|  | Anders Bergcrantz Quartet & Norrlandsoperan Symphony Orchestra plays the music of Anna Lena Laurin The Painter
 
 
  Vanguard Music (2015)
 
 1. Cypresses
 2. Absinth Minded
 3. Sunflowers
 4. Touches
 5. Twilight
 
 
 Anders Bergcrantz - trombaRobert Tjaderkvist - pianoforte
 Patrick Grundström - contrabbasso
 Ulrick Ording - batteria
 
 Cosa succede quando la classica contemporanea incontra il jazz e il suo mondo di 
improvvisazione? Dipende. Molte esperienze in merito sono naufragate infrangendosi 
sugli scogli della banalità, altre sono passate inosservate per la loro dichiarata 
mediocrità, e altre ancora (non molte) fanno ricredere un po' tutti sulla distinzione 
tra le musiche: "The Painter" appartiene a quest'ultima categoria. E' un'opera 
agile e scattante divisa in cinque parti scritta dalla compositrice svedese Anna-Lena 
Laurin, che mette in chiaro tutto il suo vissuto musicale plasmando con maestria 
sul pentagramma la tradizione classica con le immagini del futuro. Anders Bergcrantz, 
eccellente trombettista di Malmö, compagno anche nella vita della Laurin, incunea 
le sue armi e quelle dei suoi sodali in questo tessuto, conferendo ancora più nerbo 
a una musica che trapassa i secoli. Già l'incipit di "Cypresses" lascia viaggiare 
orecchie e fantasia in mille luoghi del mondo, con la ritmica che assume spessore 
e vibrazione. Il suono di Bergcrantz è adamantino, perfettamente intonato e ondeggia 
sui tappeti di note costruiti dagli archi della Norrlandsoperan Symphony Orchestra 
magistralmente diretta da Mats Rondin. E lo swing, le note sincopate – anche quelle 
del pianoforte – si trovano a perfetto agio in questo quadro d'assieme. La saltellante 
crepuscolare overture di "Absynth Minded" che volge al giorno con scorribande 
decise e arcigne in un crescendo imperioso, fa da lungo prologo alla tribale marcia 
del quartetto che declina un ampio vocabolario jazz, e soprattutto timbri, suoni 
e colori d'alto profilo. I passaggi di tempo e di ritmo si susseguono rendendo il 
brano ancor più interessante, così anche nella parentesi tenebrosa affidata alle 
ottime mani di Robert Tjaderkvist, impeccabile nel coniugare il classico con il 
moderno. Piccole suite, alcune delle quali sfiorano i dieci minuti, che riescono 
a narrare storie, leggende, mitopoiesi. "Sunflowers" è gentile, romantica, 
con un susseguirsi di figure che tengono alta la traccia melodica, anche quando 
l'ingresso del quartetto apre un ampio squarcio bluesy in trasformazione 
con le note tenute ben alte, dal suono potente e dalla raffinata ricerca armonica. 
Il lirismo sinfonico di "Touches" allarga le maglie per accogliere il linguaggio 
jazzistico. Tutto ciò con naturalezza, senza forzature; lasciando che la composizione 
compia i suoi giri e non debba subire storture. L'album chiude con "Twilight" 
e sono i gorghi sonori di Bergcrantz che spadroneggiano già dalle prime note, mentre 
i tempi medi e sottintesi dell'orchestra fanno la spola tra suoni acuti e gravi.
 Un disco che mette pace tra jazz e classica (semmai loro fossero in lite). Ma soprattutto 
fa bene allo spirito.
 Alceste Ayroldi per Jazzitalia 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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| Questa pagina è stata visitata 738 volte Data pubblicazione: 03/01/2016
   
 
 
 
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