|
Aaron Diehl
The Vagabon
Mack avenue (2020)
1. Polaris
2. Lamia
3. Magnanimum Disguise
4. Park Slope
5. The Vagabond
6. Kaleidoscope Road
7. Treasure's Past
8. March From Ten Pieces For Piano, Op. 12
9. A Story Often Told, Seldom Heard
10. Milano
11. Piano Etude n.16
Aaron Diehl - pianoforte Paul Sikivie - contrabbasso Gregory Hutchinson - batteria
Se ci si aspetta
sempre – e comunque – che ridisegnare gli argini e le fattezze della formula del
piano trio jazz spetti agli europei, a ben ascoltare le novità arrivano – più
misuratamente – anche da oltreoceano. Aaron Diehl appartiene alla schiatta di
quei pianisti che tengono a cuore tanto gli stilemi jazzistici delle origini,
tanto quanto le interpretazioni euro-colte, con quel fraseggio schivo che sa
aprire squarci nel firmamento dell'improvvisazione. "Polaris" gattona tra il blues e la tradizione degli anni Quaranta, fatta eccezione per il
clamore dei piatti di Hutchinson e le sovrapposizioni armoniche del pianista,
che rinfrescano il tutto con oculatezza. "Lamia" indovina la linea
melodica, degna del migliore romanticismo musicale, prima di cedere lo scettro
all'up-tempo di "Magnanimous Disguise", fecondo di passato e foriero
di indovinate soluzioni ritmiche ben orchestrate dalle corde di Paul Sikvie; ed
è lo stesso bassista che prende in mano le redini, con gustosi giri armonici,
delle belle note dispensate da "Park Slope", parecchio vicina al
sentimento pianistico europeo, con Diehl che arricchisce le volute sonore con
piccole frasi spezzate. E così arriva anche la title-track, soffusa, pensosa e
magistralmente calibrata dal punto di vista ritmico. L'inizio onirico di "
Kaleidoscope Road"
tradisce, perché il brano si evolve sotto le acute
architetture di Gregory Hutchinson e il tocco di Diehl: sempre in bilico tra
passato e futuro, con le sue ardimentose aperture e improvvise strozzature. "
Treasure's Past" è crepuscolare, raffinata ed elegante, ricco di
sospensioni e pause. Fino a questo momento la firma è sempre di Aaron Diehl.
Poi, si aprono alcuni riquadri le cui scelte sono parecchio eloquenti in merito
alle scelte stilistiche e concettuali del pianista di Columbus. "March From
Ten Pieces For Piano Op. 12" è di Sergej Prokof'ev. E Diehl ne esalta il
retrogusto jazzistico con un imponente assolo rapsodico. "A Story Often
Told, Seldom Heard" appartiene a Sir Roland Hanna: un brano di rarefatta
bellezza, dalla gentile linea melodica che Aaron Diehl esalta a dovere e un filo
rosso la lega a "Milano", che fa parte del canzoniere
di John Lewis: la vena romantica è esaltata dal tocco deciso e delicato di Diehl
e dal suggerito accompagnamento ritmico capitanato dai piatti di Hutchinson. Si
chiude con Philip Glass: "Piano Etude n. 16", che esalta la tecnica
inappuntabile di Aaron Diehl e il significativo interplay spiegato dal trio.
Alceste Ayroldi
per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 374 volte
Data pubblicazione: 05/07/2021
|
|