Jazzitalia - News: Blue Note Records e Universal Music Group Africa annunciano la creazione del nuovo marchio Blue Note Africa con la pubblicazione dell'album di Nduduzo Makhathini, "The Spirit Of NTU"
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Blue Note Records e Universal Music Group Africa annunciano la creazione del nuovo marchio Blue Note Africa con la pubblicazione dell'album di Nduduzo Makhathini, "The Spirit Of NTU".

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Blue Note Records e Universal Music Group Africa
annunciano la creazione del nuovo marchio
Blue Note Africa

Il Varo di Blue Note Africa questa primavera con la pubblicazione del nuovo album di Nduduzo Makhathini in "The Spirit Of NTU"

La leggendaria etichetta Jazz Blue Note Records e Universal Music Group Africa hanno annunciato la creazione di Blue Note Africa, un nuovo marchio che promette di attirare artisti jazz provenienti da tutto il continente africano, con l'obiettivo di portarli sulla ribalta mondiale, promuovendo in tal modo uno scambio culturale di idee che trascende i confini. Il varo di Blue Note Africa è previsto questa primavera, con l'uscita del nuovo formidabile album del pianista e compositore sudafricano Nduduzo Makhathini In The Spirit Of Ntu.

"Blue Note ha superato la prova del tempo continuando ad evolvere, ma sempre focalizzandosi sulla scoperta e la promozione di talenti jazz in tutto il mondo", afferma Sipho Dlamini, CEO di Universal Music Africa. "L'opportunità di creare Blue Note Africa e fornire un canale che permetta ai talenti del jazz africano di avere visibilità negli Stati Uniti, grazie ad un un team dedicato e appassionato, sotto la guida di una leggenda a pieno titolo - Don Was, è una vera emozione. Ora possiamo percorrere il viaggio del jazz africano, dal Capo di Buona Speranza al Cairo fino alla California".

"La musica africana è stata un'importante fonte di creatività per quasi tutti gli album del vasto catalogo Blue Note", afferma il presidente della Blue Note Don Was. "Quindi è un grande onore per noi collaborare con Sipho e il suo agguerrito team Universal Music Africa in questa nuova impresa. Insieme, accenderemo i riflettori di tutto il mondo sull'incredibile musica della scena africana attuale".

* * *
<%=stGoogleCorpoArticolo%>Quando si risale la corrente alla ricerca delle fonti del jazz americano, il percorso conduce necessariamente in Africa, e lo scambio di idee musicali tra i due continenti è un filo rosso che attraversa tutta la storia del jazz attraverso il 20° secolo fino ad oggi. Nel 1947, il leggendario batterista jazz americano – e vera leggenda per Blue Note – Art Blakey visitò l'Africa per la prima volta, in un viaggio che avrebbe dovuto durare pochi mesi ma finì per durare un paio d'anni in cui Blakey si divise fra Nigeria e Ghana. Un'esperienza gravida di sviluppi per Blakey (sia sul piano musicale che nella sfera religiosa) e che portò ad una serie di album Blue Note profondamente influenzati dalle percussioni africane, come Orgy In Rhythm (1957), Holiday for Skins (1958) e The African Beat (1962), nell'ultimo dei quali tra i percussionisti africani figurava Solomon Ilori, che avrebbe pubblicato il suo album Blue Note African High Life nel 1963.

Più o meno nello stesso periodo (alla fine degli anni '50) una vitale scena jazz iniziò a svilupparsi in Sud Africa, guidata dalla band di pionieri The Jazz Epistles, un gruppo ispirato a gruppi jazz americani (tra i quali proprio i Jazz Messengers di Art Blakey) di cui facevano parte il trombettista Hugh Masekela e il pianista Dollar Brand (in seguito noto con il nome di Abdullah Ibrahim). Mentre nei primi anni '60 la segregazione, la censura e la violenza dell'apartheid andavano aumentando, Masekela e Ibrahim lasciarono il paese diventando così ambasciatori del jazz sudafricano nel mondo. Ma generazioni di musicisti jazz sudafricani rimasero a casa, e a dispetto di tutte le difficoltà causate dall'apartheid riuscirono a creare una scena jazz vitale ed autonoma, ancora oggi attiva e in ottima salute.

Il pianista McCoy Tyner, in seguito, esplorò a fondo il terreno comune fra la cultura afroamericana e quella della terra madre nei suoi album Blue Note tra fine degli anni '60 e dei primi anni '70 ("African Village", "Message from the Nile", "Asante"). Nel 2008, il brillante chitarrista beninese Lionel Loueke ha pubblicato Karibu, il primo di numerosi album Blue Note in cui ha saputo fondere con sapienza il sound dei due continenti.

In 2018, Nduduzo Makhathini ha firmato con Universal Music Group Africa. Il pianista (e visionario compositore) è un vero leader della scena sudafricana attuale, ed ha all'attivo due titoli per Universal Music Africa, il secondo dei quali, Modes of Communication: Letters from the Underworlds, pubblicato di recente proprio per Blue Note Records. L'album ha riscosso il plauso tanto in Africa che in Europa e negli Stati Uniti (The New York Times lo ha incluso nei "Best Jazz Albums of 2020", mentre DownBeat ha indicato Nduduzo tra i "25 for the Future", una ristretta lista di talenti in grado di dare forma al jazz a venire.

Oggi l'unione fra Blue Note Records e Universal Music Group Africa si rafforza ulteriormente con la creazione di Blue Note Africa.

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