Alessandro Giachero
Preludi libro primo
2013 Abeat records
1. Canto di lode
2. Taikomol
3. Agorà
4. Soffio vitale
5. Ludus Extemporalis
6. Danza armena
7. Salmodia del risveglio
8. Nucleo
9. Melodia perduta
10. Meditazione
11. Rituale
12. Omaggio a Roscoe
13. Antifonia libera
14. Sentieri ondulati
15. Aranea
16. Brahman
Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
La svolta nel percorso artistico di Alessandro Giachero è sicuramente rappresentata
dall'incisione di un megabox di sei cd con
Anthony
Braxton, lo storico "Standards", registrato a Bruxelles e pubblicato
da Amirani nel 2010. Prima di questo clamoroso
exploit si registrano frequentazioni eccellenti, una per tutte quella con
Tiziana
Ghiglioni, ma l'incontro con il sassofonista chicagoano pone sotto una
nuova luce, per gli addetti ai lavori e gli appassionati, il musicista alessandrino.
Dopo un simile picco artistico seguono album prevalentemente in trio con i fedelissimi Stefano Risso e
Marco Zanoli,
riuniti sotto la sigla T.R.E. Per spoliazione successiva o per sottrazione ripetuta
si arriva adesso a questo cd in completa solitudine.
Il piano solo è una vera e propria scommessa con sé stessi e una cartina di tornasole
che chiarisce e rivela le doti, le capacità, le qualità di quanti si avventurino
in questo tipo di impresa. Giachero per questa prova sceglie la pratica dell'improvvisazione
come opzione di campo e come metodo di lavoro. Come si legge nelle note di copertina"
è una scelta determinata dalla volontà di arrivare ad una libertà espressiva sempre
più ampia e ad una espressione del sé sempre più profonda".
Assistiamo, quindi, ad una sorta di consapevole autoanalisi. Attraverso sedici brani
il pianista elabora e ripensa sue esperienze, le rimescola, le reinventa, tirando
fuori tutta una serie di rimandi, di suggestioni, di incanti per comporre un quadro
definito, ma sempre riadattabile, mai concluso del tutto. Si parte con la classica,
romantica "Canto di lode", provvista di un andamento piano, curato e contenuto.
In "Tajkpmol" cominciano le discrasie: le dita indugiano sui tasti acuti, mentre
si avverte un riverbero di qualcosa che forse rotola sul pianoforte. "Agorà" ha
un tema scuro, cupo, ripetuto molte volte risultando, in tal modo, affascinante
e ossessiva. In "Soffio vitale" ogni nota viene trattenuta e rilasciata per ottenere
un effetto di sospensione, di differimento. Le mani corrono veloci sulla tastiera
in "Ludus extemporalis", lavorando su una forma atonale controllata, mai radicale.
Sapori etnici si individuano nella "Danza armena", ma siamo lontani dall'ambito
world music. Qui tutto è severo e profondo. E' il ballo sulle corde di una memoria,
di un ascolto partecipato. Non è un'incursione superficiale in un folklore lontano
e sconosciuto. "Salmodia del risveglio" è una delle punte più alte del disco. Ha
l'andamento di una preghiera triste. Si manifesta come un adagio dolente molto lento
e poco confortante. "Nucleo" è ancora un saggio di pianismo percussivo libero, energico,
ma altrettanto sorvegliato. In "Melodia libera" viriamo su arie arabeggianti, plasmate
dalla sensibilità di un musicista colto. "Meditazione" è cameristica. E' un'oasi
riflessiva con qualche ripensamento, deviazione sul finale. "Rituale" scorre ritmica,
accidentata con le mani che vanno a frugare fra le corde dello strumento per trarne
suoni adeguati, non rumoristici. "Omaggio a Roscoe" svela la passione di Giachero
per il sassofonista dell'Art ensemble of Chicago e per il suo modo obliquo, sghembo
di intendere il jazz. "Antifonia libera" si dispone come una divagazione, un dilatare
una cellula tematica in varie modalità in un contesto piuttosto nervoso, agitato.
Nei "Sentieri ondulati" il motivo va e torna come spinto dalla risacca, senza momenti
di riposo. In "Aranea" il pianista batte deciso sui tasti, inseguendo una frase
che prende e lascia, restringe e espande, senza arrivare volutamente ad una determinazione.
"Brahnan" ha la dolcezza austera, aliena dall'indulgere in sentimentalismi, delle
composizioni del leader. Semplicemente (una semplicità ritrovata) intensa.
Questi "Preludi-libro primo" ci consentono di apprezzare lo stato dell'arte attuale
di un musicista sempre più maturo, in grado di affrontare e vincere la partita del
dialogo con sé stesso e il pianoforte grazie ad una indubbia competenza, idee, padronanza
della materia e ragguardevole capacità di osservarsi dentro fino in fondo all'anima.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 22/06/2014
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