Jazzitalia - Recensioni - Paul Rogers - Robin Fincker - Fabien Duscombs: Whahay
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Joey DeFrancesco, 51 Anni, è Improvvisamente venuto a mancare la notte del 26 agosto 2022.

Mimmo Langella pubblica "EAR TRAINING PER CHITARRA e non solo!", il primo manuale di Ear Training dedicato specificamente ai chitarristi.

Master della durata di 12 mesi in Music Industry Management. Direzione: Alceste Ayroldi. .

Prima edizione del Little Jazz Festival: il nuovo progetto degli studenti dell'indirizzo musicale della Scuola Secondaria di Primo Grado dell'Istituto Comprensivo di Fiesso Umbertiano..

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Monopoli, sabato 12 marzo - Presentazione libro Alceste Ayroldi.

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Alceste Ayroldi pubblica un libro sulla legislazione dello spettacolo e il diritto d'autore in musica .

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Esce Pentatonic Pyromania di Mimmo Langella, un manuale per arricchire tecniche e fraseggio per chitarra in ambito Pop, Rock, Jazz e Fusion.

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Paul Rogers - Robin Fincker - Fabien Duscombs
Whahay



Babel-Label (2015)

1. Better Git It In Your Soul
2. Ecclusiastics
3. Jump Monk
4. Canon
5. Pithecanthropus Erectus
6. Reincarnation of a Lovebird
7. Bird Call
8. Work Song
9. Goodbye Pork Pie Hat

Paul Rogers - 7 strings double bass
Robin Fincker - tenor saxophone, clarinet
Fabien Duscombs - drums


Paul Rogers è un contrabbassista inglese di lunga esperienza, che ha frequentato il gotha del jazz britannico, da Keith Tippett ad Alan Skidmore, da Mike Osborne a Paul Dunmall. In questo disco sono accanto a lui due giovani musicisti francesi, dotati di solida preparazione e di mente apertissima. Il trio rilegge pagine famose di Charles Mingus, ma non siamo di fronte ad un tributo, né alla riproposizione letterale di celebri composizioni. Come si evince dalle note di copertina, i tre elaborano forme di improvvisazione in rapporto ai temi dell'artista evocato. Dalla poetica del grande compositore afroamericano, con antenati pellerossa e cinesi, peraltro, vengono estratti alcuni elementi portanti, come spunti, occasioni, per allontanarsi, andare altrove apparentemente e ritornare, in seguito, a bomba, procedendo ad elastico, dal vicino al distante e viceversa. Così nelle nove tracce, essenzializzati, si trovano lo spirito del blues, l'espressionismo cruento e icastico, i repentini cambi di tempo, il lirismo sottotraccia delle melodie del bassista di Nogales, dure e dolci nel contempo. E' un lavoro acuto di penetrazione profonda dentro l'universo estetico di una delle maggiori personalità della musica del novecento, per ricavarne schegge significative da rimettere in circolo. I temi di Mingus, poi, vengono nascosti, spesso, sotto una coltre di suoni sospesi o di effetti rumoristici, per sbucare fuori da dietro la copertura e rivelarsi in maniera piena, magari a metà del pezzo.

Paul Rogers è semplicemente maestoso al contrabbasso a sette corde. Nei suoi assoli tartassa lo strumento con un archetto tagliente e corrosivo, cavandone fuori un fraseggio spinto in avanti, ma con il modello di riferimento ben assimilato dietro le spalle. Nel pizzicato, lo storico componente di Mujician è altrettanto efficace nel cucire e ricucire una musica formata da brandelli tematici, inseriti in un contesto avant jazz, compatto e volutamente (in)definito.

Robin Fincker, al tenore e al clarinetto, cerca di miscelare il jazz, il protofunky, il camerismo, in un linguaggio moderno, in debito con la stagione del free e del post free. E allora, assoli incisivi, che partono regolari, vanno a concludersi in passaggi caratterizzati da note sporche, doppie o triple, in sovracuti ampiamente fuori dal rigo, atti a manifestare il massimo della tensione possibile.
Alla batteria Fabien Duscombs non si limita a tenere il tempo, ma dialoga alla pari con i partners, assicurando un contributo decisivo per delineare un aspetto ritmico instabile e selvaggio a tutta l'opera.

"Whahay", perciò, si pone come un omaggio all'arte di un grande e discusso personaggio, svolto nel modo più acconcio, prendendo, cioè, le mosse da un determinato repertorio per discostarsi e tradirlo, in un certo senso e produrre così un qualcosa di personale.

Gianni Montano per Jazzitalia







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27/01/2008

Chili Jazz 2007: "A pochi chilometri dal confine ungherese, in una regione immersa tra ridenti colline su cui pascolano numerosi greggi di pecore e mucche e si incontrano splendidi cavalli, si è svolto un festival dedicato all'avanguardia e all'improvvisazione." (Giovanni Greto)







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Data pubblicazione: 18/09/2016

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