminabile danza, che trasforma, per una sera,
il centro di Bari in una dorata spiaggia caraibica.
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Data pubblicazione: 30/08/2006
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