Qualche anno di distanza dalle sale d'incisione può far bene…
La polistrumentista e compositrice olandese Saskia Laroo in questo
intervallo di tempo ha trovato modo di affinare la propria ricerca musicale, fra
spazi energetici di jazz elettronico e di Hip Hop, nei quali la presenza
del tastierista Warren Byrd e di un trio di rappers (Mc Stewlocks,
Mc Firestorm e Mc Phantom) ha senz'altro prodotto idee brillanti per
la sua quinta uscita discografica dal titolo più che significativo, "Really
Jazz".
Tra mélanges stilistici densi d'improvvisazioni,
d'incontri contrappuntistici fra tromba, sax, drum'n bass e voci, prende
luce l'armonia vigorosa della versatile "Lady Miles of Europe" – come opportunamente
acclamata dal pubblico americano – che, a qualche decennio d'età magnificamente
esibito, è ancora fra le poche artiste alla costante ricerca di varianti cromatiche,
di estrosità stilistiche, di incroci veementi di linee bop con ritmi tribali
e urbani che definire "Nu Jazz" sarebbe fin troppo riduttivo.
Piuttosto pare il caso di delineare (come afferma più volte la Nostra)
un fermento eclettico di una "swingin' body-music" - cocktail istintivo
di Hip Hop, jazz, salsa, funk, reggae, world – che pochi riuscirebbero
a proporre con tanta inimmaginabile disinvoltura. Del resto, prova ne aveva già
data in "Sunset Eyes" in ottima compagnia del tenorsassofonista Teddy
Edwards e del vocalist Ernie Andrews [Laroo Records & Music,
2000], album da non mancare.
Ecco, dunque, farsi luce un'anima rivolta al Davis elettrico, allo
stilismo percussivo del James T. Taylor Quartet, all'ardente verve
di George Clinton: paesaggi necessari per quell'attraversamento dei generi
contemporanei, per quelle ondate trasversali che s'infrangono nel reticolo di trame
vulcaniche che sottendono sempre grande attenzione al "piacere del suono" per il
destinatario del sound.
Per Saskia occorre provare, occorre conoscere altri linguaggi,
altre sintassi, altre immaginazioni; come afferma nelle interviste più recenti:
"Per molti può essere piacevole e rilassante stare all'interno della propria
scena musicale….io sono una persona molto curiosa, che ama correre grandi
rischi….solo così posso apprezzare stili diversi."
A ben vedere, non sono affermazioni simili a quelle di
John Coltrane,
di Miles Davis, di Charlie Parker?
Saskia lancia lunghe note in "legato" in maniera disinvolta, scavalca
le battute con un mordente ed un'incisività che indica come sia possibile generare
tensione senza "urlare"; l'accentazione delle frasi indicano multidirezionalità
ed un'inventiva atta a lanciare i solisti (così come nel davisiano "Doo-Bop"),
le frasi d'accompagnamento corrono fluenti e dinamiche con leggerezza, sottigliezza
e precisione, solide nel disporre i propri accordi in "blocchi".
Il suo timbro rende le entrate veri e propri eventi magmatici,
seguiti poi da rapidissime collane di arpeggi, con continue sostituzioni di accordi
intendendo dare peso vibratile ad una melodia immersa in una dimensione temporale
quasi sospesa.
Il movimento appare sostanzialmente coltraniano, con attacchi scattanti
ed un fraseggio ancheggiante in tensioni e distensioni, fino a giungere ad estremi
più spinti in virtù di un disegno che eviti di ribadire marcatamente le fondamenta
armoniche, volteggiando in un'estrema libertà ritmica aforistica e danzante su una
trama "barocca" di colori elettrici che esercita in chi ascolta un singolare fascino
ipnotico, dovuto non solo all'alchimia cromatica ma soprattutto al volume luminescente
dei registri sonori amplificati in modo plastico e solare.
Nell'ambiente musicale olandese, questo da tempo sembra accadere: soul,
blues e jazz incontrano l'afro, il caraibico, il Latin,
l'orientale, lo slavo, la classica.
Saskia ne testimonia la vitalità nel suo sound, nel suo groove
che incita al movimento corporeo, al divertimento(o al divertissement, se
si intuisce l'apice dell'intenzione) attraverso le improvvisazioni energiche, i
riff propri delle blue notes, la libertà di pensiero, il travolgente,
simpatico, sincero e assolutamente condivisibile disinteresse per la critica purista
e paludata: la sua preoccupazione principale è che la musica "arrivi", che dia gioia
al pubblico e a se stessa.
E di tanto non possiamo che essergliene grati.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 16/11/2008
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